Era la fine degli anni ’90, precisamente il 1999, quando uscì nelle sale cinematografiche American Pie, un film che avrebbe segnato un’epoca. Eh sì, perché per gli adolescenti di quel preciso momento storico nulla sarebbe stato più come prima. Sarebbero nate citazioni e un nuovo modo di vivere e vedere il sesso. Tanti film e serie tv nei primi anni Duemila, e ancora oggi, hanno preso liberamente spunto da quella saga, tra queste la serie tv originale Netflix Sex Education.
Chiaramente i due titoli hanno pochissimo in comune dal punto di vista pratico. Appartengono a epoche diverse, trattano il tema della sessualità in modo differente e il pubblico di riferimento non è più quello dei rimpianti anni ’90. Tuttavia dal punto di vista concettuale American Pie e Sex Education hanno più di un’analogia.
Al contrario dell’irriverente comedy che ha sbancato tutti i botteghini del mondo, la quale si prefiggeva il solo scopo di far ridere esasperando i desideri e le pulsioni sessuali di un’intera generazione, Sex Education vuole educare e fare informazione (d’altronde lo dice anche il nome). Vuole farci riflettere che se quei desideri e quelle pulsioni non vengono comprese possono causare enormi problemi.
È inevitabile però osservare svariate connessioni tra il titolo degli anni ’90 e la serie tv Netflix.
Iniziamo dal più palese: l’affascinante dottoressa Jean Milburn. Non è solo la madre del protagonista, ricalca anche il modello di una donna forte e sexy insita nei desideri erotici di ogni adolescente.
In American Pie avevamo l’intramontabile mamma di Stifler, grazie alla quale il termine MILF fece il giro del mondo e in poco tempo divenne di fama internazionale. Agli occhi dei suoi amici era una donna penetrante, provocante e tremendamente sexy. Nessuno la ricorda con il suo nome, tanto meno per una presunta ricercatezza completamente assente dal personaggio. Era solo la donna che ammiccava agli adolescenti bevendo del whisky, e solo per questo veniva considerata di “classe”.
Eppure di raffinato non aveva nulla, se non una volgare apparenza. Per la dottoressa Jean Milburn è diverso. Dal primo all’ultimo episodio ci tiene a sottolineare il suo ruolo di psicoterapeuta sessuale e il suo titolo di dottoressa. Inoltre ci viene raccontata una donna che si mostra realmente raffinata: negli sguardi, atteggiamenti, ma soprattutto nella scrittura.
Una donna determinata con un grande bagaglio culturale che ribalta la semplice attrazione fisica per promuovere un’attrazione più profonda e matura, non solo istintuale. In Sex Education il concetto di MILF cambia volto. Non è più l’aspetto fisico a essere determinante, ma anzi viene messo in totale secondo piano. Sebbene gli studenti e gli amici di Otis non siano attratti da lei come in American Pie, hanno continui approcci e le frecciatine al film sono spesso evidenti.
Non più un oggetto, ma un nome e un cognome.
Un insegnamento per le nuove e vecchie generazioni. E se di oggetti si parla, un’altra analogia tra American Pie e Sex Education la troviamo nel rapporto con se stessi e il proprio corpo. L’autoerotismo esasperato sia femminile che maschile sfocia nell’esagerazione e nel cyberbullismo.
Il tema del bullismo sessuale mai come oggi è particolarmente sentito.
Soprattutto dopo il recente scandalo delle chat di Telegram, in cui le persone all’apparenza più impensabili, mariti e fidanzati, si scambiavano foto e video dei loro ex o attuali partner. È un incubo che non è figlio di questa epoca ma che ci trasciniamo da generazioni, attraverso diversi mezzi.
In American Pie ad esempio era una webcam che riprendeva in streaming nei canali di tutta la scuola il mancato e imbarazzante rapporto sessuale di Jim. Sex Education invece travalica la semplice ironia e porta il tema del bullismo a un’analisi più profonda. Cerca di sensibilizzare ed educare senza uscire dal suo linguaggio leggero. La webcam si trasforma in smartphone e la perversione si sposta addirittura nei mezzi pubblici, in cui un ragazzo all’apparenza normale e sorridente nasconde un raccapricciante segreto (qui vi raccontiamo la vera storia da cui è ispirata quella scena).
Nel quadro d’insieme della serie Netflix l’autoerotismo gioca il suo ruolo cruciale e impatta su molti dei temi che vengono trattati, come ad esempio la masturbazione. Se in American Pie avevamo calzini e torte di mele, in Sex Education abbiamo porte senza serratura e alieni. La dolce incapacità di un acerbo desiderio sessuale e l’insicurezza sono temi ricorrenti. Nel film, Jim veniva scoperto con un calzino a coprire le parti intime. Nella serie Otis non riesce mai a masturbarsi e viene beccato davanti a un porno da una ragazza.
Sebbene in American Pie l’autoerotismo raggiunga livelli mai visti prima, in Sex Education riesce persino a superare l’assurdità del film.
Nella seconda stagione Otis non riesce mai a fare a meno della masturbazione, in qualsiasi contesto si trovi. Anche in questo caso non c’è solo divertimento ma anche riflessione. L’atto in apparenza semplice di provare piacere con se stessi può essere difficile anche a causa di fattori psicologici legati alla propria infanzia.
Con Sex Education possiamo dire di essere ormai lontani da quella rappresentazione adolescenziale della sessualità, gestita solo come comicità, senza nessun reale approfondimento. Con le basi che il film cult degli anni ’90 ci ha regalato siamo entrati ormai in un’altra epoca.
Tuttavia le emozioni, le risate, la nostalgia del tempo che fu e tutto ciò che American Pie ci ha regalato non moriranno mai.
Una parte di loro la ritroveremo sempre nelle inquadrature di nuovi film e serie tv.