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Timeless, la ripetitività della Storia e la ripetitività della storia

Timeless
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Attenzione, la prenderò un pochettino alla larga, quindi se volete evitarvi un sermone alla Piero&Alberto Angela sentitevi liberi di saltare qualche riga!

Devo doverosamente mettere le mani avanti proprio perché si parla di Timeless, e farvi perdere tempo in un articolo che tratta di una Serie Tv sui viaggi nel tempo mi sembra un tantinello incoerente.

Fatte le premesse del caso, torniamo a noi. Come forse saprete, la concezione filosofica che vede il tempo come una linea retta costituita da un passato ormai scolpito, un presente in continuo divenire e un futuro incerto è una costruzione figlia della società cristiana europea/occidentale.

Prima, le civiltà arcaiche sparse per il mondo avevano sempre – o quasi – interpretato lo scorrere del tempo come un cerchio, un loop ben cadenzato di avvenimenti ripetuti, inserito in un universo che si fa e si disfa senza soluzione di continuità. Un ideale che trova degna rappresentazione nell’alternanza vita/morte della fenice, o dal mitologico Uroboro (di cui abbiamo una diapositiva).

Timeless

Pensate anche agli indiani d’America – dai, non fate quelle facce lì, che almeno un film di Sergio Leone l’abbiamo visto tutti – e al sistematico riferirsi alle stagioni per indicare gli anni passati. Un po’ come al giorno d’oggi capita solo ai calciofili e ai serializzati.

“Non vedo mio figlio Faccia-di-Toro da un mucchio di primavere…”

TIMELESS: UN’IDEA RIVOLUZIONARIAMENTE SBAGLIATA

Ecco, ora è il momento di sganciare la bomba: Timeless in questo è rivoluzionaria, perché cancella in un colpo solo secoli di società industrializzata occidentale, ricatapultandoci a quando la Storia era considerata come un semplice ripetersi del ciclo rinascita, morte, ritorno all’origine.

Già, fantastico vero? Immagino i nativi americani nelle loro riserve a cercare di contenere l’emozione!

Il problema, però, è che non lo fa esattamente nel modo migliore, almeno non per un prodotto che dovrebbe intrattenere (e l’ultima volta che ho controllato, questo era lo scopo di un programma televisivo).

Le puntate di Timeless (almeno quelle trasmesse fino ad ora) sono sostanzialmente tutte uguali. C’è una situazione iniziale, c’è una missione da compiere da qualche parte nella quarta dimensione, la spedizione va bene ma non benissimo e si ritorna a casa. Da capo, ogni volta.

La ripetitività della Storia (trascorsa) passa dalla ripetitività della storia (narrata) quindi, una scelta infelice a dir poco. Il guaio, per gli autori e per chi ha occupato spazio nella memoria del MySky registrandola, è che non è l’unica.

LA TRAMA A GRANDI LINEE

Ma voi Timeless l’avete vista? Mani alzate, su. Ok, chi ha già guardato qualche puntata può saltare le prossime righe. Oh gente, la par condicio è importante.

La trama traballa un pochettino, ma non facciamo gli schizzinosi. In pratica c’è una mega azienda, la Mason Industries, dedita al boh e che ha inventato – all’oscuro del Presidente, della CIA, dell’FBI e delle pagine complottiste di Facebook – una macchina del tempo.

Roba fresca e innovativa, non c’è che dire.

Che poi non è nemmeno tanto corretto chiamarla macchina. Non pensate alla De Lorean o ad altre cose un minimo attrattive e in grado di far vendere due o tre magliette al merchandising. Qui si parla più che altro di una capsula del tempo (date un’occhiata alle altre Serie Tv sci-fi qui), incapace di muoversi se non da un punto storico A ad uno B.

Poi, come faccia a partire dagli USA e ad arrivare, per esempio, nella Germania nazista è una domanda molto pertinente alla quale gli autori sembra abbiano risposto con un fischiettio degno del miglior Trapattoni.

Il gioiellino – che oltretutto procura ai propri viaggiatori le nausee peggiori di sempre – assomiglia molto vagamente a quella utilizzata da Topolino e Pippo nel corso delle loro scorribande nel passato, guidati magistralmente dal professor Marlin e dal professor Zatopec, Zacotep, Zapecot, da coso insomma.

Ovviamente il pericolo maggiore è che qualche organizzazione terroristica venga a sapere della sua esistenza, rapisca uno degli unici due dipendenti della multinazionale in grado di guidarla e lo costringa ad andare a spasso nel tempo cercando di alterare il corso delle cose.

Robetta da niente, tipo la tragedia dell’Hindenburg, l’assassinio di Lincoln o la bomba atomica, incontrando gente del calibro di Kennedy o alcuni dei più famigerati criminali americani.

Indovinate un po’ cosa accade?

A questo punto, uno sceneggiatore a corto di inchiostro si inventerebbe una squadra di Salvatori del Tempo, con un soldato addestrato ma dal passato emotivamente disturbante; uno storico competente su ogni centimetro dello scibile umano e l’altro scienziato capace di guidare quella roba là.

Se fossi banalissimo all’estremo, farei così: lo storico lo prenderei donna, prima che poi me la menano per la parità dei sessi; mentre lo scienziato, ça va sans dire, deve essere nero.

Per fortuna sono solo un umile pigia-tasti, altrimenti avrei fatto una figura barbina.

In ogni caso, ecco la squadra al completo di Timeless:

Timeless

Ecco la ripetitività di cui parlavamo:

  • il cattivone Garcia Flynn (un trionfo dell’integrazione, attore croato e personaggio mezzo spagnolo e mezzo irlandese) si sposta con la sua marmaglia in giro per le epoche
  • I nostri vanno ad intercettarlo calandosi perfettamente nel contesto sociale del periodo
  • Gli rovinano i piani ma non riescono a catturarlo
  • Sale e pepe quanto basta
  • Ripetere a piacimento

RITORNO AL PASSATO PROSSIMO

Nella trama – salutiamo nel frattempo gli amici che hanno già visto la serie e sono saltati fino a qui – poi si inseriscono gli inevitabili stravolgimenti nel presente causati dalle azioni svolte nel passato, tipo un film in più di 007 con Sean Connery (e questo è un bene) o una sorella svanita nel nulla (e questo credo sia un male, poi dipende dalla sorella eh).

E dire che la produzione non sarebbe nemmeno da buttare via, con la supervisione di Eric Kripke e Shawn Ryan (i papà di Supernatural e The Shield).

Invece, la trama sembra scritta da uno di quei pubblicitari che ancora credono che basti far pseudorappare uno spot per renderlo appetibile ai giovani. I personaggi sanno di stantio, dalla storica Lucy Preston al soldato Wyatt Logan per arrivare all’inutil allo scienziato Rufus Carlin, all’interno di una serie che sembra uscita direttamente dagli anni ’90 (proprio come gli spot di cui sopra).

Vi ricordate Relic Hunter? Ecco, come impostazione ci siamo, giusto con quella ventina di anni di ritardo.

La domanda di fondo credo sia sorta spontaneamente nella mente di tutti:
ma ha senso fare l’ennesima storia sui viaggi nel tempo?

A mio modo di vedere, quando decidi di percorrere una strada già battuta da tanti, puoi farlo in due modi: o lo fai come gli altri, ma molto molto meglio, oppure lo fai in un modo totalmente diverso.

È evidente come in Timeless non ci sia né la prima ipotesi né, tantomeno, la seconda.

Timeless è una Serie Tv che lascia in bocca un amaro retrogusto di dejavù, di già visto, di già vissuto.

Un po’ come la Storia.

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