Sex Education non ha paura. Questa è stata la sua prima premessa, fin dal primo episodio. I più affezionati ricorderanno che la serie non si è mai nascosta dietro a un dito, non ha fatto prima le cortesie di casa e le presentazioni posticipando così la vera entrata in scena della sua essenza reale. No. Sex Education ci ha stretto la mano e si è presentata a noi nuda e cruda, senza tabù o ipocrisie. Probabilmente – da questo punto di vista – dovrebbe essere definita una delle Serie Tv più oneste di sempre. Non ha mai avuto paura di rivelarsi a noi folle esattamente com’è, e come vuole essere. Perché prima di tutto, questo gioiellino Netflix, vuole essere ciò che è. Non lo è diventata con il tempo. Nulla di più sbagliato. Sex Education nasce per rivelarci quello che a volte neanche noi vogliamo dire, quello di cui a scuola spesso non parlano, quello che la società etichetta come giusto e come sbagliato. Quello che classifica come informazione da dire a bassa voce, e quello a cui dà il via libera. Ecco: questo è il passo decisivo che fa Sex Education. Questo è il messaggio che siamo stati felici di ricevere dalla serie: non esiste un giusto o uno sbagliato. Esistiamo noi, nudi e reali come siamo con qualsiasi tono di voce decidiamo.
Fin dalla prima stagione – come anticipato – abbiamo compreso che il prodotto che avevamo di fronte si prendeva la responsabilità di parlare a gran voce di tanto, e di tutti. Sul nostro schermo, così, scorrevano immagini e storie che raccontavano non solo il lato bello del sesso, ma anche quello brutto, quello nostro, quello intimo. Quel lato che non vogliamo raccontare a nessuno perché ci fa sentire insicuri e deboli. Quel lato per cui nessuno – al tempo stesso – ci ha mai preparato. Ed è questo un altro elemento fondamentale della serie: ci mette al suo stesso livello. I protagonisti hanno le nostre stesse paure, le nostre stesse debolezze. Non farebbero mai un passo falso, non rischierebbero mai di esporsi. Vorrebbero vivere dietro quel bagno in cui Otis – senza guardarli in faccia – gli dà dei consigli, li aiuta a capire come si fa. E non vale solo per le cose apparentemente stupide, ma per tutto. Il sesso – In Sex Education – è il mezzo con cui, in modo intelligente e non pretenzioso (per questo vincente), viene analizzata la società che abbiamo intorno da tutti i punti di vista. Non sono solo le storie dei ragazzi, ma anche degli adulti. Non sono solo le delucidazioni su argomenti che tuttora vengono trattati come tabù, ma veri e propri discorsi che si dovrebbero fare in modo spontaneo, normale, senza la paura di essere giudicati e senza l’estrema pretesa di giudicare. E in Sex Education, se ricordate bene, non giudica mai nessuno.
Ecco: questa è un’arma potentissima all’interno della serie. Nessuno giudica, si consiglia e basta. Si parla, si esprimono opinioni – anche contrastanti – ma nessuno muove un’accusa o un giudizio, neanche se quello che accade è opinabile. Perché Sex Education è una serie intelligente, ed è una serie che non conosce alcuna cattiveria. Vi viene in mente qualche personaggio cattivo? E no, Isac non fa testo. Potevamo pensarlo prima, ma adesso – con la fine della terza stagione – non possiamo continuare questa linea. Ci ha fregato tutti dimostrandosi migliore di quello che avevamo pensato, migliore di quello che è. Nessuno è cattivo lì. Sono solo delle persone che non sanno stare ancora al mondo come si deve, come tutti noi. Fanno errori, cadono e non si rialzano, anzi, si affossano ancora di più e Sex Education non ha in alcun modo l’intenzione di raccontarci altre verità riguardo a queste cadute. Non ci dice che ci rialzeremo e saremo più forti, ma che probabilmente non avremo voglia neanche di alzarci da terra. Ed è questo il senso fondamentale da cogliere quando parliamo della nulla somma di tabù all’interno della serie.
Sì. In Sex Education – come è già risaputo – non esistono tabù. Ora voi starete pensando ai tabù che ci ha risparmiato riguardo al sesso – e, si, avete ragione – ma non stiamo parlando solo di questo. Perché se questa serie è diventata ciò che è, lo ha fatto anche grazie a tutti gli altri tabù che ha scelto di eliminare. Parliamo di quelli emotivi, mentali. Ha tolto tutto questo dando finalmente una voce a tutto quello che, spesso, una voce non ce l’ha se non dentro la nostra testa. Ha usato il sesso per far comprendere l’insicurezza di chi non riesce ad aprirsi nei confronti dell’esistenza. Lo ha usato per raccontare il senso di inadeguatezza che prova chiunque sia nato in un corpo in cui non si riconosce. Ha descritto i turbamenti emotivi di chi ha paura di quello che verrà dopo il sesso, e di chi – invece – ha paura di quello che avviene nel frattempo. Ha narrato con maturità ed estrema delicatezza la drammatica storia di chi vorrebbe avere figli, ma non riesce ad averli. E ha narrato – al tempo stesso – la storia di chi invece figli non ne ha mai voluti. Non ha fatto scontrare le due parti, non le ha messe a confronto. Com’è giusto che sia, ha deciso di raccontare queste due storie diverse con il solo obiettivo di mettere in luce la sacrosanta libertà di poter dire, di poter fare, e di poter agire secondo le proprie scelte, le proprie prospettive.
C’è una cosa, un particolare, per cui dovremmo essere decisamente grati a Sex Education. Non so se ci avete fatto caso, ma in qualche modo la serie riesce a migliorarci. Si, sviluppiamo le nostre preferenze e le nostre antipatie – è lecito, siamo umani – però, non si sa come, anche noi durante quel flusso di episodi dimentichiamo di giudicare. I protagonisti di fronte a noi hanno letteralmente fatto di tutto rendendosi a volte poco credibili, folli, magari anche inaffidabili. Eppure, nonostante questo, non li abbiamo mai giudicati. Il motivo è semplice: ci riconosciamo in loro perché il loro ruolo non è solo quello di Otis, Maeve, Adam, Eric e così via. No. Loro sono i nostri grilli parlanti, sono le vocine che sentiamo nella nostra testa, quelle che dicono sempre tutto quello che pensiamo sia meglio evitare di dire ad alta voce, quello per cui non abbiamo il coraggio di spiccicare alcuna parola.
Loro sono i coraggiosi, e noi quelli che accettano passivamente che siano loro a parlare al nostro posto. Tacitamente gli chiediamo di fare quelle domande che non faremo mai, di provare a dire quelle cose che mai dalla nostra bocca usciranno. Per quanto ci riguarda, possono sbrigarsela loro. Noi, intanto, ci godiamo lo spettacolo con la coda tra le gambe.
Vedremo i protagonisti di Sex Education sbagliare un’infinità di volte. Li vedremo mordersi la coda, sbagliare i tempi, dichiararsi tardi, tradire, amare male. Li guarderemo fare ognuna di queste cose, ma – come anche detto prima – non potremo giudicarli. Ci stanno rappresentando togliendoci di dosso tutti quei preconcetti, tutti quei tabù che da sempre ci fermano, ci placano. Quando uno di loro farà uno dei suoi più grandi errori, noi di base lo compatiremo, lo capiremo. E se qualcuno di voi non l’ha ancora fatto, che si fermi un attimo e pensi in modo chiaro alla propria vita e a tutte le volte in cui ha dovuto fare qualcosa di terribile, in cui ha dovuto deludere le aspettative degli altri e soprattutto le proprie. Si fermi e immagini tutti i no che ha detto a chi meritava dei si, e a tutte le lacrime che ha fatto versare. Una volta pensato questo, diteci: chi è lo str**zo adesso? Solo loro?
No. Certo che no. Tutti. Lo siamo tutti, anche se cerchiamo di ripulirci l’immagine e la coscienza. Anche se cerchiamo di dimenticare il brutto che abbiamo fatto, raccontando solo il bello. Per fortuna Sex Education non è nata per questo, non è nata per l’ipocrisia o per le mezze verità. Il suo contributo al mondo c’è, ed è così concreto. Si becca lei tutto il nostro brutto e in qualche modo lo trasforma in bello, perché lo rende sincero. Non omette mai nulla. Nessun momento vuoto viene taciuto, nessuna crisi viene risolta nell’immediato, come spesso vediamo nella maggior parte della Serie Tv, come se risolverle fosse una cosa semplice. E no. Non lo è. Risolvere una crisi – interiore o meno che sia – è una delle cose più complicate che ci siano, e ci vuole pazienza, delicatezza e tempo. Sex Education ha ognuna di queste cose, anche se sulla seconda spesso sembra di no.
Dovreste sapere – però – che questa non sia altro che un’impressione data dal colore che assumono i dialoghi così pieni di parolacce o di parole che di solito si dicono a bassissima voce. Nella realtà dei fatti Sex Education è una serie estremamente delicata che non conosce la perfezione, perché questa è una dote riconducibile solo a tutto quello che è inumano, progettato, meccanico. Qui non esistono menzogne. Esiste il bene, esiste il male, ed esistiamo noi e loro. E mai, come in questo caso, ci rispecchiamo tutti nella loro bellezza un po’ sporca, un po’ folle, inadeguata e malconcia. Siamo tutti finiti su Netflix, siamo tutti in prima pagina. Siamo le insicurezze di Maeve, la paura di Otis, l’inadeguatezza di Adam, la voglia di essere noi stessi di Eric. Siamo il libro da scoprire di Ruby, e il libro che comprenderemo solo con il tempo di Ola. Siamo il dramma che non sappiamo superare di Aimee, la libertà di Jean, le pressioni di Jackson. Siamo ognuna di queste cose. Siamo dei puntini che, una volta uniti, creano un unico passo a due con noi stessi, e con quello che abbiamo paura di diventare. E chissà, alla fine, chi mai diventeremo.