Tanti attori e attrici (anche di prim’ordine come Viola Davis) soffrono della cosiddetta Sindrome dell’Impostore. In poche parole una persona talentuosa non riesce a convincersi che il successo ottenuto sia per merito suo, ma piuttosto per fortuna o per fattori esterni. Ne risulta che quelli che ne sono afflitti pensano di avere uno scarso valore, soprattutto nel loro lavoro. Sperimentano sensazioni quali ansia, insicurezza, paura di fallire e perfezionismo e pensano di ingannare gli altri rispetto alle loro capacità e di essere un giorno smascherati dal loro imbroglio. Con quella vocina interna che li ripete ogni volta che non ce la faranno mai. Donne e uomini dello spettacolo (e non solo) hanno sperimentato questo stato d’animo che può condizionare la loro vita. La maggior parte cerca di combatterla ogni giorno, alcuni la ritengono invece uno stimolo a fare sempre meglio.
In questo pezzo troviamo 10 esempi di attori di film e serie tv (più un bonus) che soffrono di questa sindrome. Andiamo a vederli insieme, partendo proprio da Viola Davis.
1) Viola Davis
Se diciamo Viola Davis, la prima cosa a cui pensiamo è Annalise Keating, l’avvocatessa dalla quale tutti vorremmo farci difendere. L’attrice ha interpretato perfettamente questa donna complessa, mostrandoci ogni sua sfumatura: non è un caso che, con questo personaggio, abbia vinto l’Emmy, diventando la prima donna afroamericana a riuscirci. Sono tante però le donne a cui Viola Davis ha dato il volto e che, grazie al suo talento, ha reso uniche. Ad esempio c’è Rose Lee Maxson di Barriere, per la quale si è aggiudicata l’Oscar nel 2017. Dopo la sua vittoria l’attrice si è aperta in diverse interviste, parlando anche della sua lotta contro la sindrome dell’impostore:
“Sembra che il mio duro lavoro sia stato ripagato, ma allo stesso tempo ho ancora la sindrome dell’impostore. Mi sento come se stessi per svegliarmi e tutti mi vedranno per quella che sono. Mi sento ancora come quando cammino sul set e sto ricominciando da zero, finché non capisco che so cosa sto facendo”
Piano piano, come ha rivelato alla ABC, Viola Davis sta imparando a essere orgogliosa del suo lavoro e a rendersi conto che non sempre “l’autoironia è la risposta all’umiltà”.
2) Maisie Williams
Maisie Williams è conosciuta in tutto il mondo per aver interpretato l’iconica Arya Stark in Game of Thrones. Fu il suo primo ruolo in assoluto e, per questo, non è sempre stato facile affrontarlo, né fu una passeggiata avere a che fare con il mondo della recitazione. A Glamour ha rivelato che molto spesso si sentiva un outsider e che: “Non avevo mai studiato per diventare un attore e, poiché ho iniziato quando ero molto giovane, non mi sentivo davvero un’attrice”. Nel corso dell’intervista ha poi esplicitamente parlato della sua sindrome dell’impostore (che anche la sua collega Emilia Clarke purtroppo ha sperimentato molte volte):
“Penso che, anche essendo un’attrice da oltre un decennio, ho ancora la sindrome dell’impostore. Quando ti chiedi: ‘Oh, è davvero quello che dovrei fare? Lo farò veramente per il resto della mia vita?’ Forse dovrei semplicemente smettere di pensare troppo e iniziare a fare solo questo, giusto? Ma invece mi ritrovo seduta sul mio letto, pensando: ‘Forse nessuno mi vuole, forse non dovrei uscire di casa.'”
La Williams però ha detto che con il tempo le cose sono migliorate, soprattutto da quando ha trovato degli amici della sua età che fanno la sua stessa professione: lì si è sentita normale per la prima volta.
3) David Tennant
L’iconico Ten di Doctor Who, il villain ipnotico Kilgrave di Jessica Jones, il demone non tanto cattivo Crowley di Good Omens, lo schivo detective Alec di Broadchurch e l’indimenticabile Barty Crouch jr in Harry Potter: tutti ruoli che hanno consacrato David Tennant, uno degli attori britannici più versatili e amati di sempre. Eppure, come ha rivelato al Sunday Times nel 2019:
“Ho sempre avuto insicurezza, mancanza di fiducia in me stesso, che è un classico [per un attore]. È preoccuparsi di non essere abbastanza bravi, di essere scoperti, di non essere degni come attore”
Tennant, infatti, soffre d’ansia da quando era un bambino, teme che tutto possa andare storto da un momento all’altro e spesso si tiene lontano dai social per paura di dire la cosa sbagliata o di non essere abbastanza divertente. Lo stesso attore ha rivelato che è come se avesse costantemente una voce nella sua testa che gli dice che non è abbastanza bravo per memorizzare le battute. Quando poi gli è stato chiesto dal Times se crede di poter soffrire della sindrome dell’impostore (della quale è afflitta anche la sua collega di Broadchurch Olivia Colman che, in varie circostanze ha ammesso di sentirsi una frode), ha esclamato: “Non sapevo ci fosse una parola per questo. Sono io, sì, sì!’
4) Tina Fey
Tina Fey è un’attrice, una comica, una scrittrice, una produttrice, eppure è in continuo conflitto con la sua sindrome dell’impostore. Principalmente conosciuta per la sua partecipazione alla serie tv 30 Rock (di cui è anche produttrice), al Saturday Night Show e a Unbreakable Kimmy Schmidt, la Fey ha preso parte anche a diverse pellicole cinematografiche come Mean Girls. Nonostante il successo, l’attrice ha affermato che spesso si sente una frode. Non si aspettava questa carriera ed ha ancora forti dubbi sulla sua fama, come ha rivelato al The Independent nel 2010:
“Ah, la sindrome dell’impostore!? La sua bellezza è che si oscilla tra l’estrema egomania e la sensazione di ‘Sono un impostore! Oh Dio, mi stanno addosso! Sono un imbroglione!’ Quindi provi solo a cavalcare l’egomania e a godertela finché dura, ma poi scivoli piano piano nell’idea di essere un imbroglione. Seriamente, mi sono appena resa conto che quasi tutti sono dei truffatori, quindi cerco di non sentirmi troppo male, anche se non è facile”.
Nel gruppo di coloro che si sentono una frode è inclusa anche la sua compagna di avventure Amy Poehler, protagonista di Parks and Recreation, che nel suo libro aveva scritto: “La maggior parte delle persone che conosco lotta con il sentirsi offesi da un lato ed essere una frode dall’altro”.
5) Kate Winslet
Kate Winslet è una delle poche interpreti che possono dire di aver vinto un Oscar, un Grammy e un Emmy (come Viola Davis, anche se lei sostituisce il Grammy con il Tony). Per chi non lo sapesse, l’Emmy l’ha vinto per la miniserie del 2011 intitolata Mildred Pierce. Eppure le era stato ripetuto più volte che non sarebbe mai diventata un’attrice: “Non sei proprio quello che stiamo cercando, Kate”. Lo sentirai spesso”, le dicevano ai casting. Durante l’infanzia poi è stata vittima di bullismo da parte dei suoi coetanei proprio perché voleva recitare.
Sebbene sia considerata una delle attrici più talentuose di Hollywood e a causa di quello che le hanno detto in passato, spesso si sente un’imbrogliona. A The Mirror nel 2009 aveva rivelato:
“Nel corso degli anni la posta in gioco è diventata più alta per me. A volte mi sveglio la mattina prima di andare a fare un servizio fotografico e penso che non posso farlo, che sono un’imbrogliona. Ciò che la gente pensa veramente di me è qualcosa di cui rimango beatamente inconsapevole la maggior parte del tempo. Amo recitare e tutto quello che cerco di fare è il mio meglio. Ma anche adesso temo sempre quelle scene emotive. Penso: ‘Oh mio Dio, sono spazzatura e tutti lo vedranno. Hanno scelto la persona sbagliata.’ Ma mi sono resa conto che questo fa parte del processo per me”.
6) Steven Yeun
Per i fan di The Walking Dead Glenn Rhee, interpretato da Steven Yeun, è ancora una ferita aperta. Da cucciolo impaurito e disorientato diventa il membro più coraggioso ed eroico del gruppo e, nonostante gli orrori che ha vissuto, conserva sempre la sua umanità. Recentemente Yeun è stato visto al cinema in Minari e, prima degli Oscar 2021, ha partecipato a un round table del Los Angeles Times – con altri attori come Gary Oldman e Riz Ahmed – nel quale si è affrontata la questione della sindrome dell’impostore. Yeun la ritiene uno stimolo:
“Penso che ti costringa a prendere sul serio le regole […]. La sindrome dell’impostore è con me quasi ogni giorno. Quindi, tengo con me quella sensazione per giustificare quello che devo fare e quanto devo prenderlo sul serio”.
Dello stesso parere è Gary Oldman: “Penso che sia molto salutare perché quando qualcuno ti chiede qual è il tuo lavoro migliore, dico sempre il prossimo. Sarebbe triste guardare lo schermo e pensare ‘Mio Dio, sono meraviglioso’ e così il nostro lavoro è finito”. Riz Ahmed, invece, ha dato un consiglio su come poterla affrontare: “Ci sono momenti in cui perdi fiducia in te stesso. Può essere molto potente credere in qualcosa di più grande e che il tuo lavoro abbia un significato più ampio”
Nonostante questo, Yeun ha rivelato di aver avuto un attacco di panico prima delle riprese di Minari perché convinto di fare un terribile lavoro: “Ogni ragazzo coreano americano mi odierà perché l’ho rappresentato male. Ero sotto la doccia e ho iniziato a singhiozzare […]”.
7) Meryl Streep
Meryl Streep non ha bisogno di presentazioni. Una delle interpreti più versatili e camaleontiche della storia, con la capacità straordinaria di riprodurre vari accenti e di passare senza problemi da un genere cinematografico all’altro. Suo è il record di candidature ai Premi Oscar con 21 nomination in totale e tre statuette conquistate. Con Il Cacciatore è esplosa, Kramer contro Kramer le ha fatto vincere il suo primo Oscar, La Scelta di Sophie l’ha definitivamente consacrata. E di pellicole ne potremmo citare tante altre, compreso il suo iconico ruolo di Miranda Priestly nel Diavolo Veste Prada. In TV l’abbiamo vista nella seconda stagione di Big Little Lies, nel ruolo della madre di Perry, e il risultato è sempre il solito: l’eccellenza.
Il fatto che sia così brava e così di successo non le impedisce, purtroppo, di cadere nelle sue insicurezze. In passato aveva rivelato come si sente ogni volta che intraprende un nuovo progetto:
“Pensi, ‘Perché qualcuno dovrebbe volermi vedere di nuovo in un film? E comunque non so come comportarmi, quindi perché lo sto facendo?’”
8) Hugh Laurie
Hugh Laurie è conosciuto principalmente per aver dato vita al personaggio di Gregory House di Dottor House. Questo dottore della TV è piuttosto singolare: burbero, geniale, misantropo e poco empatico con i pazienti all’apparenza, rivela invece nel proseguo della serie una complessità molto profonda, il tutto condito da un’ironia tagliente e un sarcasmo pungente. Grazie a questo ruolo Laurie è diventato una star mondiale, aumentando il suo prestigio con altre performance come quella in The Night Manager, dove ha interpretato il malvagio filantropo Richard Onslow Roper.
Laurie nel 2016 ha ricevuto una stella sulla Hollywood Walk of Fame. Nel commento al raggiungimento di questo traguardo, è emerso il suo sentirsi un impostore per questo onore. Ecco le sue parole:
“C’è gioia e poi c’è una forte dose di frode. Da bambino guardavi una generazione adulta di persone sicure di sé che raccontavano storie, o scalavano montagne, o colpivano una palla da cricket, e le guardavi come figure titaniche. Invecchiando ti rendi conto che è giunto il momento di diventare un adulto e questo ti porta a forti sentimenti collegati alla sindrome dell’impostore. Forse James Stewart (la celebrità americana per antonomasia) lo sentiva. Ne dubito, però.”
9) Rachel Brosnahan
Tante apparizioni in serie tv importanti come Grey’s Anatomy, Gossip Girl e Orange is the new Black, un ruolo ricorrente in House of Cards e la definitiva consacrazione nella Fantastica Signora Maisel. Rachel Brosnahan interpreta la casalinga Midge, eroina complessa e affascinante, che negli anni ’50 farà strada nello spietato mondo della stand-up comedy. L’attrice, soprattutto nella prima stagione, ha affrontato diverse sfide, inclusa la sindrome dell’impostore:
“È stata dura. Ero molto intimidita e mi sono ritrovata a chiedermi per molti giorni: ‘Chi ha pensato che fosse una buona idea? E chi mi ha permesso di farlo?’ Non avevo altra scelta che abbassare la testa, fare il lavoro e sperare che alla gente piacesse”
Brosnahan ha dato anche molti consigli su come poterla superare, soprattutto grazie ai sistemi di supporto che possono aiutare a combattere questa sindrome:
“Si tratta solo di continuare ad affrontarla in ogni momento e ho scoperto che il modo giusto è continuare a fare cose che sembrano impossibili. È importante anche avere un sistema di supporto adeguato, che si tratti di amici, di familiari o di un terapeuta di cui ti fidi veramente. Insomma quelle persone a cui puoi rivolgerti per dire ‘Sto passando un periodo strano e ho bisogno di parlarne’”.
10) Tom Hanks
Anche Tom Hanks ha sperimentato la sindrome dell’impostore. Ne ha parlato alla NPR dopo aver girato il film Aspettando il re, poiché riusciva perfettamente a comprendere il senso di insicurezza e di spaesamento del suo personaggio. “Non importa quello che abbiamo fatto, arriva un punto in cui pensi: ‘Come sono arrivato qui? Quando scopriranno che sono, in effetti, un impostore e mi porteranno via tutto?'” ha spiegato l’attore.
Nonostante abbia vinto due Oscar (per Philadelphia e Forrest Gump) e sia apparso in più di 70 tra film e serie tv (ha prodotto Band of Brothers e ha recitato in The Pacific per esempio), Hanks afferma di ritrovarsi ancora a dubitare delle sue capacità:
“È una cosa che succede a tutti. Ci sono giorni in cui so che domani pomeriggio alle 3 dovrò fare una certa scena dove dovrò mostrare una certa emozione e, se non posso farlo, significa che dovrò fingere. Ma se fingo, vuol dire che potrebbero beccarmi e, se mi scoprono, beh, allora è la fine”.
Ciò dimostra, come nel caso di Gary Oldman, Meryl Streep o Viola Davis, che anche i più esperti ne soffrono. Il trucco è, semplicemente, andare avanti.
BONUS – Chuck Lorre
In America Chuck Lorre è chiamato the King of Sitcoms, ovvero il Re delle Sitcom. Ne ha create tantissime, tutte di grande successo. Qualche esempio? Due Uomini e Mezzo, The Big Bang Theory e il suo spin-off Young Sheldon, Mom e ultimo ma non meno importante Il metodo Kominsky, con protagonisti Alan Arkin e Michael Douglas e giunta ormai al suo termine con una terza bellissima stagione. Senza dimenticarci che ne ha sceneggiate altrettante, come Pappa e Ciccia, per la quale ha vinto un Globe (e pure per Il metodo Kominsky). Eppure, nonostante il successo, Lorre ogni tanto sente il bisogno di nascondersi, quando la sua fiducia è completamente risucchiata dalla sindrome dell’impostore. Come ha rivelato a NPR:
“Quando vai a vedere una prova di qualcosa che hai scritto e puzza, la sensazione naturale è ‘io puzzo’. Sono un truffatore. Devo andare a nascondermi. ‘