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5 Serie Tv da vedere se hai amato Trainspotting

Trainspotting
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Venticinque anni sono passati dalla prima uscita di Trainspotting, un vero e proprio cult cinematografico (se lo vogliamo rivedere, lo troviamo su Sky e Now Tv). Il film ci conduce nella vita di Mark Renton, un giovane scozzese che trascorre il suo tempo drogandosi insieme ai suoi amici eroinomani. Sanno che devono disintossicarsi perché conoscono quali sono i terribili effetti della droga, ma la tentazione è troppo forte per smettere davvero.

Pochissime cose si avvicinano a questo psichedelico e innovativo prodotto. Ritratto di una società di outsider filosofi, di una gioventù disillusa e che trova nella droga la sua unica ragione di vita. Un universo affascinante, che poche volte è stato approfondito a questi livelli nella storia del cinema o della TV.

Trainspotting è aggressivo, sarcastico, sboccato, rivoluzionario. Ma è anche drammatico, intriso di umorismo nero e di vita, nonostante tutto. Elementi che sono presenti nelle cinque serie tv di questo pezzo. Quelle da vedere se abbiamo amato Trainspotting. Andiamo dunque ad analizzarle insieme.

1) Euphoria

Trainspotting

Trainspotting sta al cinema come Euphoria sta alle serie tv. Potremo quasi definire lo show della HBO la Trainspotting della Generazione Z.

In entrambi i prodotti si dipinge il mondo giovanile delle periferie in modo realistico e senza fronzoli, filtrato però da un velo di sarcasmo che scende nel surreale: insomma cosa c’è di più strano e onirico della scena del gabinetto? Sequenze di quel tipo le troviamo negli stravaganti sogni dei personaggi di Euphoria (qui le 5 scene più scandalose).

Due outsider come Rue e Mark hanno scelto la droga perché è la via più facile. Così placano il dolore e l’unica cosa a cui pensano è la prossima dose. Raccontano la loro vita con ironia distaccata, con la quale però portano alla luce temi oscuri e difficili. Nelle loro parole, in quella degli altri personaggi, nelle singole scene si fa critica sociale, soprattutto nel modo in cui viene considerata la dipendenza. Ci mostrano i suoi effetti dal punto di vista dei drogati, facendoci provare le loro stesse sensazioni, con tecniche di ripresa molto simili: Euphoria continua ed estremizza quello che Trainspotting ha iniziato, grazie anche allo sviluppo della tecnologia.

In pratica si cattura uno spaccato di vita giovanile dal loro punto di vista, senza limitarsi a questo. Ci viene anche spiegato il perché dei loro comportamenti, facendoci così riflettere.

2) BoJack Horseman

Ci sono poche serie tv che rappresentano la dipendenza e la depressione così profondamente come BoJack Horseman. E tocca questi argomenti non solo come espediente per ironizzare sulle tematiche più aspre, ma anche come punto di partenza per riflessioni filosofiche. Il tutto è condito da uno humor alla Trainspotting, dove una battuta nasconde sempre un retrogusto amaro.

Allo stesso modo del film di Danny Boyle, BoJack è uno show originale che affronta la condizione umana, risultando essere lo specchio deformante ma realistico di una società infarcita di inquietudine e di una generazione ripiegata su sé stessa. C’è quel nichilismo, quella voglia di lasciarsi andare e non risalire più che pervade i vari personaggi, tutti frustrati e disillusi. Soprattutto i due protagonisti che sbagliano, si scusano, ricominciano, sopravvivono, in un loop infinito. Quella ciclicità dalla quale difficilmente si scappa, se non sovvertendo il proprio mondo. Renton l’ha fatto, lo farà pure BoJack?

Dietro la loro dipendenza e il loro ricadere in certi errori c’è qualcosa di più profondo: l’insoddisfazione di sé, le aspettative degli altri e del mondo, l’impossibilità di trovare un’ancora di salvataggio. Ma in particolare la ricerca di un qualcosa che li renda vivi. Perché in fondo, che sia un cavallo animato o un giovane ventenne, tutti siamo alla ricerca di uno scopo.

3) Atlanta

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Trainspotting è il ritratto di una generazione che abusa eccessivamente delle droghe perché la realtà è schiavitù e infelicità. E allora scappano, ricercano il piacere, la sopravvivenza e la ribellione dentro un ago. Il mondo li ha traditi come ha fatto in Atlanta. Una serie tv che racconta quei millenial rovinati da una società che ha fatto loro tante promesse, ma non le ha mantenute. Ora devono farcela in modi non convenzionali, cercando un’altra via. Perché il terreno è caduto sotto i loro piedi e, adesso, non restano che macerie, rappresentazione di una precarietà in passato impensabile.

Atlanta affronta tutto questo dal punto di vista di un outsider: il reietto Earn, povero e miserabile come Mark Renton. Prova a sbancare il lunario facendo da manager al cugino rapper che è pure uno spacciatore con problemi di gestione della rabbia (sì, come Begbie).

Quattro sono i personaggi principali della serie tv, ognuno con la sua visione del mondo e le sue caratteristiche, così come in Trainspotting.

Atlanta è profondamente politica, allo stesso modo Trainspotting è intimamente filosofica: non cadono in stereotipi o vittimismi, ma mantengono sempre un piglio ironico dalla sfumatura amara. Si liberano degli schemi diventando sperimentali e visionari, ma così sono più veri. Senza archi narrativi, come la vita del resto.

4) Mr. Robot

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Trainspotting ha avuto, come altri film, una grande influenza in quel capolavoro chiamato Mr. Robot (sì, per lei possiamo scomodare quella parola).

Forte è la componente critica di Mr. Robot verso la società in cui Elliot si trova a vivere. Una società dominata dalle leggi del mercato, dall’apparenza, dal Dio Denaro: tutte cose che rendono schiave le persone, ridotte a meri consumatori, senza più identità o comunicazione tra di loro. Un mondo che lo stesso Elliot rifiuta, rifugiandosi nelle droghe e nelle sue nevrosi. Le uniche in grado di liberarlo e di farlo sopravvivere, un po’ come succede a Renton. E proprio come in Trainspotting la prospettiva è quella del protagonista, inaffidabile e disilluso, che ci mostra la dipendenza e la malattia dal suo punto di vista.

Ci immergiamo nella loro psiche anche grazie ai monologhi interiori di Renton e alla rottura della quarta parete di Elliot. In comune hanno anche il modo in cui si disintossicano: è incredibile come i movimenti di Elliot, che si contorce nel letto, siano quasi identici a quelli del protagonista di Trainspotting. La musica, poi, unita al sound design per le immagini in movimento, rende questi due prodotti delle esperienze non solo visive, ma anche uditive.

5) Shameless

Nei suoi monologhi Mark Renton ci spiega perché ha deciso di diventare un drogato, pur sapendo che le conseguenze non sono delle migliori:

“Prendete l’orgasmo più forte che avete mai provato. Moltiplicatelo per mille. Neanche allora ci siete vicini.”

Ma non è solo il piacere o il nichilismo di fondo: non si vuole conformare a una società che ci vuole tutti fatti con lo stampino e che, se rigettiamo le sue regole, ci relega ai margini. Stesso amore per la droga e stesso rifiuto per il sistema lo troviamo in Shameless, soprattutto nella figura di Frank. In un certo senso, se Renton non avesse deciso di cambiare vita, è proprio nel capostipite dei Gallagher che si sarebbe trasformato.

Quei Gallagher, famiglia disfunzionale, che cercano di sopravvivere come possono, con espedienti che spesso non sono propriamente legali. Non importa quanti guai combinano o quanto a fondo vanno, riescono sempre a riemergere. Perché Shameless usa la crudezza, l’umorismo nero e un gran realismo per raccontare una zona degradata e povera di Chicago. Dove però non mancano valori come la famiglia e l’amicizia. E tutto questo, unitp all’unicità del prodotto, ricorda tremendamente Trainspotting.

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