Battlestar Galactica
Eccoci infine al nostro ultimo gioiello perduto. Abbiamo aperto con The Americans e la Guerra Fredda e non potevamo che concludere anche noi con la corsa allo spazio. Sarebbe sufficiente scrivere: vedetela, ora. Ma cerchiamo di argomentare. Questa serie non godrà mai della visibilità delle serie monumentali che hanno fatto la storia di questo medium, me ne rendo conto. Ma è un peccato. Il suo limite è che è una serie di genere. Mi direte “ma anche The Americans, The Wire, Oz o Curb sono serie di genere“. Vero, ma il problema è che qui siamo nello sci-fi, nella fantascienza più classica. E se non sei Kubrick con 2001 Odissea nello spazio o pochi altri titoli del cinema parti con uno svantaggio di fondo. Eppure Battlestar Galattica è un piccolo capolavoro. Unisce come pochi altri titoli fantascienza e filosofia come solo pochi altri sono riusciti a fare affrontando il tema della rinascita dell’umanità fuori dalla sua culla: la Terra. Sfiora poi le vette, ed è il secondo punto di forza, della relazione uomo macchina. Nulla da invidiare ai concetti drammatici e splendidi di un Blade Runner, per restare sempre in zona Hollywood.
Un ulteriore aspetto che la rende una serie magistrale, considerando poi che è di fatto un reboot della serie cult degli anni ’70, è che sia nel suo intero arco temporale che soprattutto nel suo finale riesce a spiazzare lo spettatore nel posizionare temporalmente quanto sta vedendo con la nostra società contemporanea. Se da un lato inizialmente è facile immaginarla in un futuro remoto le ambiguità religiose, filosofiche e ideali si mischiano e fondono in una serie di spiazzanti riflessioni sulla natura umana che potrebbero lasciar pensare ad un costante eterno e immutabile ciclo di distruzione di massa e ricreazione dell’umanità che ricorda, in modo ribaltato, il finale drammatico e struggente del primo meraviglioso Il pianeta delle scimmie.
Infine ma non meno importante, anzi, Battlestar Galattica ha mostrato il migliore e memorabile villain della storia del piccolo schermo. Un personaggio, quello di Gaius Baltar con un arco narrativo psicologico mai visto prima. Capace delle più mostruose nefandezze per nascondere i suoi crimini evolve nella sua personalità lungo tutto l’arco della serie rompendo quella che è sempre stata una regola aurea della televisione: i protagonisti non cambiano. La sua psicologia invece evolve e muta in modo sapiente e dosato di puntata in puntata. Anche se non siete appassionati di fantascienza provate a regalarvi qualcosa di diverso. Qualcosa che parte sì in modo un po’ kitsch ma si trasforma ben presto in una serie matura e determinante che non merita il silenzio assordante che la circonda. Buona visione!