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Virgin River è una serie multigenerazionale

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Viviamo nella società postmoderna dove le Serie Tv sono il nuovo Cinema Paradiso, e Virgin River sta al passo con i tempi mentre racconta di due generazioni opposte: i Millennials e i Centennials. Gli spettatori Y (i Millennials nati tra gli anni ’80 e ’90) hanno assistito alla nascita e all’evoluzione delle serie Tv, ossia nel gergo dei tempi Telefilm. La generazione Y si vedeva spezzare il cuore con Beverly Hills, imparava ad aggiustare tutto con MacGyver e si sentiva parte della famiglia Ingalls de La Casa Nella Prateria. Al polo opposto la generazione Z (i Centennials nati tra la fine degli ’90 e il ‘2000) vivono un’altra faccia delle serie. In questo caso i tempi son più stretti, le trame più fresche e abbiamo una pluralità di generi in chiave adolescenziale. Basti pensare al linguaggio crudo di True Blood diverso dalla comunicazione più filtrata di Buffy The Vampire Slayer.

Virgin River

Virgin River è la storia di diverse generazioni messe a confronto dove il fulcro centrale è Melinda Monroe. Il mix dei personaggi è un perfetto equilibrio generazionale a partire da Christopher (figlio di Paige Lassiter), proseguendo con gli adolescenti Lizzie e Ricky fino ad arrivare al polo opposto con Vernon Mullins e Hope McCrea (indimenticabili le scene delle amiche di Hope che lavorano a maglia nel locale di Jack). In mezzo Melinda Monroe e Jack Sheridan fanno da contraltare ai due poli e li uniscono o li smussano. Tema importante è la mancanza di comunicazione tra giovani e adulti, e il perno è sempre la protagonista. Melinda è il personaggio nel mezzo tra un mondo che mette in discussione tutto e un mondo legato ai principi di un tempo. La semplicità è la chiave con cui la serie riesce a raccontare di tutti – giovani e meno giovani – usando storie che si risolvono il tempo di una puntata. La continuità è garantita dai protagonisti che smuovono la trama senza complicarla. In sintesi, l’idea di fondo è raccontare senza forzare, la sensazione di casa che esprime Virgin River si deve sentire anche nella trama.

Twin Peaks

L’importanza della scenografia

Virgin River è un piccolo luogo della California lontano dal mondo. É il classico paese disperso nei boschi con altissimi alberi e fluenti cascate, ma la natura è patinata e non tanto realistica. La sensazione è di vivere in un posto felice dove anche la pioggia è poco minacciosa. La scenografia ricorda alcune Serie Tv – famose e non – che hanno usato questo scenario tipicamente Canadese. Una di queste è la celebre I Segreti Di Twin Peaks della quale ricordiamo gli alberi maestosi e i fiumi caratteristici delle zone di montagna. Anche in Twin Peaks il realismo è attenuato, la natura è filtrata dalla suspense emozionale tipica del genio di David Lynch. Ovviamente l’angoscia della serie anni ’90 differisce dall’ottimismo di Virgin River, ma il riferimento alle “location” di Twin Peaks è abbastanza chiaro.

Oltre alla citazione del celebre capolavoro di Lynch troviamo una similitudine con una serie meno famosa: Wayward Pines. Sempre il solito paese disperso nei boschi verdeggianti, Wayward Pines ci regala dei fotogrammi di tensione con l’impronta horror e thriller, non mancando citazioni a Lynch. Virgin River ricalca l’impronta di questa serie non solo per la scenografia, ma anche per la fluidità delle puntate che sono autorisolutive. La volontà di semplificare è il progetto di entrambe le serie, nonostante Wayward Pines prenda un’altra piega alla fine della prima stagione (qui il perché della sua cancellazione). Insomma la cornice scenografica di Virgin River è poliedrica, il paese è legato all’idea di appartenenza e la dimensione del luogo è una dichiarazione di intenti. In un certo senso l’idea di un paese come piccolo luogo familiare lo si ritrova nelle trame di Stephen King nonostante siano due generi completamente diversi, e imparagonabili.

La volontà della serie è raccontare nel modo più semplice possibile i problemi che affronta ogni generazione nel mondo attuale. Melinda Monroe è una giovane Millennial che si ricostruisce da zero una nuova vita sentimentale e professionale. E’ una trentenne di oggi che affronta il lutto e la solitudine combattendo con gli schemi sociali che la dipingono indifesa e sensibile, al contrario Melinda si dimostra forte e risoluta. Vernon Mullins (Doc) è un dottore prossimo al pensionamento che rifiuta di mettere in discussione i suoi metodi lavorativi, compresi i suoi principi personali. Alla fine il personaggio si ritrova a scardinare alcune idee preconcette compresa quella di una relazione sentimentale in età avanzata. L’adolescenza rinfresca le puntate della serie intrattenendoci con le vicende – a tratti comiche – di Lizzie e Rickie. Interessante lo scontro generazionale tra Lizzie e sua zia Connie soprattutto in temi importanti come contraccezione, libertà personali e relazioni sentimentali.

Virgin River

Ma perché Virgin River si impegna così tanto a risolvere il gap generazionale? La sensazione è che ci sia un messaggio nascosto come le foglie del tè sul fondo della tazza. Se guardiamo la serie nel complesso notiamo un comune denominatore di tutte le generazioni: l’incertezza. Tutti gli abitanti di Virgin River si trovano ad affrontare l’incertezza del mondo di oggi, seppur in modo diverso per ognuno. Per Melinda è il compromesso tra carriera e famiglia, per Doc è la vecchiaia e per Jack è il trauma del passato. Nel bene e nel male tutti sono vittime delle circostanze e l’ottimismo di fondo è la chiave di violino per un dramma esistenziale che ci accomuna tutti.

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