Vai al contenuto
Home » shadow and bone

Shadow and Bone: quando la Serie Tv supera il libro da cui è tratta

Ma prima di continuare con la lettura abbiamo entusiasmanti novità da condividere con te. A breve sarà disponibile Hall of Series Plus, il nostro servizio in abbonamento che ti permetterà di accedere a moltissimi contenuti esclusivi e in anteprima.

Inserisci il tuo indirizzo email e clicca su ‘Avvisami’ per essere notificato quando Plus sarà disponibile.

* campo obbligatorio

Se parliamo di trasposizioni filmiche o seriali di opere fantasy, state pur certi di una cosa: scorrendo tra i commenti sui social, leggendo recensioni o ascoltando le opinioni di amici e conoscenti, nella stragrande maggioranza dei casi, vi imbatterete in questo primordiale e scontato giudizio: “Il libro era più bello!”. Come è mai possibile, d’altra parte, per registi e sceneggiatori, creare un prodotto visivamente più immersivo della fantasia senza limiti del lettore e narrativamente meglio costruito di un’opera che può contare dalla sua centinaia e centinaia di pagine? Se infatti, nella maggioranza dei nei casi, le trasposizioni televisive e filmiche di saghe fantasy hanno lasciato desiderare, perfino prodotti intoccabili come Il Signore degli Anelli e di successo come Harry Potter, hanno subito negli anni lo spietato parere dei lettori più pignoli che hanno spesso lanciato critiche a riguardo, dalle più severe alle più leggere. Ogni regola, tuttavia, ha le sue eccezioni e, a parer nostro, la prima stagione della serie Netflix Tenebre e Ossa (Shadow and Bone in originale) ne costituisce un fulgido esempio.

Tratta dall’omonimo primo libro della saga del Grishaverse di Leigh Bardugo, Tenebre e Ossa risulta essere non solo un’ottima trasposizione seriale di un romanzo fantasy, ma addirittura superiore rispetto all’opera madre, capace di costruire ottimamente il word building del suo universo e di mettere su schermo una storia più corale, composita e di maggior spessore.

Shadow and Bone
I Corvi (640×360)

Attenzione: seguono spoiler sulla prima stagione dello show Netflix e una disamina su alcune tra le principali differenze rispetto al primo volume cartaceo della saga di Shadow and Bone. Buona lettura!

In maniera molto fedele rispetto al romanzo da cui è tratta, Shadow and Bone catapulta lo spettatore in un’ambientazione fantasy originale e innovativa, plasmata a modello dell’impero russo dei primi anni del 1800 in cui esistono persone speciali, i Grisha, che praticano varie forme di Piccola Scienza (magia) e sono temuti dal resto della popolazione. Tuttavia, l’aspetto che più caratterizza questo mondo è sicuramente la Faglia, una spessa, misteriosa e pericolosissima barriera di oscurità creata secoli prima dal malvagio Eretico Nero popolata da terribili creature (i Volcra) che divide a metà la nazione di Ravka e il continente intero. Spetterà ad Alina (interpretata nella serie da Jessie Mei Li), un’Evocaluce da poco scopertasi tale, e al Generale Kirigan (Ben Barnes), l’erede dell’Eretico Nero, porre fine a questa piaga una volta per tutte e riportare la pace in un mondo sempre più alla deriva.

Partiamo da questo presupposto: il libro volume della saga di Leigh Bardugo, Shadow and Bone, non è affatto un brutto libro. Rivolto principalmente ad un pubblico young adult femminile, il romanzo, caratterizzato da uno stile narrativo semplice e piuttosto asciutto in cui a raccontare i fatti è la protagonista stessa in prima persona, costituisce una lettura piacevole senza troppe pretese, che riesce a intrattenere al punto giusto e che si concentra parecchio sul lato romance. Tramite le parole della giovane Alina Starkov, però, il lettore viene sì catapultato nell’universo dei Grisha, ma ne riesce a cogliere poco la complessità. Se infatti la serie tv, pur incentrandosi per ovvie ragioni maggiormente sull’Evocaluce Alina, può contare su tanti altri personaggi carismatici e raccontare intriganti storyline ad essa parallela, lo stesso non si può dire del libro. In esso, infatti, assistiamo per tutto il tempo solo al percorso e allo sviluppo della protagonista, mentre le storie parallele di altri personaggi, uno fra tutti Mal, vengono relegate a spiegoni e riassunti piuttosto frettolosi.

Alina e Kirigan (640×360)

Coinvolta attivamente dallo showrunner della serie, la stessa autrice del libro, Leigh Bardugo, ha riconosciuto il limite imposto dalla sua stessa storia e ha proposto di espandere sin da subito i confini del proprio universo narrativo, a partire dall’introduzione di alcuni tra i protagonisti della duologia sequel Sei di Corvi, volumi generalmente più apprezzati dai fan della scrittrice rispetto all’opera prima.

La scelta da parte degli autori della serie Netflix di espandere la narrazione attorno a più snodi narrativi, che da parte loro non danneggiano in alcun modo il nucleo principale della storia legato al potere di Alina e al suo ruolo nel tentare di chiudere la Faglia, si rivela quanto più vincente possibile. La decisione di introdurre già in questo frangente la storia di Kaz, Inej e Jesper (che resta inedita rispetto agli eventi del sequel) e di ampliare le storyline di altri personaggi primari e secondari (come quelle di Nina e Matthias di Sei di Corvi) si rivela oltremodo azzeccata. Le sottotrame legate ai comprimari della storia, infatti, non solo danno modo allo spettatore di approfondire la mitologia della saga e di scoprire diverse e interessanti ambientazioni, ma contribuiscono a creare quel senso di coralità e di coinvolgimento emotivo legato ai vari personaggi che nel libro era mancato.

In particolare, vedere con i nostri occhi le vicissitudini affrontate da Mal, che nel libro scompariva del tutto dai radar dopo la partenza di Alina per il Piccolo Palazzo per ritornare sul finire della storia, ci ha permesso non solo di conoscere meglio il personaggio, la cui percezione nel romanzo subiva sempre il filtro del punto di vista della protagonista, ma anche di affezionarci maggiormente a lui. Nel romanzo, infatti, Mal finisce per essere meno amabile della sua versione seriale a causa di un atteggiamento prima eccessivamente spavaldo e, in un secondo momento, molto aggressivo.

Jessie Mei Lin e Ben Barnes (640×360)

Se infatti all’interno del libro il rapporto di amicizia sfociante in sentimento amoroso tra Alina e Mal era decisamente sbilanciato dalla parte della prima, che già dagli inizi dichiara al lettore di provare sentimenti per l’amico d’infanzia, troppo ammirato e cieco per notare l’affetto della ragazza, nella serie la relazione tra i due pare decisamente più paritaria. A fare la differenza è infatti la caratterizzazione di Alina che nello show risulta sicuramente più sfaccettata e con una personalità più decisa, nonostante le sue mancanze e insicurezze. La decisione da parte degli autori di darle un background in cui, oltre a essere orfana, la ragazza ha dovuto subire pregiudizi razziali a causa delle sue origini Shu, si rivela vincente e dona al personaggio un’aura da outsider che ben contrasta con il ruolo da “santa” che Alina dovrà ricoprire. Tale aspetto infatti contribuisce notevolmente a giustificare la sfiducia nei confronti di una neo-Grisha che, anche solo nell’aspetto, sembra non rispecchiare la cultura ravkiana. D’altra parte, anche il personaggio di Mal risulta più amabile e psicologicamente meglio approfondito, così come, d’altra parte, lo è il Generale Alexander Kirigan, più comunemente noto come il Darkling (l’Oscuro nei libri).

Se infatti la scoperta della vera natura del Darkling non ha sorpreso per niente, nel libro come nella serie, grazie a un plot twist scontatissimo data l’aura nera del personaggio e il suo inquietante potere, la seconda ha tuttavia il merito di approfondire meglio la caratterizzazione e la psicologia del villain. Ciò è stato possibile non solo grazie a una fantastica interpretazione di Ben Barnes, capace di risultare tanto affascinante e magnetico quanto malvagio e minaccioso, ma anche al grande flashback che racconta la tragica origine del famigerato Eretico Nero, responsabile della creazione della Faglia che sconvolge l’equilibrio di Ravka.

Ma non solo Ravka!

Shadow and Bone
Kaz e Inej (640×360)

Grazie agli irresistibili Corvi e alle altre storyline parallele, in Shadow and Bone per lo spettatore si aprono ulteriori porte, ben più interessanti della sola storia del percorso di Alina che, nel primo romanzo, passa la quasi totalità del tempo a studiare per migliorare il proprio potere nel Piccolo Palazzo e non è altrettanto oggetto di intrighi di corte come nella controparte seriale. Grazie a diversi punti di vista è possibile infatti esplorare altri luoghi del Grishaverse. Ecco così che siamo introdotti alle suggestive ambientazioni di Ketterdam, con le sue atmosfere più urbane, e alle vibrazioni tipiche del genere heist, così come ad aspetti politici di vasta scala, come il tentativo di emancipazione di Ravka Ovest dall’Est e ancora, a un approfondimento sulla cultura dei rozzi Fjerdiani e al loro fervente odio nei confronti della Piccola scienza e dei Grisha.

Tanti tasselli ben scritti e caratterizzati che contribuiscono a formare un universo composito ma coerente, dai presupposti intriganti, che trovano su schermo una rappresentazione visivamente impattante e ben studiata, che accontenta anche i fan più accaniti della saga letteraria. Grazie a scenografie davvero ben ricostruite, un buon comparto tecnico e a effetti speciali all’altezza delle aspettative, il Grishaverse di Netflix trova su schermo un’ottima trasposizione, che non solo non delude i lettori, ma che costituisce un ottimo modello su come un fantasy possa essere ben rappresentato in una serie tv.

Data la buona partenza della serie, non vediamo quindi l’ora di tornare nel mondo di Tenebre e Ossa il 16 marzo su Netflix in occasione della sua seconda stagione per riabbracciare ancora una volta Alina, Mal, i Corvi e, perché no, anche il Darkling (dopotutto Ben Barnes è sempre Ben Barnes)!

Shadow and Bone: la spiegazione dietro alla scarsa presenza dei baci nella serie