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7 Serie Tv con un’ambientazione completamente scialba

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Vi ricordate quando l’ambientazione di Westworld ha decretato metà del suo successo? Quante volte vi è capitato di guardare una serie tv ed esserne conquistati, non solo per la trama e i personaggi, ma anche per quell’altro elemento fondamentale: la scenografia. La sottile arte di sapere creare da zero o allestire un ambiente ideale per rappresentare la storia che si vuole raccontare. E ci sono parecchie serie tv che sono riuscite nell’impresa, ne esistono altrettante che hanno toppato miseramente. A volte per mancanza di fantasia, altre volte per seguire la strada più facile. Così il far west delle prime stagioni di Westworld lascia il posto a un paesaggio urbano comune e la magia del mondo Shadowhunters si perde nell’adattamento televisivo.

Queste sono 7 serie tv, tra cui anche la terza stagione di Westworld, che non riuscite a trasmettere nulla con le loro ambientazioni.

1) Shadowhunters

Westworld

Chi ha amato i libri, probabilmente, avrà detestato la serie tv. D’altronde, anche se un adattamento seriale si prestava abbastanza bene alla trama complessa di Shadowhunters, le storie di Cassandra Clare non hanno mai avuto vita facile quando si tratta di trasposizioni E se già il film aveva lasciati scontenti in molti, la serie tv si è rivelata un flop inspiegabilmente portato avanti per quattro stagioni.

Uno degli elementi che ha contribuito al successo della saga letteraria del mondo Shadowhunters è stata sicuramente la varietà nelle ambientazioni. L’universo costruito da Cassandra Clare è in continua espansione, sempre arricchito con nuovi scenari creati appositamente o ripresi dal mondo reale. Questo elemento così caratteristico manca totalmente all’interno della serie che si cristallizza, ben presto, in ambientazioni sterili e tutte uguali. L’Istituto sembra la base operativa di un film di spionaggio, New York è la brutta copia di se stessa e non c’è traccia dell’atmosfera magica di luoghi come la Corte Seelie o la Città di Diamante.

2) Carnival Row

Westworld

La serie tv con protagonisti Orlando Bloom e Cara Delevingne partiva da premesse molto ambiziose. In un contesto vittoriano, gli esseri umani, le fate e altre creature mitologiche vivono una pace fragile che rischia di sgretolarsi definitivamente a causa di una serie di omicidi irrisolti. Carnival Row presentava, dunque, un buffet piuttosto ricco, composto da elementi fantastici, romance, intrighi, delitti e persino questioni politiche. Una sorta di Game of Thrones che incontra Fantastiche Avventure (solo i figli degli anni ’90 potranno capire).

Purtroppo, all’interno di un prodotto in cui l’ambientazione dovrebbe giocare un ruolo determinante è proprio quest’ultima a venire penalizzata. Gli scenari di Carnival Row non sono solo banali ma anche realizzati in maniera discutibile. Molto discutibile. Non sorprende che la serie, pur essendo rinnovata per una seconda stagione, sia in fase di stallo dal 2019. La città in cui si svolgono la maggior parte degli eventi non presenta alcuna caratteristica riconoscibile, siamo lontani dalla cura maniacale al dettaglio presente nella sopra citata Game of Thrones.

3) Westworld S.3

Westworld

A volte abbandonare la strada vecchia per la nuova non è la scelta migliore e la terza stagione di Westworld è una delle prove più lampanti. Quando lo show fece il suo debutto nel 2016 fu chiaro a tutti che non si trattava di un semplice prodotto commercialmente di successo ma di un vero e proprio capolavoro. Nel trattare di argomenti etici e filosofici, Westworld portava la dimensione seriale a un livello qualitativo, forse, mai visto prima. Lo spessore narrativo, dunque, unito a una trama complessa e mai scontata e a interpreti eccezionali sono stati i tre elementi cardine del successo dello show di Jonathan Nolan e Lisa Joy.

E si, anche il nostalgico Far West ha giocato un ruolo essenziale in Westworld.

L’immagine di un mondo diverso, lontano dalle regole della società, è un invito allettante sia per gli ospiti del parco ma anche per noi spettatori, desiderosi di prendere parte ad avventure in luoghi sconosciuti ed esotici magari. La magia delle prime due stagioni di Westworld si spezza con l’arrivo della terza, in cui il selvaggio west lascia il posto alla banale metropoli, scenario visto e rivisto in una storia di fantascienza. Il nuovo contesto urbano non regge il confronto con macrocosmo che ci siamo lasciati alle spalle, perdendo rovinosamente.

4)Obi-Wan Kenobi

L’effetto nostalgia può non essere sempre una scelta saggia, contrariamente al caso di Westworld.

Bisognerebbe infatti capire quando il desiderio di voler rendere omaggio a una storia famosissima e amata, possa risultare in un fastidioso effetto copia-incolla. Per la miniserie su Obi-Wan Kenobi, sarebbe un eufemismo dire che l’attesa era tanta. D’altronde, lo show si propone come un ponte, un capitolo 3.5 che va a collegare l’ultimo duello tra Anakin e il suo maestro e il loro ricongiungimento molti anni dopo. In ogni caso, non siamo qui per discutere la direzione più o meno azzeccata che lo show ha deciso di prendere ma come l’ambientazione non abbia giocato a suo vantaggio.

L’universo di Star Wars è uno dei più amati di sempre e si tratta certamente di un universo in continua espansione ricco di popoli, razze e pianeti da scoprire. Appare allora piuttosto incomprensibile e deludente la scelta, da parte di Disney, di non sfruttare l’occasione del nuovo show per allargare gli orizzonti dell’universo di Star Wars. Le ambientazioni non aggiungono nulla di nuovo passando dall’essere quelle più iconiche come Tatooine a paesaggi senza infamia e senza lode. Se escludiamo l’ultima puntata, di cui non faremo spoiler, nel corso dei 6 episodi di Obi-Wan Kenobi non ci troviamo mai di fronte a scenari da mozzare il fiato o, quantomeno, a nuovi pianeti intriganti da visitare.

5) Hausen

Westworld

Un protagonista disturbato e un luogo inquietante. Vi sembra una trama già vista? In effetti, non possiamo darvi torto visto che Hausen è un mosaico di cliché, temi scopiazzati e riferimenti evidentissimi ad altri film e serie tv del genere horror. Sarà pur vero che inventare qualcosa di nuovo al giorno d’oggi non è impresa facile, però sarebbe già un passo avanti quantomeno provarci. L’ambientazione di Hausen è un concentrato di oscurità, malessere e sporcizia. Un edificio malsano in cui veniamo risucchiati, nostro malgrado per quello che sembra un tempo infinito.

Gli scenari di Hausen sono monotoni, grigi e privi di pathos anche se la trama di fondo dovrebbe richiederlo. Pur trattandosi di una serie tv horror, l’unico sentimento che la piattezza di ambientazione ci trasmette è quella di una noia infinita. Fossero almeno carismatici i personaggi.

6) Wayward Pines

Westworld

Proprio come Twin Peaks: un tranquillo e accogliente paese di montagna che nasconde segreti da incubo. Nello show, prodotto e diretto da M. Night Shyamalan, il paesino di Wayward Pines diventa una prigione metaforica dalla quale il detective Ethan Burke non riesce a scappare. Burke arriva per indagare sulla scomparsa di due colleghi, fra cui la sua amante Kate. Dopo un incidente in auto si risveglia nell’ ospedale di una cittadina popolata da personaggi inquietanti.

A prescindere dalla buona riuscita o meno della serie tv, dai plot twist e da una seconda stagione assolutamente non necessaria, Wayward Pines ha il grande difetto di far troppo affidamento sullo show ispiratore, Twin Peaks appunto. Sfortunatamente, se il cult di David Lynch poteva permettersi il lusso di essere ambientata in una cittadina “anonima”, Wayward Pines non aveva altrettanto carisma da concedersi questa scelta. Con il passare delle puntate, l’interesse dello spettatore nei confronti del mistery è proporzionale alla sua insofferenza nei confronti dell’ambientazione slavata e spenta.

7) Gotham

Il pubblico di Gotham si è sempre diviso tra chi l’ha detestata e chi l’ha accolta di buon grado accettando la serie con i suoi pregi e difetti. Lo show ideato da Bruno Heller – e andato in onda per ben cinque stagioni – racconta le origini dei personaggi più iconici dell’universo di Batman, prendendosi numerose libertà. Da Pinguino all’Enigmista, dal detective Gordon a Bruce Wayne, Gotham esplora il passato e il percorso che ha portato alla nascita delle figure che noi tutti conosciamo. Il problema di Gotham non risiede tanto in quelle libertà citate poco prima (accettabili considerata la poca ambizione dello show) quanto nello sfociare spesso in una parodistica rappresentazione di Gotham City e dei suoi abitanti.

L’oscura metropoli di ispirazione newyorkese viene ridimensionata e resa più realistica, fin troppo realistica. L’incapacità di trasmettere quel senso di claustrofobia e pericolo – caratteristiche preponderanti di Gotham City – relegano l’ambientazione della serie tv al livello della mediocrità. I personaggi si muovono in strade tutte uguali, visitano edifici tutti uguali e persino la magione di Bruce sembra solo e soltanto la villa di un ricco miliardario.

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