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I personaggi di Dawson’s Creek e quelli di The OC trascorrono il Natale insieme

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Tutti dicono che il 25 dicembre sia la notte dei miracoli. Dicono che si hanno dodici ore a disposizione, e che in quelle ogni cosa può succedere. D’altronde, è in quel lasso di tempo che si aspetta il Natale, e niente potrebbe andar storto in una notte così, che sembra trasudare magia da tutti i pori. Questo è ciò che si è sempre detto, ma di questo avviso non sono Ryan e Dawson, uno l’antitesi dell’altro. Vederli significa avere una testimonianza diretta del sole e della luna insieme, nello stesso fascio di luce, nella stessa strada. Uno è irrazionale, impavido, impunito, e un altro sognatore, romantico, banalmente reale. Ma hanno una cosa in comune, ed è un dettaglio di cui avrebbero decisamente voluto fare a meno: la loro ex ragazza è morta, e mai dolore fu più grande. Si sa: la notte di Natale è il coltello nella piaga delle nostalgie. Se qualcuno ti manca, a Natale lo farà ancora di più. Se ti senti solo, A Natale ti ci sentirai ancor di più. In questo, però, qualcuno deve contestarli. Perché anche se si sentono così, non sono soli. Insieme a loro, da sempre, ci sono gli amici che si sono scelti prima di conoscersi, quelli che hanno vissuto con loro il rumore che fa un abbandono. Joey, Pacey, Seth, Summer: sono tutti lì. Anche loro hanno perso Marissa e Jen, ma si sentono sempre fuori luogo nel parlarne. Ed è così che tacciono i loro dolori per non aggravare ancor di più quello dei due amici. Ed è con questa routine silenziosa – di chi cova, ma non sfoga – che i due gruppi, prima divisi, ora sono uniti nel tacito e intoccabile patto del silenzio.

Quest’anno il 24 dicembre è arrivato senza alcun anticipo. Si è letteralmente imposto nel mese facendo sentire il suo imminente arrivo, non dando il giusto tempo ai ragazzi di prepararsi alla malinconia che avrebbe comportato. Anche quest’anno, anche quel giorno, anche adesso che sono passati tanti anni. Ma lo sappiamo noi, come lo sanno tutti: un dolore, quando è reale, non lascia mai.

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Per la vigilia di Natale ha cucinato Summer, e Seth l’ha aiutata. I due hanno organizzato tutto nella loro villa, e sono in attesa di Joey e Pacey, che come al solito – come da abitudine – ritarderanno. Nel frattempo, Ryan e Dawson stanno tagliando la legna per il camino. Tutto sembra tacitamente perfetto: nessuno sembra star accusando il colpo malinconico e, se la serata continuerà così, anche questo Natale potrà definirsi superato.

L’ora di cena è ormai giunta, e i sei sono seduti, pronti per festeggiare. Mangiano l’impossibile, stanno seduti in quella tavola per tre ore filate, sono tutti ostaggi di Summer che – come al solito – li utilizza come cavie per le sue ricette, anche se a volte non sono un piacere per il palato. Dopo il dolce, arriva il momento dei giochi, e in questo caso non esistono amici, ma solo avversari. Indovina Chi è il loro gioco preferito, ma oggi toccherà a Taboo, uno degli ultimi acquisti fatti da Seth che però sa già di dover lottare contro la minaccia di Joey: gli ha detto di essere imbattibile in questo gioco, e come tale lui dovrà sentirsi sconfitto già in partenza. Le coppie sono fatte: Joey giocherà con Pacey, Ryan con Seth, Summer con Dawson.

Comincia Summer, che cerca di far capire – senza troppe difficoltà – che la parola da indovinare sia Roma. <<Non è un paese vicino. A lui dobbiamo il film di William Wyler con Audrey Hepburn>> <<Roma!>> Risponde Dawson. Primo punto per i due che – nel corso della serata – si dimostrano un’abile coppia giocatrice.

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Tocca alla coppia formata da Ryan e Seth. I due si conoscono da tanto, tantissimo tempo. Per capirsi hanno a portata di mano infiniti esempi, tantissimi eventi che – vissuti insieme – gli concedono la possibilità di arrivare al punto, alla parola giusta. Ma il dramma è proprio questo. Quella lista di esempi non prevede solo loro, prevede anche chi oramai non c’è più.

Tocca a Seth far indovinare Ryan. <<Cosa è che hai fatto quando sei arrivato qui? Pensaci: una delle prime cose fatte non appena arrivato in città. Ti è capitata praticamente subito. Posso anche dirti che continui a farla>>

Gli occhi di Ryan si spengono un po’, e il silenzio diventa il protagonista del momento. Seth non capisce, ma Summer sì. La sua capacità emotiva fuori dal comune le ha permesso di comprendere quanto detto prima, ovvero che ogni cosa riferita al passato ha un solo anello di congiunzione, e quello è e sarà sempre Marissa.

<<Ho acceso una sigaretta, e ne ho offerta una.>> Risponde Ryan senza alzare gli occhi da tavola, sfuggendo allo sguardo di chi aveva già compreso il disastro che stava per consumarsi, e quello di chi aveva appena compreso.

Tutti giurerebbero che da adesso il silenzio sarà ovvio, dovuto, ovvio. Ma è proprio a questo punto che Ryan rompe la monotona mossa della fittizia pace che tutti si sono creati intorno, e dice <<A Marissa. La prima cosa che ho fatto, è stata fumare una sigaretta, e offrirne una a Marissa.>>

Un nome ha il potere di distruggere la pace di sei persone nello stesso istante? Sì. Un nome può fare questo e molto altro.

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Il dolore del nome di Marissa tocca anche chi non l’aveva mai conosciuta, ma ha conosciuto lo stesso dolore di un addio. Per questo motivo Dawson, Joey e Pacey riescono a sentire lo stesso frastuono che in questo momento nutrono dentro di loro gli amici di Marissa. Anche loro ne hanno una. Tutti, purtroppo, abbiamo una Marissa.

<<A volte dovremmo prendere in considerazione l’idea di parlarne. Di ricordarla anche ad alta voce. Lo facciamo sempre, ma solo dentro di noi. Ci dipingiamo questa realtà in cui stiamo bene, ma non è questo che ci aiuterà. E non aiuterà neanche voi.>> Dice Summer, rivolgendosi anche a Pacey, Dawson e Joey.

La bomba è ormai esplosa, e questa volta il Natale ha fatto più danni del previsto. Questa volta non sono stati collaterali, o taciti. Questa volta hanno avuto dei nomi, dei pensieri concreti, detti a voce. Una voce che aveva dimenticato anche come si pronunciassero. Per questo Dawson trema un po’, ma non così tanto da non dare il proprio sostegno a Ryan.

<<Tu, al contrario mio, hai vissuto Marissa in modo diverso. Lei è stata sempre la tua ragazza, ma con degli effetti collaterali indomabili. Era un vulcano, ma anche la tua più grande quiete. Jen era la mia ex ragazza e una persona a cui volevo molto bene, Marissa era l’amore della tua vita. Questo deve aiutarti, deve portarti a ricordare il bello di lei: l’hai avuta per un tempo limitato, ma le hai donato tutto te stesso. Non è una cosa che capita a tutti. A volte non basta una vita.>>

Pacey e Joey guardano Dawson con lo sguardo fiero di chi ha capito che quella ferita in lui si stava parzialmente cicatrizzando. Che Jen era loro cicatrice, e che come tale l’avrebbero portata per sempre con loro. Il dolore non li avrebbe mai lasciati, ma avrebbero potuto convivere con esso anche senza far finta di nulla. Anche senza negare a loro stessi la realtà del dramma di vedere morire la propria migliore amica.

Ed è con questa accettazione della realtà che il Natale per i sei ragazzi ha, finalmente, cambiato espressione. La serata, questa volta, sta passando in modo totalmente differente. Joey, Pacey e Dawson raccontano di Jen; Seth, Summer e Ryan di Marissa. I loro racconti prevedono esempi differenti, esperienze diverse. Eppure, in qualche modo – con il passare della serata e delle parole – i sei ragazzi si rendono conto che le due forse non fossero poi così diverse. In comune avevano quella luce negli occhi che tormenta e rinsavisce chiunque abbia quel che avevano dentro loro. Forse, però, in questa strana notte di Natale, non sono i miracoli a far la differenza, perché quelli non esistono. Ciò che fa la differenza è la realtà, la normalità di riuscire a parlare creando un suono alle parole capace di non spezzarsi con il pianto. Forse, in un modo che non potremmo spiegare a parole, Jen e Marissa sono davvero sedute a quel tavolo con i loro amici. E forse si stanno davvero conoscendo per la prima volta riconoscendosi nell’esuberanza di una, e nella malinconia dell’altra.

Si sa: non possiamo sapere molto di quello che succede a chi va via, ma sappiamo cosa succeda davvero a chi rimane, a chi viene abbandonato. Quel gruppo, composto da sei persone lasciate da sole, stasera ha compreso di non essere mai stato lasciato. Che le parole possono anche non ferire, e che Marissa e Jen – ovunque siano – si saranno certamente incontrate, esattamente come è successo a loro. Forse era questo il loro tanto atteso lieto fine.

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