Nell’epoca in cui ci si batte per una rappresentazione mediatica che includa quante più sfumature possibili della realtà intorno a noi e i tabù vengono demoliti un passo alla volta, c’è ancora un argomento di cui si parla troppo poco o in modo poco corretto: il corpo e la sessualità femminile. Sexify, la nuova serie originale Netflix diretta da Kalina Alabrudzińska e creata da Piotr Domalewski, lo fa. E lo fa in modo schietto, senza filtri, con toni da commedia che non tolgono neanche per un momento serietà al tema. Semmai fanno in modo che possiamo godercelo al meglio.
Siamo all’Università di Varsavia e, per quella che potremmo definire una congiunzione astrale, le nostre tre protagoniste Natalia, Paulina e Monika si ritrovano coinvolte in un progetto che le porterà a guardare da un nuovo punto di vista molti aspetti della loro vita e della loro esperienza.
Natalia è una brillante studentessa alle prese con un progetto di ricerca per lo sviluppo di un’applicazione sul sonno con la quale vincere un concorso ministeriale e arrivare dritta alla laurea con massimi voti. È convinta di potercela fare, almeno fino a quando il suo professore non distrugge il suo progetto con quattro parole: non è abbastanza sexy. Intanto nell’ostello dell’università arriva Monika, appena trasferitasi nella stanza accanto a quella di Natalia. Il padre l’ha mandata via di casa e le ha tagliato i fondi per “rimetterla in riga”. È ricca, intelligente e vive la sua intimità in modo libero. O almeno così crede, perché per quanto non abbia alcun problema a trovare un partner un limite nella sua vita sessuale c’è: non riesce ad avere un orgasmo a meno che non pensi al suo ex. Anche la terza star dello show, Paulina, è alle prese con qualche ostacolo sulla via del piacere: il suo fidanzamento di lunga data con Mariusz sembra da favola, eppure manca quel pizzico di chimica di cui lei è alla spasmodica ricerca.
Mettete tutto insieme e otterrete la ricetta per la deliziosa premessa di Sexify: tre ragazze a lavoro su un’applicazione che aiuti le donne a raggiungere l’orgasmo in modo del tutto “personalizzato”. Basandosi su un campione limitato agli abitanti dell’ostello, le nostre tre eroine (è proprio il caso di chiamarle così) metteranno a punto un questionario per andare alla ricerca della massimizzazione del piacere femminile.
Sono molte le tematiche che affiorano nel corso degli otto episodi e se pensate che Sexify sia solo una solo una lunga sequenza di nudi e scene di sesso non potreste essere più lontani dalla verità.
Al centro di tutto, su un sottofondo continuo di gemiti che fanno da colonna sonora alle storie di Natalia, Pauline e Monika, c’è la solidarietà femminile, la bellezza del trovare un gruppo di persone con le quali lasciar cadere le maschere e la scoperta di se stessi che passa attraverso la conoscenza del corpo. Non solo finalità scientifiche tra le domande della portentosa app delle tre ragazze, quindi, ma soprattutto interrogativi su noi stesse, sulla capacità di esprimere ciò che vogliamo senza provare inutili imbarazzi.
Paulina: “A lei questo potrà sembrare uno scherzo, invece per noi è un problema reale, una necessità. Perché a me ci sono voluti mesi per capire che il sesso e l’orgasmo sono più di quello che impariamo a biologia. E tanto di più di quello che lei e gli altri uomini di questa commissione vogliono far credere a noi donne.”
Sexify, 1×08
Nel discorso di Paulina al membro della commissione del Ministero incaricata di scegliere l’app di cui «il Paese ha davvero bisogno», ma anche e soprattutto nello svolgersi delle storie personali delle ragazze, emerge tutta la voglia di Sexify di portare sullo schermo una battaglia contro il senso di vergogna che sembra aleggiare costantemente nell’aria quando si parla di sesso dal punto di vista delle donne. La serie lancia un messaggio forte e chiaro a discapito di quella contraddizione che descrive come “libertine”, “facili” o “poco serie” le donne sicure di sé e del proprio corpo e “frigide” quelle che hanno invece approcci diversi al sesso. Non c’è via di mezzo, dicono a Natalia nel corso della serie: per gli altri o ti dai via troppo facilmente o sei una friendzonatrice seriale (e meschina). Tanto vale quindi fare solo ciò che vuoi.
Per parlare di questo la serie made in Polonia sceglie i toni irriverenti della commedia che rendono ogni episodio un mix di circostanze tragicomiche e riescono a far passare in secondo piano un minutaggio forse troppo elevato per un prodotto come questo.
Con un piglio che ci riporta a Sex Education e, guardando ancora più indietro, a Sex and the City, Sexify trova un modo nuovo di trattare il tema con ironia. La vivacità e la freschezza del dibattito scottante alla base della serie si devono alle brillanti performance delle tre protagoniste: Aleksandra Skraba (Natalia), Maria Sobocińska (Paulina) e Sandra Drzymalska (Monika). Con le loro espressioni impeccabili nel caratterizzare questi tre personaggi così vibranti, sono riuscite a regalarci tre storie in cui non è affatto difficile immedesimarsi. Storie che, al pari di alcune delle più celebri serie che si sono dedicate allo stesso argomento, sono molto meno superficiali di quel che sembra.
Il finale aperto, non poi così conforme al “tutto è bene quel che finisce bene”, ci parla di una società non ancora pronta a prendere atto di quanto sia necessario un cambiamento di punti di vista. E quanto alcuni temi siano ancora oggi velati di una spessa patina di ipocrisia. Ma Natalia, Paulina e Monika non si arrendono. Ed è forse questo che Netflix voleva regalarci: tre personaggi che raccontano storie al sapore dell’onestà senza veli, anche quando non tutti sanno apprezzarli fino in fondo.