Con inquadrature frontali, una maniacale attenzione per la composizione e una profonda ricerca dei colori, Wes Anderson riesce – in ogni sua opera – a essere il regista delle emozioni e dell’interiorità. Non si limita soltanto a mostrare il semplice sviluppo della storia ma decide di andare oltre, facendo parlare i suoi personaggi e i loro sentimenti solo attraverso le immagini e i colori. Tutto questo ha fatto si che Wes Anderson sia – ad oggi – uno dei più famosi registi di Hollywood, artefice di opere uniche e inimitabili.
Ma nell’arte, e quindi anche nel cinema, gli autori sono circondati da continue influenze che li portano ad assorbire l’uno dall’altro. È per questo che, nonostante il suo stile sia evidente e ben riconoscibile è possibile trovare delle scene iconiche nelle serie tv che ci ricordando – perché sono state influenzate dal suo modello o viceversa – lo stile peculiare di Wes Anderson.
Sex Education
Con la Regia di Ben Taylor, Sex Education è sempre stato apprezzato per le sue palette armoniche, pastellose e saturate. Certo, lo stile del regista è sicuramente diverso da quello di Wes Anderson sotto molti punti di vista ma non possiamo non notare qualche piccola analogia tra i due in una scena come questa. Si tratta della 1×04, il momento in cui Maeve e Otis stanno diventando amici e vediamo, per un piccolissimo momento, come per entrambi possa esserci del sentimento oltre ad una semplice amicizia. Tutto in questa scena urla simmetria e armonia. I personaggi perfettamente centrali nell’inquadratura, le linee prospettiche che portano a loro e le sfumature del verde creano una sensazione di tranquillità e naturalezza che rispecchia alla perfezione questo momento in cui entrambi si stanno aprendo un pochino l’uno all’altra.
La Regina Degli Scacchi
Ne La Regina degli scacchi, il cinematografo Steven Meizler ha lavorato a stretto contatto con il regista Scott Frank per creare una serie che non puntasse solo ad una buona trama ma anche ad un’eccellente narrazione visiva. Questa grande cura per l’aspetto cinematografico ha donato alla serie un aspetto elegante che ha permesso ai personaggi di evolvere progressivamente e mostrarlo solo attraverso i diversi utilizzi della composizione e della camera. Risulta evidente come nei primi episodi l’attenzione sia puntata sul punto di vista di Beth per poi arrivare – invece – a inquadrature più lunghe e distanti che mostrano i progressi fatti dalla campionessa. Se pensate che guardare intere partite di scacchi in una serie possa essere noioso, vi sbagliate: le inquadrature dinamiche e spesso simmetriche e i colori attentamente scelti in base al mood della situazione, rendono il tutto molto interessante e piacevole. Come in questa scena.
The Good Place
Se esistesse qualcosa dopo la morte, come vi immaginereste il Paradiso? Mike Schur, il regista della serie The Good Place, l’ha immaginato come una sorta di paesino tranquillo in cui tutti vivono felici e contenti sotto l’amministrazione dell’Architetto Michael, o quasi. Allontanandosi dal modello Dantesco che vede l’aldilà pieno di mostri infernali, demoni e creature angeliche, Mike ha puntato a qualcosa di più semplice e vicino alla realtà. Quel che però caratterizza questo mondo ultraterreno sono i colori pastello e le ambientazioni troppo perfette in cui tutte le anime si ritrovano a ‘’vivere’’. Ad accentuare questo eccesso di positività e armonia ci sono le inquadrature: perfettamente centrali e caratterizzata da palette di colori pastello, come in questo caso. Probabilmente, se Wes Anderson avesse dovuto girare questa scena, l’avrebbe resa allo stesso modo.
Transatlantic
Non si tratterà di una serie conosciuta come Sex Education o La regina degli scacchi, ma Transatlantic è riuscito a conquistare il cuore di molti spettatori su Netflix fin dalla sua uscita. Ci troviamo a Marsiglia durante la Seconda guerra mondiale, dove un gruppo di Americani decide di organizzare delle operazioni di salvataggio per gli ebrei. Ma non è solo merito della trama – basata su fatti realmente accaduti – se la serie è stata apprezzata, ma anche della fotografia che ricorda molto lo stile di Wes Anderson. Il titolo che apre ogni episodio, i colori caldi e armoniosi e le inquadrature centrali e geometriche riportano alla mente – più volte – lo stile del grande regista Hollywoodiano da cui la serie ha preso visivamente spunto. Ogni episodio mantiene così l’attenzione dello spettatore non solo attraverso l’avanzamento della trama e i continui colpi di scena ma anche grazie alla narrazione visiva che entra nell’animo e nelle sensazioni dei personaggi in scena.
The End of the F***ing World
Conclusasi ormai nel 2017, la serie ci getta nelle vite di Alyssa e James, due adolescenti che ci vengono presentati in tutta la loro sgradevolezza e incoscienza, lei lunatica e insoddisfatta della sua vita, lui un convinto psicopatico che cerca qualcuno da uccidere. Questa improbabile coppia di scapestrati si getterà a capofitto nelle idee peggiori – grazie alla loro incoscienza – avendo un unico grande nemico: gli adulti. Utilizzando una trama al limite del possibile e dei personaggi – perfettamente – folli, la serie ci ha fatto ricordare come ci si senta ad essere adolescenti in un mondo di adulti, in cui l’unica cosa che si vuole fare è essere sé stessi. E non lo ha fatto solo grazie alla trama o ai dialoghi, ma anche attraverso le inquadrature e i colori che ricordano quelle di Wes Anderson e, in particolare, il film Moonrise Kingdom. Prima di arrivare al climax conclusivo della stagione, la serie ci mostra Alyssa e James seduti su una spiaggia. La centralità della scena, insieme ai colori caldi e bilanciati, trasmettono la sensazione di pace e calma che i due riescono a ritrovare per la prima volta dopo il loro lungo viaggio, prima della conclusione.