Continua il nostro viaggio insieme a Joel ed Ellie, alla scoperta di ciò che è rimasto e di ciò che è stato tenuto nascosto fino ad ora, tra i tenebrosi ricordi dei due protagonisti di The Last of Us. Nella penultima puntata avevamo scoperto un nuovo lato dei personaggi interpretati da Pedro Pascal e Bella Ramsey, e in questo articolo proviamo ad analizzarli più a fondo.
Acqua e vento
Come acqua e vento, Joel ed Ellie improvvisamente sono in grado di scatenare una tempesta irrefrenabile, lasciandosi trasportare dal fuoco che brucia costantemente dentro la loro anima. Joel ha vissuto lottando quotidianamente contro i propri demoni oltre che contro quelli esterni, reali. Come l’oceano, un mare piatto e inquinato dai segni del tempo, che nel suo caso sono rappresentati da tutta la violenza che questi ha disseminato lungo la sua esistenza, vedendosi costretto a conformarsi con la massa, viziata dalle circostanze di sopravvivenza. Ma di questa sopravvivenza, Joel ne ha fatto una questione di principio, perché chiunque al suo posto si sarebbe arreso al destino, invece lui, dopo tanta sofferenza, la perdita di una figlia, di una compagna e della libertà, ha deciso di lottare fino allo stremo delle forze, pur di sopravvivere, di vedere cosa c’è più avanti, nella speranza di scoprire che un mondo migliore non è utopia. In punto di morte, apparentemente senza ormai un briciolo di energia, si libera dei suoi aguzzini, silenzioso come un ninja, per poi guardarli in faccia e farli soffrire lentamente, costringendoli a una fine mostruosa. La violenza non dovrebbe mai essere una risposta adeguata, ma il mondo narrato in The Last of Us non ammette regole e, soprattutto, non si fanno mai sconti a nessuno. E allora tutto diventa lecito, vige la legge del più forte, ma per guardare in faccia la realtà, Joel, ha bisogno di non risparmiare nessuno, di mostrarsi per quello che è diventato, o meglio, per quello che è stato costretto a diventare. Ellie ci ha messo davvero poco a far breccia nel suo cuore, e il ricordo di sua figlia Sarah, uccisa senza alcuna pietà davanti ai suoi occhi, è il motore di tutta la rabbia che si porta dentro. Una cosa è certa, Joel, finché potrà, lotterà con qualsiasi mezzo e senza risparmiare alcun tipo di istinto primordiale, pur di prendersi cura di Ellie, quella figlia che gli è stata negata e che non ha mai potuto veder crescere.
Ellie, invece, una vita precedente non l’ha mai vissuta. Da un lato forse è più semplice dimenticare, perché non ha potuto tastare con mano gli orrori del caos apocalittico di quella dannata notte del 2003, è cresciuta in una landa desolata in cui il piacere e la felicità sono due concetti astratti e sconosciuti, ha accettato di vivere da sola, di essere addestrata come carne da mandare al macello. Ellie non ha chiesto di vivere così, l’ha solo accettato. E così facendo, dentro di lei è maturato lentamente un violento senso di ribellione, quella voglia di evadere normalissima per una teenager. Come il vento, improvvisamente Ellie può scatenare una tempesta, per difendersi e per difendere chi ama, dopo che ha perso l’unico reale affetto che aveva mai avuto, l’unica persona che le abbia fatto conoscere l’amore. Come vento può essere dolce come una carezza sul viso, mostrandosi mite agli occhi adulti di un santone cannibale, per poi attirarlo a sé e finirlo con violenza, oltre che con l’astuzia di una ragazzina che ha ampiamente dimostrato di sapersela cavare da sé, all’occorrenza. Nel finale della penultima puntata di The Last of Us, decisamente tarantiniano, Ellie mostra al pubblico la vera rabbia omicida, che in un mondo come quello raccontato nella serie è legittima e, anzi, necessaria. Una furia mai vista, una scena in cui possiamo soltanto sentire il suono della lama che si infila ripetutamente nella carne del mostro, scelta che porta lo spettatore a concentrarsi sullo sguardo della protagonista, indemoniata e totalmente fuori controllo, incapace di fermarsi perché ogni pugnalata è un grido disperato di aiuto e un lamento all’ingiustizia che vive e che ha sempre vissuto.
Come acqua e vento, Joel ed Ellie passano dalla quiete alla tempesta, dalla tempesta alla quiete.
Uno dei passaggi più significativi può essere colto nel momento in cui Joel, rivolgendosi ad Ellie, sostiene che una ragazzina della sua età non dovrebbe vedere tanta violenza e tanto dolore, proiettandolo in futuro nel contesto in cui lo stesso Joel, in lotta tra la vita e la morte, si affida alla ragazza e comprende che Ellie può davvero cavarsela da sola, oltre ad essere abituata eccome a determinate situazioni. Questo perché il mondo di The Last of Us è completamente a rovescio e, qualsiasi regola non scritta vigesse nella vita precedente, deve essere dimenticata. Joel ha capito che il suo rapporto con Ellie è ben diverso da quello con sua figlia, perché non deve preoccuparsi di badare a lei, anzi, è totalmente al sicuro nel fare il contrario. La tempesta esterna è incontrollabile, ma quella che i due protagonisti di The Last of Us si portano dentro può decisamente essere domata al meglio, ora che sanno di poter contare l’uno sull’altra.