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6 personaggi delle Serie Tv che soffrono di un irritante vittimismo

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L’attuale panorama seriale è connesso a una forte e necessaria caratterizzazione dei personaggi fittizi che animano i racconti con più sfaccettature e dimensioni. La base che consente a una serie tv, a un film, o a qualsiasi prodotto audiovisivo di funzionare è proprio costituita dalla costruzione di caratteri che siano organici, vivi, credibili e vicini. Sono sempre più avvincenti e coinvolgenti le storie in cui si muovono personaggi che sono chiaramente determinati e determinanti con personalità multistrato e complesse. Con la sovrabbondanza di contenuti seriali attualmente presenti tra broadcaster tradizionali e piattaforme streaming, ciò che permette a una serie tv di distinguersi dal resto è proprio la cerchia di individui che decide di caratterizzare e sviluppare. Controversi, stratificati, buoni o cattivi che siano, col tempo ci siamo approcciati a molti personaggi diversi tra loro. Alcuni sono stati amati, alcuni odiati, altri abbiamo odiato amarli, e viceversa. In particolare, c’è una categoria di personaggi che alimentano le trame in cui esistono, ma non possiamo fare a meno d’essere irritati dal vittimismo che ne orienta spesso azioni e opinioni. Dalla focosa Tokyo de La Casa de Papel fino all’egocentrica Rachel Berry di Glee, l’autocommiserazione può essere dirottata da diverse personalità e percezioni, ma rimane sempre e comunque noiosa e insopportabile quando eccessivamente portata agli estremi. Determinata da contesti e finalità ogni qualvolta distinte, i personaggi seriali tendono a piangersi addosso per motivazioni differenti. Sono poi le estremizzazioni a dissolvere la dose empatica che li rende più credibili e tollerabili.

Non importa che si tratti di un personaggio protagonista, di un secondario o di un antagonista, alle lunghe non possiamo proprio tollerare l’individualismo (di diversa entità e natura) di chi continua a vedersi solo ed esclusivamente come vittima fuori dal proprio controllo di qualsivoglia situazione. Eccone degli esempi diversi tra loro e orientati ciascuno da finalità e circostanze differenti.

Attenzione: L’articolo può contenere spoiler di The 100, La Casa de Papel, Friends, This Is Us, Glee, Ted Lasso.

1) Ross Geller (Friends)

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Ross Geller (640×381)

Alla soglia dei trent’anni e oltre, Ross Geller è probabilmente il protagonista della celebre Friends col carattere più imprevedibile e complesso. Pur essendo istruito, intelligente e apparentemente tutto d’un pezzo, Ross Geller ha anche un lato più ipersensibile, goffo, e socialmente imbranato. Per l’uomo tutto è amplificato e il suo ego coltivato sin dall’infanzia fa spesso fatica a digerire molte situazioni. E’ esagerato, fa fatica ad ammettere i propri errori, vuole spesso immaturamente avere ragione. Basti pensare allo storico dibattito che attraversa la trama di Friends da decenni “We were on a break“, ma non solo. In più occasioni, Ross Geller ha fatto emergere un vittimismo arrogante e poco empatico che ha messo in dubbio il nostro apprezzamento per un personaggio spesso dirottato verso un’autocommiserazione di convenienza e solitamente poco disposto ad assumere le sue vere responsabilità.

2) Kate Pearson (This Is Us)

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Kate Pearson (640×372)

La vita per la famiglia Pearson di This Is Us non è mai stata semplice. Vittime di una perdita traumatica e della maturazione in un contesto americano non sempre facile da gestire, i tre fratelli Randall, Kevin e Kate sono divenuti degli adulti che affrontano ancora diversi ostacoli sul loro percorso, sia passati che presenti. Ciascuno dei tre va avanti a fatica in una contemporaneità complessa e controversa, mentre l’ombra della scomparsa di Jack è preme ancora pesantemente sulle loro coscienze. Ciascuno a modo suo è dirottato da una certa dose di vittimismo. Soprattutto al principio della serie tv, a emergere particolarmente è l’autocommiserazione della povera Kate che a lungo andare diventa ridondante. Nel corso di This Is Us, Kate è un personaggio forgiato da una vita difficile: single in età adulta e in una condizione di precarietà in cui fa fatica a inseguire i suoi sogni, e con pressioni sociali non indifferenti. L’incapacità di Kate di reagire e il fatto che si pianga spesso addosso la rendono alle volte eccessiva, permettendole comunque di evolvere, maturare e divenire più forte in un percorso lungo e portato all’estremo.

3) Clarke Griffin (The 100)

Clarke griffin
Clarke Griffin (640×416)

Come molti giovani protagonisti alla Katniss Everdeen della saga di Hunger Games, l’adolescente Clarke Griffin si trova involontariamente (o meno) col pesante ruolo di leader col compito di guidare un popolo intero. Col tempo, con le stagioni, e con le guerre per la sopravvivenza e la supremazia, Clarke è portata a compiere scelte morali (e fatali) tra pace e salvezza per la propria gente e il sacrificio di vite e comunità intere. In situazioni estreme, per poter assicurare il bene della sua gente, la protagonista di The 100 è costretta a compiere atti moralmente discutibili. Tradisce compagni, provoca delle morti, e non si dà pace. Colpa di una giovane età sproporzionale alle responsabilità assunte senza una scelta consapevole, Clarke prova un rimpianto che la paralizza, e che spesso sfocia in un atteggiamento vittimistico e autocommiserativo. Il dilemma morale preme sulla coscienza di un personaggio che insegue una giustizia paritaria utopica al punto da divenire insopportabile, egoista e incapace di cogliere quanto non sia la sola, nel caos di The 100, a soffrire e compiere atti di questo tipo.

Il suo passato la tormenta, ma Clarke è troppo presa da sé stessa e da un irritante vittimismo per imparare dai suoi errori e migliorare per il bene dell’umanità.

4) Tokyo (La Casa de Papel)

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Tokyo (640×424)

Buona parte degli incidenti di percorso che hanno conivolto la banda del Professore durante le rapine de La Casa de Papel sono dirottati proprio da Tokyo. Si tratta del personaggio volto della serie tv spagnola che col suo carattere forte, impulsivo e testardo ha rappresentato il punto di snodo e intoppo del gruppo di criminali. Tutto parte da Tokyo, si ferma con Tokyo e, per via della sua incapacità di adeguarsi a una vita normale, tutto riparte da Tokyo. E’ una figura controversa, forse ancora di più del manipolatorio Berlino. Il personaggio è il più divisivo de La Casa de Papel proprio per il modo in cui il suo comportamento autodistruttivo porta spesso a situazioni di pericolo durante le rapine. Il vittimismo di Tokyo emerge soprattutto quando il danno è ormai fatto. Il suo carattere istintivo e irascibile la portano a scelte rischiose che si rivelano spesso catastrofiche e dannose Al manifestarsi delle fatali conseguenze, la donna finisce ogni volta ad autocommiserarsi e a rendersi sempre più irritante per l‘incapacità di vedere le cose anche dal punto di vista altrui, al di fuori quindi della sua percezione individualistica ed estrema.

5) Rachel Berry (Glee)

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Rachel Berry (640×363)

Sue Sylvester, Santana Lopez, Quinn Febray. Molti sono i personaggi forti individuati in Glee a antagonisti, oppositori, o semplicemente perfidi. Ciò nonostante, la vera malvagia della serie tv di Ryan Murphy è la mai innocente Rachel Berry. Coprotagonista indiscussa de Le Nuove Direzioni e dello show in generale, Rachel Berry è ambiziosa come pochi e disposta a tutto pur di raggiungere i suoi obiettivi. Nella gerarchia scolastica però, l’adolescente rientra ancora nei ranghi più bassi e proprio per questo, e per il suo caratteraccio individualista, finisce per esser trattata male dai compagni. Eppure, l’arrivismo e la competitività di colei che dovrebbe essere la protagonista di Glee non fanno altro che esplicitare quanto Rachel Berry non sia altro che la vera vipera della serie tv. Agisce in modo egoistico e infimo, per poi finire sempre col sentirsi in colpa (o fingere di provare rimorso), o a subire le conseguenze delle proprie impulsive azioni. Col suo eccentrico vittimismo, iniziamo a cogliere la vera essenza di Rachel Berry e a non sopportare un personaggio che si piange addosso in modo petulante per tutto nel tentativo anche e soprattutto di ottenere compatimento immeritato.

6) Nate Shelley (Ted Lasso)

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Nate Shelley (640×423)

Una delle involuzioni più discusse nell’ultimo anno e mezzo è quella che ha coinvolto il goffo kitman del AFC Richmond. Nate Shelley è emerso nel corso delle due stagioni di Ted Lasso divenendo protagonista di un percorso di regressione in cui si è fatto notare per un vittimismo autodistruttivo e dannoso, non soltanto per sé stesso, ma lesivo anche e soprattutto per la squadra che tanto l’ha reso valido. Col passare degli episodi, la voglia di essere riconosciuto e gratificato per il proprio lavoro ha reso Nate sempre più infimo e bisognoso di attenzioni tanto da sentirsi escluso e sottostimato. Il vittimismo alimentato dall’insicurezza che contraddistingue un personaggio tanto sensibile non ha fatto altro che condurlo ad azioni discutibili, fino a tradire il beneamato Coach che tanto aveva creduto in lui. Nate Shelley si è rivelato un infame di prima categoria guidato da un individualismo che non ha fatto altro che tramutare il suo irritante vittimismo in mero egoismo vendicativo.

Reagire è bene, ma Nate Shelley ha scelto di passare a un’azione autodistruttiva che non ha fatto altro che ha aggravato il suo atteggiamento individualista e autocommiserativo.

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