Netflix, negli ultimi tempi, si sta comportando come quel parente dal quale tutti vogliono stare lontani nel corso delle riunioni di famiglia. Curvo, distante, chiuso in un angolo, tenta di agganciare qualcuno con cui iniziare una conversazione più o meno interessante ma, per un motivo o per l’altro, fallisce sempre. La piattaforma di streaming per eccellenza nell’ultimo anno è stata criticata dagli utenti per varie ragioni. Da prodotti di indubbia qualità cancellati senza soddisfacenti motivi per il pubblico al continuo riproporre gli stessi tipi di contenuti, viene veramente difficile non chiedersi: il colosso statunitense sta perdendo terreno? Per fortuna non siamo qui oggi a discutere della questione, ma al contrario per spezzare una lancia a favore di un media che ci ha indubbiamente cambiato la vita. Nel bene e nel male. Per quanti inciampi, errori e dubbie scelte di mercato Netflix possa fare, bisogna dire che i prodotti di qualità lanciati nell’ultimo periodo ci sono eccome. Quel qualcosa che ancora ci fa sperare in un futuro dove, una volta per tutte, verrà messa la qualità davanti alla quantità. 5 serie tv uscite ultimamente su Netflix che meritano sul serio un’occasione; da metterci la mano sul fuoco, indubbiamente.
1) Beef
Potevamo davvero non parlare di Beef, il recentissimo capolavoro creato da Lee Sung Jin che sta ribaltando completamente gli standard del genere drama e di quello comico? Beef ha due giganteschi protagonisti che sgomitano in ogni scena per uscire e fanno a gara a chi fa brillare maggiormente quella che potrebbe essere una delle serie tv migliori degli ultimi anni. Danny Cho e Amy Lau fanno parte di due mondi opposti e non potrebbero essere più diversi: lui un contractor che svolge lavoretti di vario genere per conto di altri, lei una donna d’affari che gestisce una piccola impresa di piante. Uno tenta di bilanciare il fratello minore scapestrato con la volontà di regalare una nuova vita in America ai genitori coreani, l’altra si barcamena tra una vita familiare e professionale apparentemente vuota e spenta e il desiderio di cambiamento, l’aspettativa di qualcosa di migliore. Basta un incontro (o per meglio dire uno scontro) in strada tra i due per dare vita a una vicenda inquietante, bizzarra e divertente fino al midollo. In Beef c’è tutto: l’ossessione atavica tra due umani insoddisfatti e piegati, un umorismo tagliente e imprevedibile, la voglia di raccontare una storia diversa. C’è uno Steven Yeun che torna con tutto il suo talento e ci regala un altro personaggio sfaccettato e facilissimo da amare (i fan di The Walking Dead per una volta ringraziano) e una ancora più sconvolgente Ali Wong, che nell’arco di dieci episodi ci insegna una cosa bellissima: a volte il comico non è un porto sicuro, ma un trampolino di lancio.
2) The Night Agent
E’ difficile riuscire a stupire quando si parla di uno dei generi più sviscerati, riproposti e analizzati nella storia del cinema e della televisione. Quello della spy story è un tema sicuramente interessante, dove però è fin troppo facile incagliarsi e finire per raccontare una vicenda banale e ripetitiva. Eppure, incredibile a dirsi, The Night Agent ha preso tutte queste premesse di base e le ha gettate in mare regalandoci una serie action thriller difficilmente simile a qualcosa di altro. Creata da Shawn Ryan e basata sull’omonimo romanzo di Matthew Quirk, The Night Agent è quell’inaspettato connubio di azione e introspezione che serviva a una piattaforma come quella di Netflix, dove la tendenza sembra essere quella di passare da un estremo all’altro. Gabriel Basso interpreta Peter Sutherland, un agente dell’FBI che si ritrova coinvolto in una cospirazione più grande di lui; un complotto che comprende una talpa introvabile e che tocca i più alti gradi del governo degli Stati Uniti. Proprio come lo straordinario thriller del 2011 con protagonisti Colin Firth e Gary Oldman, The Night Agent illude, svia, comanda il gioco e trascina in una narrazione veloce eppure perfettamente calcolata in ogni suo piccolo dettaglio. Decisamente una delle ultime uscite su Netflix che più ci hanno soddisfatti.
3) Unstable
Per chi ancora si ricordava Rob Lowe come il capo tossicodipendente di Sex Tape al fianco di Jennifer Aniston, è arrivata l’ora di dimenticare. Anche perché Unstable insegna due cose fondamentali: che il talento a volte è davvero insito nel DNA, e che se ben sfruttato può dar vita a qualcosa di incredibile. L’attore americano, con una passione per l’introspezione e una voglia di mettersi in gioco ammirabile, prende a braccetto il figlio John Owen (anch’esso attore e attivo in campo cinematografico) e dà vita ad Unstable, una commedia molto più profonda di quanto appaia con al centro di tutto il tormentato (e immensamente inesplorato) rapporto che intercorre tra un padre e un figlio. Nella serie l’elemento comico si rivela, come sempre più spesso accade, un espediente, un semplice strumento per raccontare qualcosa di molto più oscuro e doloroso: l’affrontare un lutto improvviso. Dopo la morte della madre, il timido Jackson inizia a lavorare nell’ufficio del padre Ellis, all’apparenza un insopportabile uomo di successo che nasconde una profonda sofferenza causata dalla perdita della moglie. Unstable stupisce e regala una storia che riesce con una delicatezza profonda a raccontare gli animi di due uomini lontani per età, aspirazioni e carattere e identici nell’incapacità di lasciar andare la sofferenza. Una serie che ferisce e cura insieme.
4) War Sailor
A chi cerca un qualcosa che racconti ciò che vuole, e che deve, in uno spazio che sembra durare un attimo; a chi cerca una storia che urli verità senza sgolarsi troppo, a chi è stufo del solito sensazionalismo che inzuppa determinati tipi di racconti. Per tutti questi c’è War Sailor, un film che è diventato una serie tv. Alla cerimonia degli Oscar 2023 War Sailor, pellicola norvegese diretta da Gunnar Vikene, è tornata a casa in un silenzio ingiusto, ma non è passata per questo inosservata agli occhi del mondo. Tanto che Netflix ha ben voluto dividere il film in tre episodi da un’ora l’uno e distribuire il prodotto come una miniserie, uscita sulla piattaforma il 2 aprile. Quando si parla di prodotti sulla guerra sembra impossibile portare in scena qualcosa che non sia già stato analizzato da mille angolazioni differenti, eppure War Sailor ce l’ha fatta. Con un’eccessiva diligenza, aggiungeremo: la serie che protagonisti Kristoffer Joner fa un male cane e lo fa nel modo più semplice possibile, mostrando il terrore che la guerra crea e lascia indietro senza veli. C’è tanto, troppo che War Sailor vuole imprimere nella mente di chi guarda: dai giovani che pagano più di tutti un conflitto più grande di loro ai tanti paesi le cui sofferenze vengono dimenticate perché schiacciati dalle grandi potenze, fino all’inspiegabile resilienza dell’essere umano. Visione obbligatoria.
5) The Glory
Di The Glory abbiamo parlato approfonditamente e continueremo a farlo, perché è una di quelle serie tv che portano con se degli strascichi quasi impossibili da cancellare. Ancora di più colpisce come un prodotto dal titolo così esplicativo nasconda al suo interno un messaggio, e una serie di significati nascosti, che non potrebbero essere più lontani dall’apparenza. Di produzione sudcoreana e una delle ultime uscite su Netflix, The Glory è una potente storia di vendetta, sofferenza e resurrezione. La metafora biblica non è un caso: la serie con protagonista Song Hye-kyo pullula di riferimenti, citazioni e rimandi a quella che appare a tutti gli effetti come una tragedia dove in gioco sono presenti forze ben più antiche degli esseri umani. Sedici episodi che si percepiscono come un pesante decennio, animalesche creature camuffate da uomini come protagonisti, il prezzo di una vita di ingiustizie, un male necessario. Questo è The Glory: un quadro sublime che ci ricorda quanto poco assomigliamo agli angeli dipinti così simili a noi sulle pareti delle chiese. Senza più voglia di nascondersi, si mette a nudo. E così facendo, denuda anche noi. Nella maniera peggiore possibile.