Attenzione: evita la lettura se non vuoi imbatterti in spoiler di Sex Education
Piccolo ma necessario disclaimer iniziale: l’intento di chi scrive non è assolutamente quello di denigrare Sex Education né tanto meno di trovare, nei nuovi personaggi, il capro espiatorio a cui imputare l’eventuale colpa degli errori della quarta stagione. Lo scopo è, anzi, quello di analizzarne il contenuto e di cercare di capire come le nuove figure che sono state inserite nella narrazione abbiano avuto un ruolo inverso a quello che ci si aspettava. Parliamo quindi di Sex Education, serie tv arrivata alla sua conclusione proprio nel 2023 con la quarta stagione, prodotto che in tutta la sua interezza ha sempre mostrato grande intelligenza e profonda consapevolezza sul tema del sesso e sul tema dell’adolescenza. A Sex Education va infatti il merito di averci sempre spronato a guardare da un altro punto di vista quelle che sono le tematiche più scottanti che un adolescente qualunque possa affrontare riguardo al sesso e alla sessualità. La serie non ha mai fatto un passo indietro ed è sempre rimasta coerente con la sua linea narrativa, volta spesso alla comprensione e alla condivisione di emozioni, passioni e pulsioni. Otis, che è il protagonista, grazie e per colpa di sua madre sessuologa, ha un rapporto col sesso particolare e problematico e attraverso la sua storia (e quella dei suoi amici) ci pone in un punto di visione totalmente nuovo e originale. Almeno questo è il punto di partenza, poi qualcosa cambia.
Nelle varie stagioni Sex Education si è sempre difesa bene, non ha mai deluso soprattutto a livello narrativo ed è sempre rimasta coerente con se stessa e con l’intento iniziale. Arrivati alla quarta stagione, qualcosa comincia a non funzionare più e, anche in virtù del fatto che è la stagione conclusiva, porta con sé molte aspettative che forse non sono state soddisfatte a pieno. Il motivo principale è uno: i nuovi personaggi, nello specifico Roman, Abby, Aisha ed O. Facciamo un piccolo passo indietro per comprendere meglio da dove nasce l’errore: Sex Education ha avuto molto successo anche per la caratterizzazione che ha sempre dato ai suoi protagonisti, delineandoli sempre in modo coerente e originale, dando loro una vita che andasse oltre la semplice storia personale e che si conformasse alla storia collettiva. E questo ha dato modo agli spettatori non solo di affezionarsi in modo molto più viscerale ai personaggi ma anche e soprattutto di potercisi rispecchiare, in un mondo di serie tv che spesso non lavorano su temi complessi come quelli che affronta Sex Education. Il punto forte, insomma, della serie sono sempre stati i suoi protagonisti e il modo in cui vengono presentati ai nostri occhi. Con i nuovi personaggi, nella quarta stagione, questo punto di forza è leggermente venuto meno per vari motivi che possono sembrare complessi ma che in realtà è molto facile capire.
Partiamo da Abby e Roman, la coppia più famosa della nuova scuola in cui i personaggi che già conosciamo sono costretti a trasferirsi. I due tirano le fila della scuola stessa, incarnando il vero spirito educativo dell’istituzione e generando molta energia positiva anche nei nuovi arrivati. La loro storia si intreccia spesso, lasciando pochissimo spazio alla trama personale di ognuno e soprattutto la loro è una narrazione più che altro funzionale a quella di Otis, di Eric, di Jackson e di Cal, che quindi già conosciamo abbastanza bene. E questo, forse, è il problema principale; inserire dei nuovi personaggi che abbiano, però, come unica funzione quella di portare avanti trame dei protagonisti già conosciuti ha poco senso. Avremmo preferito di gran lunga, a quel punto, che si approfondissero meglio alcuni lati dei nostri protagonisti che non conoscevamo, che saremmo stati curiosi di vedere, quantomeno per dar loro un finale migliore o per lo meno più originale. L’inserimento di Abby o di Roman, ma anche di O e di Aisha, risulta debole soprattutto in relazione alla narrazione cui Sex Education ci ha sempre abituati. Nel vedere questo tipo di personaggio ci saremmo, come minimo, aspettati un forte retroscena che ci catapultasse nella vita complessa di un adolescente e che ci facesse comprendere tante cose che non avremmo mai pensato. Questo non succede con nessuno dei nuovi personaggi, se non forse un minimo con O, ma solo grazie al suo legame con Ruby.
Di nuovo, l’intento di chi scrive non è quello di fare un capriccio perché vogliamo vedere solo Otis, solo Ruby o solo Maeve; piuttosto si sta cercando di capire quanto senso abbia, arrivati ad un punto conclusivo della serie, inserire personaggi che non ci regalano nulla di più della semplice trama. L’errore, da questo punto di vista, è stato quindi quello di non donare, invece, più spazio alla conclusione che i nostri protagonisti (quelli che non vedevamo l’ora si realizzassero) avrebbero meritato. Il finale di Sex Education, infatti, può sicuramente risultare divisivo ma una cosa è certa: nessuno si aspettava una conclusione così poco romantica e passionale, sempre che se ne sentisse davvero la necessità. Sia chiaro, di certo questa non è una responsabile sobbarcabile dai nuovi personaggi, in linea con la scelta narrativa, non prendono parte al finale. Il ragionamento che si fa è più che altro di natura narrativa: perché inserire nuove personalità che avranno come unico scopo mettere altra carne al fuoco, invece di esplorare per davvero l’animo dei personaggi che conosciamo già e che non vediamo l’ora di conoscere ancora meglio?
Sex Education, da sempre, ha voluto giocare con le mille sfaccettature che l’animo umano e la sessualità possono avere e, come si diceva, questo è sempre stato un suo punto di forza. Negli anni, per fare questo, ha optato spesso per l’espediente del nuovo personaggio, inserendo via via nuovi volti che andassero a rappresentare (oltre alla novità narrativa) un nuovo punto di vista. Questa tecnica, non c’è dubbio, è sempre andata a buon fine. Quindi siamo stati affascinati dalla storia di Ola, siamo stati genuinamente incuriositi dalla storia di Isaac e anche assolutamente travolti dalla storia di Cal. Sempre con successo, sempre con trasporto; grazie, ovviamente, allo stile che Sex Education non ha mai abbandonato di condivisione e comprensione entro cui si muovono i suoi personaggi. Non è successo lo stesso con Abby, Roman e Aisha perché non era il loro momento. Non riescono a trovare il loro ruolo nella serie e di conseguenza facciamo fatica ad empatizzare con loro, non viene raccontata nei dettagli la loro storia e di conseguenza non riusciamo a capirli, non ne avevamo bisogno e di conseguenza ci rendiamo ancora più conto di quanto invece avremmo voluto vedere altro.
È difficile che Sex Education deluda e, negli anni, ci ha fatto affezionare ad una narrativa originale e a delle storie coinvolgenti e soprattutto uniche nel loro genere che andassero a coinvolgere anche chi non si è mai sentito coinvolto. Eppure, stavolta, col finale di stagione e di serie, Sex Education mi ha lasciato interdetta e questo anche e soprattutto per il mancato inquadramento dei nostri personaggi, quelli che volevamo vedere realizzati, quelli che sapevamo avere bisogno di conclusione, quelli che ci interessavano davvero, quelli che lo meritavano. L’espediente del nuovo personaggio stavolta non ha funzionato ma ha, anzi, creato un muro oltre il quale non sono riuscita a vedere quello che mi interessava davvero; come se, nel voler parlare di inclusività, ci abbia paradossalmente esclusi dalla visuale che meritavamo. Niente di personale contro Abby, Roman e Aisha, che in un’altra situazione avrebbero potuto brillare in una serie tv che li avrebbe fatti splendere, ma ciò che volevamo era vedere decollare Otis, ciò che meritavamo era vedere Eric più maturo, ciò che sentivamo necessario era sapere di più dei sentimenti di Ruby e meno di quelli di Maeve, di più della sensibilità di Aimee e di Adam e meno di quella di Isaac. Insomma: volevo che il cerchio si chiudesse e non che diventasse una spirale.