Benvenuti sulla nave dei pazzi, aka il mondo fiabesco e colorato che si trova nella mente dei pazienti di Tutto chiede salvezza. La serie, tratta dal romanzo omonimo di Daniele Mencarelli, e diretta da Francesco Bruni, è stata una delle piacevoli sorprese del panorama italiano del 2022. Una ventata d’aria fresca, una storia delicata trattata in modo decisamente originale e non scontato, destreggiandosi tra commedia dell’assurdo e tristissimo psicodramma. Oggi analizziamo insieme quella che definiremo la “scena madre” della serie, o comunque una delle più bizzarre e ricche di significato, per addentrarci nel percorso fatto da Tutto chiede salvezza.
Forse non c’è differenza tra sogno e realtà
La nave dei pazzi è la scena di Tutto chiede salvezza che più di ogni altra si presta a spiegare la condizione psicologica e mentale dei protagonisti, che per un momento di gioia condivisa escono fuori dal personaggio, come alla fine di uno spettacolo, per omaggiare il pubblico e concludere l’opera in festa. Ma ci troviamo solo a metà della narrazione, dato che la scena in questione la si trova nel quarto episodio, e perciò il tutto assume molteplici significati. Innanzitutto si tratta della prima scena onirica platealmente condivisa, in cui non c’è un vero e proprio protagonista, dato che il sogno ad occhi aperti non scaturisce dalla mente di nessuno dei personaggi. Si tratta, piuttosto, di un momento che accomuna tutti e che sostanzialmente accade in una dimensione parallela alla storia, in cui tutti rinunciano alle vesti attoriali, eludono la condizione di finzione e messinscena e, rivolgendosi al pubblico, palesano la realtà di ciò che vogliono esprimere. I protagonisti si trovano in stanza e sono intenti a consolare il povero Madonnina, che lo stesso giorno ha appiccato di proposito un incendio all’interno del centro medico. In un momento di relax e condivisione, mentre Gianluca smalta le unghie del mancato piromane, tutti cominciano a pensare a cosa farebbero se fossero fuori da lì, liberi di andarsene in giro e riprovare ad approcciarsi alla normalità. Giorgio, nella semplicità che lo contraddistingue, si limita a sognare un ghiacciolo all’amarena, ma mentre gli altri ribattono, Mario richiama la ciurma all’ordine per osservare qualcosa al di fuori della finestra dalla quale sogna un mondo inesistente.
Questa volta non si tratta del solito uccellino, amico immaginario o volto della coscienza del più anziano dei pazienti, bensì di una nave, una nave reale, grande e bella, piena di speranza e diretta verso chissà dove. Mario però, che ormai è abituato a volare con la fantasia, è convinto di sapere la risposta: si tratta di una nave speciale, diretta verso il sole, la nave dei pazzi. Il suo particolare equipaggio è composto da loro, i pazzi, che per una volta non saranno emarginati, anzi, decideranno chi far salire a bordo ad ogni porto scegliendo tra i più simpatici e accogliendo i nuovi membri del grande salone delle feste. La ciurma è aizzata e così comincia lo spettacolo. Ci spostiamo in una dimensione parallela, colorata, luminosa e soprattutto gioiosa e spensierata. Ci troviamo in quello che ha tutta l’aria di essere il salone principale della nave, quello in cui vengono accolti i nuovi passeggeri, e ci sono tutti. Madonnina sorride e canta meglio di chiunque altro, è spigliato e mostra fierezza, è irriconoscibile. Giorgio, altrettanto, è uscito fuori dal personaggio, così come Alessandro, di cui finalmente vediamo gli occhi e sentiamo la voce. La cosa straordinaria di questa scena di Tutto chiede salvezza è proprio il fatto che sembra appartenere ad un altro spettacolo al quale partecipano gli stessi attori, che non interpretano alcun ruolo se non quello di se stessi, come se avessero assorbito ogni sensazione ed emozione dei personaggi che vestivano fino a quel momento, regalando al pubblico una scena estremamente sincera e realistica, quasi volendo omaggiare gli stessi ruoli interpretati e contestualmente rivolgersi allo spettatore per ribadire l’importanza della sottilissima linea tra finzione e realtà, perfettamente descrivibile con una scena onirica come questa.
L’importanza di questa scena è racchiusa nel finale della sequenza, in cui Alessandro, inquadrato in primo piano con una carrellata che stringe verso il suo volto, accenna un sorriso. Forse dunque è tutto partito dalla sua mente, forse è lui a sognare questi momenti e a dirigere l’orchestra della nave dei pazzi. Il significato intrinseco sta nel fatto che non c’è effettivamente alcuna differenza tra loro e gli altri, tra il dentro e il fuori dal centro medico. E tutto è leggibile negli occhi di Daniele, che fino a poco prima era convinto di essere nel posto sbagliato, di essere un intruso, ma che ora, dopo la grande festa, ha gli occhi sognanti e gonfi di speranza e commozione, si trova in pace con se stesso e ha finalmente capito qual è il suo ruolo all’interno del gruppo. Ed infatti, quando Giorgio si risveglia dall’incubo e gli chiede di dormire vicino a lui per rassicurarlo, Daniele non esita nemmeno per un secondo e gli tende la mano, prestandosi con un sorriso nonostante l’imbarazzo. Ognuno all’interno della nave dei pazzi ha un ruolo, ognuno dei personaggi di Tutto chiede salvezza ha una storia da raccontare, un passato difficile e, soprattutto, nessuna colpa. Sono tutti innocenti ed innocentemente vittime della propria condizione. E mentre la nave dei pazzi salpa per il prossimo porto, dove accoglierà soltanto i passeggeri più simpatici e meritevoli, i compagni di equipaggio chiudono gli occhi e si mettono a dormire, in attesa di un altro giorno in cui dovranno spalleggiarsi a vicenda per sopravvivere al mare mosso in cui navigano a vista.