Scrivere articoli sulle serie tv il 99% delle volte per me significa scrivere di qualcosa che mi piace. Serie che ho apprezzato particolarmente, che hanno stimolato in me delle riflessioni, che mi hanno lasciato qualcosa o che non vedo l’ora di vedere: la stragrande maggioranza della mia scrittura ruota attorno a questo e devo dire che mi dà sempre un bel po’ di soddisfazione. Ma non si può negare che esista anche quell’1%, perché le serie tv sono troppe per poterle apprezzare tutte. La tematica, lo stile, l’ambientazione, sono diversi i fattori che possono portarci a non amare una serie e, nei casi più estremi, a smettere di guardarla. Devo dire che lasciare una serie a metà per me è un po’ un fallimento, sono nel team di coloro che pensano che una volta entrati in un racconto cinematografico, seriale o letterario, l’unico modo per uscirne sia arrivare al finale. Eppure ci sono delle serie che proprio non sono riuscita a finire, con mio stesso grande disappunto. Ed è proprio di queste che parliamo oggi, nello specifico di quelle che ho smesso di guardare perché non ne digerivo l’ambientazione. E so già che alcuni di questi miei pensieri possono essere poco condivisibili (piccolo spoiler, quello su You), ma sono più che pronta ad ascoltare, o leggere, opinioni diverse dalle mie.
E chissà, magari anche a cambiare idea.
1 – Scream Queens
Lo so, ho già spoilerato You e forse sarei dovuta partire da lì e togliermi il dente, ma ho scelto di inserire come prima serie di questa lista Scream Queens perché è stata forse quella che per prima mi ha fatto pensare con forza “No, non posso proprio farcela“. Essendo un’amante delle serie di Ryan Murphy, quando Scream Queens è stata annunciata aveva nella mia testa tutti i presupposti per essere un prodotto da apprezzare. Grande, grandissimo errore. Mi è bastato guardare la prima puntata per cominciare ad avere i nervi a fior di pelle: la fotografia, i costumi, il fatto che tutto fosse così patinato non facevano altro che farmi innervosire scena dopo scena. Certo, la serie si pone come una parodia dei cliché di cui il genere horror è pieno zeppo e tutto è così esasperato proprio in quest’ottica, ma io proprio non ce la potevo fare. E mi meraviglio davvero di essere arrivata alla fine della prima stagione per gettare la spugna e ammettere che no, non l’avrei mai continuata. E pur avendo visto il finale di stagione, proprio non riesco a ricordarlo: forse il mio cervello ha preferito rimuovere il trauma.
2 – Outlander
Vi confido quello che ormai non sarà più un segreto: detesto le serie in costume. I vestiti, il modo di parlare, i palazzi sfarzosi ma soprattutto quegli odiosissimi corsetti che solo a vederli mi fanno mancare il respiro io proprio non riesco a digerirli, è più forte di me. Non vi sorprenderà dunque il fatto che io abbia smesso di vedere Outlander. Ammetto di aver un po’ faticato a lasciarla andare, dato che a casa mia piaceva molto e più volte negli anni sono stata costretta a guardare episodi sporadici. Ma vi giuro che non capisco nemmeno come io abbia fatto ad arrivare a finire la prima stagione. Il fatto è che Outlander unisce due fattori che proprio non mi piacciono: le serie in costume – come dicevo – e le interferenze storiche. Claire si gode la sua seconda luna di miele nel 1945 e all’improvviso eccola nel 1743, dove non solo ci mette due secondi a innamorarsi di un altro ma pensa anche che cambiare la storia per coronare il suo amore possa essere un’idea saggia. E arrivata alla fine di questo paragrafo direi che ormai è abbastanza chiaro, non mi sono proprio pentita di averle detto addio.
3 – Bridgerton
Ecco, qui siamo a un punto problematico anche se coerente con quello precedente. Quello di Bridgerton è per me un tasto dolente: tutte le persone attorno a me che hanno cominciato a vederla non possono farne a meno e sono in attesa spasmodica della terza stagione; io quando se ne parla mi guardo attorno con aria confusa e cerco di cambiare argomento. In realtà un po’ capisco l’idea, perché guardando la prima puntata anche io ho pensato di voler passare subito alla seconda. Poi, però, basta. E il problema non è stata la trama, abbastanza avvincente anche se diciamolo, un po’ banalotta, quanto – potete già immaginarlo essendo presente in questa lista – l’ambientazione. Io le serie e i film ambientati nell’800 proprio non riesco a farmeli piacere. O meglio, quelli che mi sono piaciuti sono una vera e propria rarità. La maggior parte delle persone che mi chiedono come mai io non sia riuscita a superare la seconda puntata di Bridgerton non riescono a capire il mio punto e mi guardano come se fossi un’aliena. Ma io piuttosto che continuare Bridgerton, comincio per la millesima volta Streghe.
4 – Locke and Key
Conoscere a memoria tutti gli incantesimi di Streghe significa di certo che so apprezzare l’ambientazione fantasy, ma non vuol dire che debbano piacermi per forza tutte le serie che hanno a che fare con la magia: Locke and Key è la prova provata di questo concetto. Così come mi è successo con Bridgerton, anche per quest’altra serie distribuita da Netflix ho dovuto fare i conti con l’opposizione tra una storia a suo modo interessante e un’ambientazione che proprio non riuscivo a digerire. Quest’ultima ha palesemente avuto più spazio nella mia decisione finale. Quella di Locke and Key è infatti un’ambientazione che mi è sembrata sotto tutti i punti di vista forzata: tutto è forzatamente grande, inquietante e spaventoso, così tanto da sembrarmi alla fine quasi grottesco. Il bello delle serie tv che presentano l’elemento magico spesso è proprio la possibilità di veder interagire la magia con la quotidianità che la circonda, cercando di capire come le due cose possano coesistere. Nel caso di Locke and Key invece la magia si inserisce in un contesto che mi dà l’impressione di voler essere tutto troppo. E infatti, dopo la prima stagione, addio.
5 – You
Eccoci qui, siamo finalmente arrivati al punto dello spoiler iniziale: You. Mi fa un po’ male inserire You nella lista delle serie tv che ho smesso di guardare perché non ne digerivo l’ambientazione, dato che ho praticamente divorato la prima stagione. Eppure con la seconda qualcosa è cambiato, o forse si è soltanto accentuato un elemento che fin dall’inizio esisteva ma non in maniera così preponderante. You vuole farci vedere che il male è intorno a noi, esattamente dove non ci aspetteremmo di vederlo: nel ragazzo della porta accanto, nell’affascinante gestore di una libreria di New York o in un bel barista di Los Angeles. E proprio questo suo essere ambientata in un mondo così reale è il punto di forza della serie. Ma a un certo punto la storia e l’ambientazione cominciano a distaccarsi tanto, troppo. Joe Goldberg, o comunque lo si voglia chiamare, non è solo un pazzo psicopatico, ma diventa anche l’uomo più furbo e contemporaneamente fortunato della Terra. Uscire da alcune delle situazioni nelle quali la sua follia lo fa buttare a capofitto sarebbe impossibile nella realtà, ma lui ne salta sempre fuori con semplicità. Il protagonista di You stalkera, uccide, cambia identità e chi più ne ha più ne metta, e trova addirittura una ragazza inquietante tanto quanto lui. Il momento in cui si capisce la vera natura di Love è quello in cui l’ambientazione della serie dice definitivamente ciao ciao alla realtà, ed è stato anche quello in cui io ho detto ciao ciao a You.
6 – Legacies
Ma facciamo un passo indietro e torniamo al fantasy con un’altra serie la cui ambientazione non ha fatto altro che sembrarmi una parodia di qualcosa che nemmeno io riuscivo a capire: Legacies. Il fatto che questo prodotto nasca come spin-off di uno spin-off (parlo di The Originals, spin-off di The Vampire Diaries) forse doveva farmi dubitare fin da subito, ma avendo molto tempo libero a marzo 2020 ho deciso di darle un’opportunità. Col senno di poi, ho sbagliato. Le storie raccontate sono inutilmente complesse e intricate, ma ovviamente è l’ambientazione la parte che più di tutte mi ha turbato. Il contesto di Legacies è tremendamente costruito, non c’è nulla che sembri naturale o casuale. La creazione delle scene, la scenografia, tutto mi dava l’impressione di voler essere un horror senza esserlo davvero, con il risultato di sembrare vuoto e privo di significato. E per di più ogni scelta pare essere stata fatta solo ed esclusivamente in funzione di Hope. Insomma, pur avendo visto quasi due stagioni intere di Legacies, non sono mai riuscita ad apprezzarla davvero e la sua visione mi ha lasciato poco o niente se non numerosi dubbi sulle scelte stilistiche degli autori.
7 – The Walking Dead
Concludo questa lista con una serie che mi fa male inserire forse solo quanto mi ha fatto male parlare di You. Il mio viaggio nella trama di The Walking Dead è durato diversi anni ed è stato non privo di emozioni: nelle otto stagioni che ho seguito mi sono affezionata ai personaggi e insieme a loro mi sembra di averne vissute di tutti i colori. Nessuna delusione successiva potrà cancellare le lacrime piante per la morte di Glenn o quella di Carl, né le avventure vissute con il gruppo di Rick. Ma c’è un ma. In una serie che si chiama The Walking Dead, mi aspetto di vedere i morti che camminano, tanti morti che camminano. Ma se all’inizio le vicissitudini umane erano effettivamente minacciate dall’apocalisse zombie, da un certo punto in avanti The Walking Dead è diventata solo l’attesa e lo svolgimento della trama dei cattivi di turno, facendo passare quasi in secondo piano ciò da cui tutto ha avuto inizio. E sì, capisco benissimo ciò che la serie vuole comunicare, il fatto che la prima vera minaccia per l’uomo è l’uomo stesso. Eppure lo sviluppo preso dall’ambientazione della serie è stato a mio avviso esasperato, portandomi con non poco rammarico ad abbandonarla. Chissà, forse un giorno cambierò idea e la riprenderò da dove l’ho lasciata. Ma quel giorno non è ancora arrivato.