Wentworth esalta, stupisce e disorienta. Wentworth è una di quelle Serie che entra nella tua testa e si confonde con la tua stessa vita, facendo in modo che non ci sia più una netta distinzione tra finzione e realtà, tra spettatore e attore. Ci siamo solo noi e questa realtà sconosciuta, che pian piano entra prepotentemente a far parte della nostra quotidianità.
Ci troviamo nella prigione femminile di Wentworth, assistiamo ad affermazioni di carattere per arrivare ad avere controllo e potere da parte delle detenute, siamo testimoni di omicidi, giochi di potere e manipolazioni.
Prodotta nello stesso periodo di Orange is The New Black, con molti aspetti in comune, ma con altrettante caratteristiche differenti che la contraddistinguono e la identificano come una Serie originale ed altamente godibile. L’ambientazione e le relazioni sociali appaiono molto simili, ma la gestione e le sfumature sono totalmente diverse. In Wentworth prevale il carattere cupo e terrificante che alle volte sfocia in un estremo realismo che sottolinea come la Serie abbia un’impronta drammatica.
Altra differenza sostanziale è l’utilizzo della colorazione e delle variazioni cromatiche che permettono a Wentworth di sfruttare al meglio le scale di grigi e blu dando al colore il ruolo di protagonista attivo che condiziona e modifica gli eventi.
Grazie alla presenza di Nicole da Silva (che può essere ammirata anche in un’altra Serie australiana: Rush) nei panni di Francesca ‘Franky’ Doyle e Danielle Cormack nel ruolo di Bea Smith, Wentworth acquista carattere e intensità.
L’evoluzione dei personaggi è drastica. Si tratta di uno sviluppo innaturale ed eterogeneo che implica problematiche e situazioni che mirano ad abbattere le vecchie difese mentali ed a costruirne di nuove.
Ci si rende conto, ad un certo punto della prigionia, che bisogna cambiare atteggiamento verso gli altri, ma soprattutto verso se stessi. Per sopravvivere è necessario prendere il comando e diventare ‘Top Dog’ oppure entrare in combutta con quello già esistente per rubarle il potere e tutto ciò che ne comporta.
Impariamo ad amare i protagonisti puntata dopo puntata, anche chi apparentemente può sembrare una vittima verrà smascherata con il tempo e chi, etichettato da sempre come cattivo, alla fine si scoprirà essere giusto e leale. Ma questo folle mondo non lascia mai veramente leggere la verità, tanto che i cattivi possono trasformarsi in mostri ed i mostri in qualcosa di ancora più snaturato e inumano.
Entriamo pian piano nelle menti dei personaggi, restandone talvolta imprigionati, non riuscendo ad uscirne.
Impazziamo con i protagonisti, provando quello che loro stessi provano, nello stesso momento in cui accade loro.
Questo processo diviene ancora più naturale ed automatico grazie all’introduzione di Bridget Westfall (Libby Tanner) come psicologa forense. Attraverso il suo lavoro riusciamo a scavare nelle personalità e nell’anima di chiunque ne entri in contatto, si intensifica così, l’analisi psicologica ed introspettiva dei personaggi.
Ogni stagione è più bella ed emozionante della precedente. La linea guida che viene seguita come scheletro per la costruzione di questa Serie si sviluppa, evolve ed è sempre presente, come un promemoria di ciò che Wentworth vuole sottolineare e significare. C’è qualcosa nelle persone, in tutti noi, che è impossibile soffocare, un istinto primordiale che ci guida e ci porta ad agire in maniera impulsiva ed esagerata, c’è una parte di noi che nessuno riuscirà mai a comprendere ed eliminare, neanche noi stessi. È quella parte che ci fa impazzire, che ci porta ad essere quello che siamo, nel bene e nel male.
Nelle prime due stagioni i protagonisti cercano inevitabilmente di mettere ordine alla catena di comando, provando a rimediare ad un caos a cui sarà complicatissimo sfuggire, a cui probabilmente nessuno riuscirà a porre fine. E forse sarà proprio questo caos a fare da linea guida fino alla quarta stagione (appena conclusa in Australia). Ci sarà da soffrire nell’attesa della quinta, ma ne varrà sicuramente la pena.
Nonostante siamo arrivati già alla fine della quarta stagione, non è affatto complicato recuperare la Serie (per chi non l’ha ancora iniziata) nel tempo che ci separa dall’uscita della prossima stagione. Una volta iniziata sarà difficile farne a meno, e le puntate voleranno fino ad arrivare ad essere in pari con la programmazione ufficiale.
Il successo narrativo e passionale di Wentworth è dovuto anche al lavoro che viene fatto con la colonna sonora e le inquadrature. Sempre e comunque adeguate e perfette alle situazioni e alla dinamicità della Serie stessa.
Riusciamo a fare irruzione nelle idee e nelle intenzioni del cast grazie alla metodologia con la quale vengono ripresi sorrisi, sguardi, minuscoli gesti e posture.
Consigliatissima per l’atmosfera che ha, per il cast pazzesco e per la costruzione meticolosa di qualsiasi piccolo dettaglio. E’ una Serie stracolma di suspence, terrore, femminilità e follia. Ha tutto ciò che un telefilm deve avere, e forse anche di più, per essere apprezzato.