Attenzione: evitate la lettura se non volete imbattervi in spoiler su Black Mirror, When they see us, Chernobyl, Romanzo criminale, Dahmer, The O.C. e Mr. Robot.
Emozione: Stato psichico affettivo e momentaneo che consiste nella reazione opposta dall’organismo a percezioni o rappresentazioni che ne turbano l’equilibrio.
Nella miriade di serie tv realizzate fino ad oggi, ci sono scene di cui non ci stanchiamo mai. Le conosciamo a memoria, andiamo a ricercare quel preciso episodio, senza riguardarlo per intero ma andando a scovare quel solo momento di cui sentiamo il bisogno. Quegli attimi indimenticabili, impressi nella nostra memoria in cui cerchiamo rifugio e da cui traiamo conforto.
Ma il ricordo non si costruisce solamente andando alla ricerca di un’emozione da rivivere. L’emozione è una sensazione scatenata all’improvviso provocata dalla rottura di un equilibrio originale. E in quanto tale essa è talmente forte e potente da portare colui che la vive, non a volerla ripetere ma a custodirla dentro di sé per sempre. Come dimenticare lo straziante finale della prima stagione di The O.C., accompagnato dalla memorabile Halleluja in sottofondo o l’inguardabile (in senso buono) duello tra Oberyn e la Montagna in Game of Thrones.
Alcune scene sono riuscite a suscitare nello spettatore un’emozione irripetibile, tanto da portarlo a non volerle più rivedere. Alcune provocano amarezza, altre nostalgia, molte sono talmente commoventi da poterle vedere una sola volta nella vita poiché nessuna visione successiva eguaglierà mai la prima.
Oggi vi mostrerò quindi quali sono le mie sette scene di serie tv che mi hanno stravolto a tal punto da non riuscirle mai più a rivedere. Si parlerà di The O.C., e non solo.
1) Black Mirror – The National Anthem
Come dimenticare il primo episodio di Black Mirror, la serie in cui viene spiegato fino a dove possa spingersi l’incursione della tecnologia nella vita degli esseri umani. Anche se nell’episodio in questione della prima stagione, di tecnologia si parla poco. In modo diretto, almeno. A venire mostrato non è l’andare oltre della tecnologia ma il superamento di ogni limite umano, ed è proprio questo a far rabbrividire.
La scena in questione è quella del maiale, ormai conosciuta da tutti. Essa rappresenta solamente l’epilogo del terrore di ciò che avviene prima. Un politico costretto a un atto umiliante per evitare una tragedia inesistente, un popolo e un mondo intero che restano a guardare. L’intero genere umano agognante e desideroso di assistere alla mercificazione di un altro essere umano, pronto a godersi lo spettacolo. Le emozioni lasciate dopo quella prima puntata sono state di profondo disagio e disgusto, per il comportamento fuori natura che l’essere umano mette in pratica. Un comportamento a cui speriamo di non assistere mai.
2) When They See Us – Parte 2
La storia è quella di cinque ragazzi accusati e condannati per un crimine mai commesso. Ispirata a fatti realmente accaduti, When They See Us riporta sullo schermo quella che potrebbe essere definita come la caverna di Platone in chiave serie tv. Il paragone è inevitabile: in esso si racconta di un uomo in una caverna, con le mani legate e costretto a vedere davanti a sé senza potersi mai girare. Davanti ai suoi occhi, sulla parete della caverna, appaiono delle ombre riflesse di qualcosa da lui solamente ipotizzato. Egli prova a dare forma a ciò che si trova alle sue spalle, credendo che le sue idee corrispondano alla realtà, ma quando viene slegato e si trova davanti alla verità, si rende conto che quelle ombre sono e restano solamente delle ombre.
Questo accade in When They See Us. Cinque adolescenti costretti a confessare un’aggressione mai commessa e condannati per un crimine mai effettuato, vengono derubati di gran parte della loro vita a causa dell’incapacità della polizia di andare oltre quelle ombre. Di scene strazianti la serie è piena ma ve n’è una il cui solo pensiero è in grado di provocare i brividi sulla pelle, la cui visione ha inevitabilmente portato le lacrime sul viso degli spettatori. Stiamo parlando della condanna definitiva al termine del secondo episodio.
Una scena costruita in maniera impeccabile, a partire dal susseguirsi dei primi piani dei ragazzi mentre il giudice legge la loro sentenza, per poi passare alla sequenza di immagini in cui vediamo ciò che loro stavano realmente facendo la notte dell’aggressione. Fino ad arrivare alle lacrime e alle urla dei genitori in assoluto silenzio, a cui vengono contrapposte le disperate espressioni sul viso. Un silenzio assordante, disumano che avvolge il cuore dello spettatore fino a stritolarlo. Un momento straziante, impossibile da rivedere più di una volta.
3) Chernobyl – Open Wide, O Earth
Un’altra serie tratta da una storia vera. Uno di quei titoli in grado di generare rabbia e risentimento anche e soprattutto in coloro che nel 1986 non erano ancora nati. Chernobyl racconta in maniera dettagliata l’esplosione del reattore nucleare, le conseguenze e il successivo cambiamento fisico e politico dell’intero pianeta. Dalla notte dell’esplosione alla condanna dei colpevoli, la serie attraversa tutte le fasi del disastro, passando per i momenti in cui le conseguenze di quel maledetto incidente dovettero essere risanate.
Come per When They See Us anche per Chernobyl, una delle scene difficili da rivedere avviene in assoluto silenzio. Stiamo parlando della cementificazione delle bare dei pompieri alla fine del terzo episodio. I cadaveri di tutte le persone che quella notte sono entrati a contatto diretto con le radiazioni causate dall’esplosione, sono riposte in bare di latta. Le bare devono essere seppellite e ricoperte da una colata di cemento per fare in modo che le radiazioni non possano espandersi.
Tutto avviene sotto gli occhi dei parenti, sotto lo sguardo doloroso di persone il cui legame con quegli uomini è stato distrutto per sempre da qualcosa di sconosciuto e inspiegabile. Indimenticabile lo sguardo di Ludmilla mentre la betoniera si avvicina, come a chiedersi cosa ci fa quel mezzo di trasporto particolare lì in quel momento, quasi non volesse credere a ciò che sta per succedere. Invece è costretta ad assistere alla scomparsa totale di suo marito e, con in mano le sue scarpe, gli dice addio per sempre. Poiché a dare i brividi non è solo il cemento sulle bare ma ciò che quel cemento rappresenta l’impossibilità di andare a trovare il defunto e quindi l’impossibilità di ricordare un rapporto esistito davvero.
4) Romanzo Criminale – Ep. 1 x 02
Le scene di Romanzo Criminale viste e riviste milioni di volte sono tante. La morte del Nero, la vittoria dell’Italia ai Mondiali del 1982, con annessa consacrazione del Dandi come Re di Roma, il processo, la morte del Libanese. Scene iconiche, indimenticabili ancora oggi dopo più di dieci anni dalla sua uscita. Ma ce n’è una rimasta nel cuore di molti, in grado di suscitare non ammirazione, né stupore ma commozione: una scena presente nel primo episodio della seconda stagione, con protagonista Il Bufalo.
“Libano” è morto, la banda è disorientata, ha perso il suo capo. Tutti vorrebbero salutarlo con una cerimonia degna di un re ma la madre, in condizioni modeste, gli darà la cerimonia che può permettersi. Allora Bufalo, amico del Libanese dall’infanzia, decide di rubare la bara dall’obitorio, tentando così di salutarlo come secondo lui merita. Una sequenza quasi spettrale, accompagnata da Total Eclipse of My Heart di Bonnie Tyler, mostra la devozione e l’affetto del Bufalo nei confronti del Libanese. Un affetto così grande da arrivare a caricarsi la cassa dell’amico sulle spalle pur di donargli una sepoltura degna.
In quel momento viene mostrato l’elemento costante di Romanzo Criminale, quello sempre presente ma talmente evidente da essere dato per scontato: l’amicizia. Un legame fortissimo che sancisce l’unione dei membri della banda della Magliana, un rapporto che muore nell’esatto momento in cui muore il Libanese. E il Bufalo con in spalla la bara dell’amico rappresenta la banda stessa, che ormai fa fatica a tenere sulla schiena qualcosa di difficile da sostenere.
5) Dahmer – Silenced
Arriviamo a una serie tv uscita da pochi mesi ma il cui successo è stato immediato. Parliamo di Dahmer, la serie tv Netflix che racconta la vita del serial killer di Milwaulkee Jeffrey Dahmer. Potremmo inserire nella nostra lista una delle prime scene, quella in cui la polizia irrompe in casa di Jeffrey trovando i resti delle sue vittime o quella della sua uccisione in cui egli rivive nella sua mente tutti i suoi crimini. Ma la scena che più di tutte fa accapponare la pelle e difficilmente si riuscirebbe a rivedere, appartiene al sesto episodio: Ridotto al silenzio.
In questa puntata Jeffrey Dahmer incontra un ragazzo in un locale, Tony Hughes, aspirante modello e affetto da sordità da quando era piccolo. Inizia con lui una conoscenza trasformatasi poi in una relazione vera e propria. L’intero episodio, uno dei più belli della serie, porta quasi lo spettatore a credere nella redenzione di Jeffrey e ci riesce perché Tony sembra tirar fuori la sua parte migliore, quella di un ragazzo normale in grado di instaurare una relazione sentimentale come tutti, in grado di amare come tutti.
E nonostante siamo consapevoli che Tony è solamente un’altra vittima di Jeffrey Dahmer, nel momento in cui egli se ne va da casa sua dopo la notte passata con lui, crediamo che quel cambiamento sia possibile e stia avvenendo davvero. Fino a quando un attimo dopo Tony non torna a bussare alla sua porta per riprendere le chiavi che aveva dimenticato. Ciò che viene mostrata non è la sua uccisione, come è successo per altri ma solamente lo sguardo di Jeff nel rivederlo e la porta che si chiude alle sue spalle. Nessun urlo, nessun rumore, solo un pugno nello stomaco dato allo spettatore, consapevole che la natura omicida di Dahmer si sta risvegliando dietro quella porta.
6) The O.C. – The End’s Not Near, It’s Here
Siamo giunti alla penultima scena della nostra lista e non potevamo non citare una delle serie che insieme a Dawson’s Creek e a Beverly Hills 90210, ha segnato un’intera generazione. Stiamo parlando di The O.C.. La serie racconta le vicende della famiglia Cohen e annessi dopo che Ryan Atwood entra a far parte delle loro vite. Ryan proviene da una realtà completamente diversa da quella dei nababbi di The O.C., è nato e vissuto a Chino, è povero e quando il mitico Sandy Cohen decide di adottarlo non ha prospettive future. Lega immediatamente con il suo fratello acquisito Seth, instaurando un’amicizia indistruttibile, si innamora della ragazza più bella della scuola. Ma ad Orange County, più di tutto, Ryan Atwood realizza se stesso.
Le quattro stagioni di The O.C. mostrano sì le vicende di tutti i protagonisti ma soprattutto narrano il cambiamento e l’evoluzione della loro vita dopo l’arrivo di Ryan.
Ecco perché la scena che tra tutte non vogliamo rivedere è il finale di The O.C. Nonostante sia un bellissimo epilogo per la serie, specie dopo la morte di Marissa che sembrava sancirne la sua fine, causando anche dei dissapori sul set, quel finale non può che lasciarci un’emozione malinconica nel guardarlo. E’ la fine di un bel viaggio, il termine della nostra adolescenza e come Seth e Ryan in The O.C. cresceranno e diventeranno adulti, anche noi in quel momento abbiamo preso coscienza di dover andare avanti e costruire le nostre vite. Chissà, magari incontrando un Ryan Atwood che le cambierà per sempre.
7) Mr. Robot – shutdown-r
No. Non parleremo del finale letteralmente mozzafiato di una delle serie più belle di sempre Quel finale in cui il disegno della mente e dell’anima di Elliot Alderson vengono completati. Il momento in cui protagonista e spettatore insieme prendono visione di tutto ciò che è stato. Un momento che merita di essere visto più e più volte per riscoprire qualcosa di bello, per toccare con mano qualcosa di reale.
Ma la scena di cui parliamo è comunque una delle più belle di Mr. Robot ed è anch’essa un finale ma in questo caso si tratta del finale della terza stagione. La sequenza in questione non mette un punto, non pone fine al viaggio ma lascia una porta aperta, manifesta qualcosa di sospeso che deve ancora essere completato. E non perché manca ancora una stagione al termine ma perché quell’attimo, quel dialogo tra Elliot e Mr. Robot pone fine e allo stesso tempo realizza l’inizio.
Elliot: Mi sono buttato, nessuno mi ha spinto. Lo sapevi?
Mr. Robot: Qualunque cosa succederà voglio che continuiamo a parlare. Noi dobbiamo essere una squadra. Non posso costringerti perciò te lo sto chiedendo. Hai ragione c’è una parte di te in me. Non te l’ho mai detto prima perché non è nella mia natura, non è il motivo per cui esisto. Solo tu sai perché sono qui.
Mr. Robot
Queste le parole indimenticabili in cui il rapporto tra Elliot e Mr. Robot si manifesta in tutta la sua complessità e profondità. La fine e allo stesso tempo l’inizio. Una scena che anche se presa in maniera isolata dal prima e dal dopo, basterebbe per raccontare una serie intera.
E quando un momento è in grado di suscitare una sensazione simile, quando è in grado di coinvolgere mente, cuore e anima alla partecipazione di un’emozione, quel momento non può essere rivisto più volte poiché altrimenti tutta quella solenne magia andrebbe perduta.