Eric Effiong (Ncuti Gatwa) si è affermato sin da subito come uno dei protagonisti più amati di Sex Education, la serie di Laurie Nunn tornata su Netflix con una nuova stagione che abbiamo giudicato deludente. Il suo personaggio rappresenta una felice eccezione rispetto al paradigma di mascolinità a cui è solito aderire il mondo della fiction e non solo. Eric è un giovane ragazzo nero e omosessuale che con la sua istrionica eccentricità contravviene ai canoni estetici tradizionali, esibendo uno stile che non è un fatto di apparenza, ma di identità e di espressione, non mero involucro della sua essenza ma veicolo capace di farla emergere e metterla in risalto.
Non conformarsi a ciò che il senso comune percepisce come la norma comporta sempre un prezzo ed Eric si dimostra disposto a pagarlo, camminando a testa alta e petto in fuori in un mondo in cui l’accettazione del diverso è una meta designata ma ancora lontana dall’essere raggiunta.
“Perché devi essere così eccessivo?”
“Perché questo è ciò che sono.”
“Non voglio che tu venga ferito.”
“In un modo o nell’altro lo sarò comunque. Non è meglio essere me stesso?”
La terza stagione di Sex Education sembra aver determinato un’inversione di tendenza rispetto ai livelli di gradimento registrati in favore di Eric.
A farne calare la popolarità sono stati gli sviluppi della sua relazione con Adam. Più nello specifico, il fatto di aver baciato un altro mentre era ancora in corso e di essere stato quello che ha deciso di metterle un punto.
“Credi che dobbiamo chiudere?”
“Credo proprio di sì.”
Avendo registrato la sopracitata tendenza tra i commenti che affollano la rete, ci siamo posti alcune domande in merito: a Eric spetta davvero una condanna senza appello? L’analisi del suo comportamento può essere ridotta all’accusa di egoismo che gli viene mossa da più parti? Noi riteniamo che dietro ci siano motivazioni più profonde e, soprattutto, coerenti con il percorso che lo abbiamo visto compiere.
Mettiamo da parte questa conclusione per ripercorrere i fatti che ci hanno portato a trarla.
Nella prima stagione di Sex Education Adam ed Eric sono due personaggi agli antipodi, e non solo perché interpretano rispettivamente il ruolo del bullo e della vittima. Se Eric ha come priorità la libera espressione di sé – obiettivo che è deciso a perseguire anche a scapito della preoccupazione dei suoi – Adam è bloccato in uno stato di repressione che investe ogni aspetto della sua individualità, compreso il suo orientamento sessuale, di cui si ostina a non voler compiere la scoperta. Quello in cui si ritrova in intimità con Eric è un momento di realizzazione che lo destabilizza e lo porta a ripararsi dietro l’unico scudo difensivo che conosce: la prepotenza. Adam intima ad Eric di non rivelare a nessuno ciò che è accaduto tra di loro, ma quello che ha scoperto riguardo a se stesso non può essere resettato e lo stesso vale per il sentimento che nutre nei confronti di Eric.
Nella seconda stagione Eric intraprende una relazione con Rahim, nuovo acquisto del liceo Moordale, e la porta avanti parallelamente al percorso di riavvicinamento che condivide con Adam. Alla fine, lascia Rahim per stare con lui.
A quel punto sembra che la coppia abbia davanti una strada tutta in discesa, ma le cose vanno diversamente.
Nella terza stagione di Sex Education Eric e Adam vanno continuamente a sbattere contro discussioni e incomprensioni riconducibili a un unico comune denominatore: le insicurezze di Adam.
L’unico luogo in cui sembra in grado di lasciarsi andare è la sua stanza, simbolo di una dimensione privata da cui il mondo esterno è estromesso e, con esso, i pericoli che comporta abitarlo. Ma fuori da quelle quattro pareti è tutta un’altra storia. Appena varca quella confortevole soglia, Adam è assalito dalle paure: quella di fare coming out con sua madre, di vedersi preferire un altro, di esplorare quegli aspetti di sé con cui è entrato a contatto ma che non ha ancora imparato ad accettare. Nonostante gli apprezzabili sforzi che compie per progredire è ancora lontano dal superare il blocco di cui era preda quando per Eric rappresentava soltanto una minaccia da evitare.
Adam è un conducente che guida con il freno a mano costantemente tirato; il problema è che seduto in quella stessa vettura c’è un Eric che si ritrova a sua volta rallentato, pur avendo le potenzialità per sfrecciare a cento all’ora.
Per spingere Eric a comprendere che questo tipo di rapporto è un abito incompatibile con la sua taglia, Sex Education ricorre a una situazione paradossale. In occasione del matrimonio di un membro della sua famiglia Eric fa ritorno in Nigeria, suo paese d’origine, dove l’omosessualità è un reato perseguibile per legge. A dispetto di quello che dovrebbe essere un presupposto sfavorevole, è proprio lì che Eric finisce per vivere una parentesi di libertà come forse non ne ha mai sperimentate nella ben più emancipata Inghilterra. Oba, amico dello sposo che partecipa ai festeggiamenti in veste di fotografo, lo avvicina e lo invita a seguirlo in un posto che farà al caso suo. Superate le reticenze iniziali, Eric accetta l’offerta e viene condotto in un luogo di ritrovo della comunità lgbt di Lagos, un locale pieno di musica, colori e di vita vissuta senza vergogna né freni inibitori.
Esattamente come piace a lui e come ha bisogno che sia.
È in questo contesto che si situa il bacio ed è questo contesto, più del bacio in sé, il fulcro della questione, la chiave di lettura con cui decifrare le azioni del personaggio.
Eric agisce sulla base della nuova consapevolezza acquisita. Confessa ad Adam quello che ha fatto, mostrando così di sentirne il peso, ma affermando al contempo di non essere pentito. Non del tradimento, ma di essersi lasciato andare. Di essere stato se stesso, cosa che con Adam può permettersi solo a determinate condizioni ed entro certi limiti, non del tutto e mai fino in fondo.
Poteva arrivarci prima e senza ferire Adam? Certo, ma non sempre alle conclusioni si giunge per via teorica, anzi: il più delle volte le scelte che effettuiamo vengono veicolate dal nostro vissuto, dall’esperienza concreta, da momenti che una volta accaduti risultano rivelatori. Inoltre Eric desiderava che la relazione con Adam funzionasse e questo ha alterato il suo giudizio, facendogli credere di poter affrontare una condizione in realtà insostenibile per la sua indole.
Difendere le ragioni di Eric non significa addossare la colpa ad Adam, a cui spetta tutto il tempo necessario per completare un percorso di crescita già ottimamente avviato.
Il punto non è puntare il dito contro l’uno o l’altro, ma rendersi conto che si trovano su due piani differenti e che l’amore non basta a compensare un tale dislivello. Solo se c’è equilibrio è possibile venirsi incontro e soddisfare le reciproche esigenze che convivono all’interno di un rapporto di coppia. Al momento Adam non è in grado di dare ad Eric ciò di cui lui ha bisogno e averlo accanto per Eric significherebbe tarpare le sue stesse ali.
Se Eric avesse accettato di farlo, avrebbe tradito se stesso e quell’identità per cui lo abbiamo visto battersi così strenuamente. Se lui ed Eric devono stare insieme, è giusto che ciò avvenga nel contesto di una relazione in cui entrambi si sentono a loro agio e che non comporti privazioni né da una parte né dall’altra. Ci arriveranno nella prossima stagione di Sex Education? Noi speriamo di sì, ma nel mentre diamo ad Eric l’assoluzione che si merita.