The OA è più che una serie tv. È un luogo, un universo che ci accoglie nel suo grembo per confortarci e nutrirci. Praire ci fa sentire a casa, ma allo stesso tempo ci spiazza mostrandoci la dimensione umana nelle sue contraddizioni. Insomma, The OA è una vera e propria esperienza trascendentale e il tutto è condito con un’ottima dose di arte e fotografia che mostreremo nella classifica delle 5 scene più evocative di tutta la serie.
1) Maternità
La prima puntata della serie ha un incipit d’effetto. Praire torna dopo sette anni alla sua vita “normale” e lo fa buttandosi da un ponte. Nella seconda parte della puntata uno dei suoi alter ego ovvero Nina (la bambina Russa) ritorna in vita dopo esser finita in un fiume col suo autobus scolastico. La vediamo annegare nelle acque gelide e tornare alla vita grazie a Khatun, una donna misteriosa che la porta in una dimensione cosmica. La scena rievoca la morte e la nascita insieme, vediamo Nina (dopo essere affogata) distesa in un piccolo raccolto di acqua bluastra con forma rotonda, simbolo del raccoglimento uterino prima della nascita. Poi una mano conduce Nina al di sopra di quel luogo embrionale. Adesso è in una dimensione senza contorni, aperta e infinita ed è il luogo come confine tra la vita e la morte. Questa scena rievoca la maternità cosmica, il germe delle possibilità umane ancora nel loro stato embrionale.
2) Umanità
Se la prima scena rievoca la rinascita in senso trascendentale questa è la volta della resurrezione più terrena. Praire è rinchiusa nella gabbia di Hap insieme ad altri tre ragazzi, e nella puntata Il Paradiso Scott muore a seguito di uno degli esperimenti del loro rapitore. Hap riporta il cadavere di Scott nella loro gabbia e Praire e Homer iniziano ed eseguire i due movimenti fino a che Scott non resuscita. La resurrezione di questo personaggio è particolare perché il corpo nudo e magro di Scott ricorda la raffigurazione canonica del Cristo nella croce. La rinascita di Scott simboleggia l’uomo nella sua immagine puramente terrena, ma anche l’uomo e il suo ritorno al divino (non in senso religioso ma filosofico). Questo concetto lo si evince quando Scott si pente di aver detto ad Hap che Praire lo ingannava fingendosi cieca, un pentimento da parte di un uomo imperfetto che adesso può riscattarsi. Insomma carne e sangue, umanità e riscatto sono i soggetti di questa immagine suggestiva.
3) Il tutto
La scena più emozionante della prima stagione di The OA è sicuramente quella finale. Gli amici di Praire (a cui la ragazza ha raccontato tutta la storia) si ritrovano ad eseguire i cinque movimenti per contrastare una sparatoria nella loro scuola. I movimenti sono eseguiti in una sintonia che prima di allora il gruppo non ha mai avuto. E se il tutto è più della somma delle sue singole parti, il tutto che crea questo gruppo travalica i legami sociali e diventa condivisione ultraterrena. Queste persone così diverse tra loro per nascita, sesso o carattere si ritrovano a coesistere sullo stesso piano emotivo. Si può dire che la scena finale simboleggia la capacità dell’uomo di superare i contrasti di genere o razza e arrivare a un compromesso cosmico di pace.
4) Mitologia
Nella seconda stagione di The OA Praire indossa i panni di Nina, una donna in carriera, e investiga insieme a Karim sul collegamento tra Nina e il gioco Q Symphony. In una scena della puntata Syzygy Praire entra in un locale e scopre che Nina si faceva legare in una sedia insieme a un polpo chiamato La Vecchia Notte e decide di intraprendere la stessa esperienza. La scena è teatrale perché Praire indossa un vestito di velluto rosso in un palco, sembra quasi la scenografia di un monologo Shakespeariano. Quando il polpo tocca Praire capisce subito che lei non è Nina e decide di ucciderla per 37 secondi. La scena di questo enorme polpo che accerchia il corpo di Praire è un elemento fantascientifico che rievoca l’immagine di Cthulhu, la creatura mitologica del famoso scrittore Lovercraft (a tal proposito qui ci chiediamo se Netflix voglia creare un multiverso con The OA e altre serie).
5) Divino e umano
Nella seconda e ultima stagione di The OA Praire raggiunge uno stato di assoluta trascendenza, fluttua nell’aria circondata da una luce bianca davanti allo sguardo di Karim. L’immagine divinatoria riecheggia la visione biblica di un angelo. Ma la liturgia sarà un presagio nefasto perché una colomba bianca (di solito simbolo di purezza) spingerà Praire a terra come un angelo caduto, forse un richiamo a Lucifero in senso narrativo? Questa immagine – divina e terrena – è più che una visione religiosa, essa è una bilancia che mette in equilibrio vita e morte, divino e umano, angeli e demoni. E in questo gioco narrativo la fine non è risolutiva e ottimistica. La nostra Praire, infatti, rimane viva ma va in un’altra dimensione seguita sempre dal suo aguzzino. Forse questa scena così evocativa nasconde un messaggio finale anche se una vera fine non l’avremo mai. Ovvero che il senso della vita non esiste, siamo solo attori di passaggio nei diversi teatri del cosmo, l’unica certezza è il viaggio in cui portiamo i nostri demoni e angeli interiori come bagagli necessari.