The Wire
Qui non è più questione di gusti. Siamo a quella che nella maggior parte del resto del mondo è considerata LA serie tv. Viene studiata nelle università (prima e per molti anni unica), viene citata da attori e registi del cinema come un riferimento non solo culturale, ma tecnico, narrativo, sceneggiativo e di regia. Il fatto che finisca nel 2008 l’anno che vide comparire sulla tv di mezzo mondo quello strano camper “fumante” nel deserto sembra quasi un passaggio di testimone. The Wire ha qualcosa in più anche rispetto all’appena citata The Americans. Prima serie tv in grado di affrontare una molteplicità di temi nel corso delle varie stagioni portandoci a sviscerare ogni aspetto che può vivere una città malata e corrotta come Baltimora, la capitale del crimine statunitense. The Wire è a suo modo antologica prima che fosse di moda fare serie antologiche. Lo è nei contenuti ma non nella forma, dove mantiene una vibrante coerenza.
Per capire la cifra narrativa e stilistica di questa serie basta soffermarsi sui suoi primissimi minuti: il detective Jimmy McNulty, interpretato dall’attore britannico Dominic West, è seduto su una veranda in una parte fatiscente di Baltimora,. Sta interrogando un giovane uomo di colore su un ragazzo del posto che è stato assassinato. I due stanno guardando il corpo del ragazzo, il cui soprannome era Snot Boogie. Era un accanito giocatore di dadi nel quartiere. Quando c’erano a terra un bel po’ di soldi, però, spesso li afferrava e cercava di scappare. “Normalmente“, dice il giovane a McNulty, “gli altri giocatori lo prenderebbero e gli -piccherebbero il culo-“. Ma qualcuno alla fine ne ha avuto abbastanza questa volta e gli ha sparato. “Se Snot Boogie rubava sempre i soldi, perché l’hai lasciato giocare?” chiede McNulty. “Devo farlo“, risponde il ragazzo. “Questa è l’America, amico“. Lascia sospesa la frase così, come se rispondesse a tutto. E per tutta la serie ci rendiamo conto che effettivamente lo fa.
A dire il vero, The Wire, ha anche i suoi piccoli difetti. Le sue trame in certi frangenti possono sembrare difficili da seguire, a volte addirittura lente. Difetti che la accomunano a certe considerazione della precedentemente accennata Breaking Bad, guarda caso. È anche una serie piuttosto orientata agli uomini, anche se diversi personaggi femminili sono diventati figure di spicco. Alla fine, però, The Wire si è guadagnato il suo posto nella storia del piccolo schermo perché non esiste serie tv moderna che abbia catturato meglio tutti i vari mali che ostacolano il, così detto, sogno americano di oggi: dai politici inefficaci alla polizia tossica, dai mercati del lavoro in crisi alla povertà dilagante nei quartieri di periferia, al razzismo sistemico. Ha presentato una visione di una comunità così ostacolata dai problemi, incapace di riconoscerli pienamente e tanto meno di affrontarli. un affresco terribile e disarmante che anticipa di molto l’America di oggi.