La quarta stagione di Shameless è stata una sorpresa continua. Dopo una terza stagione incredibile, la quarta non è stata affatto da meno: è stata una stagione di grandi cambiamenti per tutti i personaggi, in cui le linee narrative si sono concretizzate e delineate al meglio dopo esser state abbozzate nelle prime tre stagioni. Una stagione ricca di colpi di scena. Alcuni prevedibili e altri assolutamente inaspettati, in cui i personaggi hanno davvero mostrato il meglio (il peggio) di sé. Nella quarta stagione di Shameless, il cambiamento e le trasformazioni hanno toccato indistintamente tutti i personaggi: per prima Fiona (Emmy Rossum incredibile, non mi stancherò mai di dirlo), costretta a fare i conti con la consapevolezza di non poter aspirare a una vita diversa da quella che fa; Lip (Jeremy Allen White, perfetto in questo ruolo come in qualunque altro), che invece ha la possibilità di allontanarsi da tutti e tutto ma è costretto a tornare dalla sua famiglia; Ian (Cameron Monaghan), condannato a soffrire dello stesso disturbo di Monica; Carl (Ethan Cutkosky) , che cerca di dimostrare amore in modo sciocco e buffo come solo un ragazzino sa fare; e Mickey (Noel Fisher), che impareremo ad amare proprio in questa stagione.
In una stagione di cambiamenti in cui tutti i personaggi ne sono usciti – in qualche modo – diversi, Frank Gallagher (ancora una volta) fa eccezione.
Per tutta la durata della stagione vediamo Frank in uno stato semi-comatoso che può solo condurlo alla morte, una morte che fino all’ultimo continua a rifiutare. Gravemente malato di cirrosi a causa della vita dissoluta che ha condotto, necessita assolutamente di un trapianto. Ma la lista è lunga: gli escamotage che architetta per sopravvivere, prima cerca di trovare casualmente un donatore (sua “figlia maggiore” Sammy), poi di trovare il denaro necessario per effettuare il trapianto, questa volta sembrano non funzionare. Anzi, gli si ritorcono contro nel peggior modo possibile. Lo porteranno ancora di più a un passo dalla tomba. Il karma sembrava non funzionare con Frank Gallagher. Per quanto male provocasse alle persone, sembrava immune a qualsiasi tipo di ritorsione. E sembrava immune anche a qualsiasi tipo di rimorso o vergogna, ma ci siamo sbagliati anche in questo caso, perché Frank alla fine si è salvato, ha avuto il suo fegato, e in convalescenza ha pure avuto una crisi di coscienza. Si è anche dimostrato sinceramente pentito per la “piccola Fiona”, per non esser stato un buon padre e per averla abbandonata. Insomma, sembrava davvero che Frank Gallagher fosse cambiato, si fosse pentito delle sue scelte di vita, si fosse finalmente reso conto del male che ha (e si è) provocato. Ma Frank Gallagher è Frank Gallagher. E le persone non cambiano.
L’ultimo episodio della quarta stagione di Shameless è un affresco sporco, impresso nella storia della televisione. L’ultima scena dell’episodio, in particolare, è eccezionale. Per un momento abbiamo davvero l’impressione che Frank, tornato in vita dopo il trapianto di fegato che lo ha letteralmente miracolato, si alzi dalla sedia a rotelle (il titolo originale dell’episodio è Lazarus) e getti lontano la bottiglia di liquore. Quel liquore che lo ha condannato a mesi di sofferenze, di pene indicibili, di incredibili dolori. In uno scenario splendidamente illuminato di bianco, perfetto, luminoso, Frank Gallagher ha la possibilità di redimersi, di iniziare un nuovo percorso, di tornare in vita proprio come Lazzaro. E invece beve. Avvicina la bottiglia alla bocca e beve. Sorride, soddisfatto, invocando un’invettiva contro Dio, quel Dio fallibile che è riuscito a superare, a cui è riuscito a sfuggire un’altra volta. Frank Gallagher è invincibile, si sente invincibile, e Dio ha fallito nel miserabile e semplice tentativo di chiamarlo a sé.
Questo è stato il momento in cui ci siamo davvero resi conto di chi è Frank Gallagher. Anche se il suo è un personaggio verso cui proviamo sentimenti contrastanti, non potevamo che dirci contenti di vederlo vivo e vegeto. Shameless senza Frank Gallagher non sarebbe stata possibile. Il finale della quarta stagione può tranquillamente collocarsi tra i peggiori (o migliori, a seconda della prospettiva che si vuole assumere) momenti raggiunti da questo personaggio, ma dobbiamo essere consapevoli che forse non c’è un momento peggiore rispetto ad un altro. O almeno, non è importante, perché Frank si è sempre spinto oltre.
Ma la potenza della scena non si ferma qui: nonostante Frank gridi soddisfatto di essere vivo, di avercela fatta, c’è un’ombra nei suoi occhi: la consapevolezza di aver solo rimandato qualcosa di inevitabile. La presenza di Carl, quasi muta e invisibile in questa esplosione di vita, non fa che sottolineare quest’ombra che si abbatte come un macigno sulla scena: Frank è consapevole delle sue discutibili scelte di vita, ma non vuole essere solo. Carl è una figura a cui si aggrappa come una sorta di fantoccio morale per sentirsi meno solo, meno sbagliato, forse. Ed è vero, è più facile cedere alle vecchie abitudini piuttosto che intraprendere un nuovo percorso verso l’ignoto. Frank ce l’ha fatta, è vivo, è vero, ma rimane una persona dalle scelte discutibili, moralmente inaccettabili, miracolato da un Dio che stava per fargli scontare tutto quello che ha fatto. Da qui in avanti Frank non avrà più un fondo da toccare: lo ha già fatto ed è riuscito a risalire più vivo e combattivo di quanto non lo sia mai stato. Shameless ci ha regalato con questo finale di stagione un episodio pieno di luce e ombra, coerenza e follia, illusoria speranza e amara realtà. Sballottolati e increduli, ci sorprendiamo ancora una volta dell’innegabile credibilità che una serie come Shameless può trasmettere dopo episodi come questo.