Nelle sue undici stagioni Shameless non ci ha solo resi spettatori di una storia travagliata, ma nei suoi molti anni di vita è stato anch’esso in balia di un percorso fatto di alti e bassi. Terminata definitivamente l’11 aprile 2021 con la messa in onda sul canale statunitense Showtime, la serie tv ha finalmente trovato un epilogo che però non soddisfa a pieno. Senza considerare la decisione di lasciare pressoché in sospeso le dinamiche di quasi tutti gli amati Gallagher a eccezione dell’amara fine del capo famiglia Frank, uno degli elementi che più pesa sulla stagione conclusiva e, in particolare, sull’ultimo episodio, è l’assenza di una figura cardine: quella di Fiona (interpretata dall’iconica Emmy Rossum). La maggiore tra gli sventurati fratelli del South Side di Chicago aveva lasciato in definitiva la città e la serie tv stessa al termine della nona stagione per un nuovo brillante inizio sia per il personaggio che per l’attrice stessa. A rimetterci in qualche modo è proprio Shameless che, dopo nove anni passati a seguire bene o male uno schema che vedeva in Fiona uno dei suoi protagonisti indiscussi, per altre due stagioni si è dovuto adattare alla nuova conformazione del suo cast e della rosa di personaggi a cui poter attingere per le sue dinamiche.
Dopo il quattordicesimo episodio della nona stagione intitolato Found (qui la recensione), in cui vediamo la giovane donna intraprendere finalmente una decisione di vita che la porterà lontana dall’ecosistema tormentato e crudo che per anni l’ha tenuta legata a una realtà al servizio della famiglia, Shameless deve ritrovare una propria formula vincente. Nel corso della sua lunga messa in onda, lo show è stato modellato più e più volte da una moltitudine di vicende che ne hanno plasmato trama, contenuti e modalità espressive. Già complice un forte smussamento del carattere e del tono esplicito e ruvido subito a partire da metà della serie, questa ha vissuto l’impellente necessità di ritrovare la propria bussola a seguito della dipartita di uno dei suoi fulcri principali. C’è riuscita per metà: pur difendendosi bene, la nuova conformazione patisce costantemente l’associazione con lo schema a cui eravamo abituati. Mentre l’assenza di altri Gallagher ‘minori‘ sarebbe colmata più facilmente, quella di Fiona si sente eccome, soprattutto a fronte del fatto che la sua sembra una vera e propria cancellazione dalla trama. Ogni traccia pare esser persa se non per qualche sporadico momento di rianimazione. La sorella maggiore che ha dedicato anni e anni di vita alla cura dei fratelli e dell’ingrato Frank viene a malapena citata quando nasce il primo genito di Lip nella decima stagione, per esser invece totalmente dimenticata il giorno del matrimonio di Ian e Mickey. Non soltanto la dedita figura materna per gli ormai cresciuti Gallagher è assente in tappe così importanti del loro percorso di vita, ma sembra persino che questi non abbiano mai avuto al proprio fianco un supporto tale e che ne siano totalmente irriconoscenti.
Fiona è volata via, per sempre, insieme al primo aereo che abbia mai preso, un obiettivo da essa ambito sin dalla prima stagione, ma all’epoca dalla parvenza irraggiungibile. Il più delle volte a ostacolare la propria fuga era la ragazza stessa, incapace di abbandonare i fratelli e compiere un gesto che vedeva come troppo egoistico. Quando finalmente, dopo uno dei periodi più bui per il personaggio, sembra aver ottenuto una somma di denaro capace di assicurarle un futuro stabile lontano dall’opprimente ma materno South Side, le cose sembrano trovare la propria dimensione. Seppur con tempi diversi, ciascuno dei fratelli Gallagher ha ormai raggiunto un livello di indipendenza tale da garantirne la sopravvivenza anche senza la asfissiante sorella. In un contesto in cui Fiona è adesso quasi obsoleta e il cui contributo non è più richiesto ai fini di una sussistenza personale, la donna è finalmente libera dal vincolo morale che si è sempre imposta. Incoraggiata da chi la ama e col rimorso nostalgico di chi avrebbe voluto fare di più e riscattarsi all’interno della comunità natia, la protagonista apre un nuovo capitolo di vita. A chiudere il cerchio sono l’assenza di un vero e proprio saluto coi famigliari e gli amici più cari, uno struggente confronto con Frank, e l’ennesimo, amorevole, gesto di una sorella che ha dato tutto per le persone che ama. Fiona decide di lasciare ai fratelli ben 10.000 dollari ciascuno, per un totale di 50.000, e di muovere i primi passi verso il proprio inedito futuro con gli stessi abiti che indossava nella prima puntata della prima stagione.
Sei stata brava. Monica non era all’altezza. Tu ti sei fatta avanti e hai dato una mano. Grazie.
Ho fatto tutto io, Frank.
E’ la fine di un’era per uno show che ha per anni segnato l’intrattenimento seriale con una storia sopra le righe e visivamente e linguisticamente provocatoria. Fiona è libera: pur non conoscendo le sorti che la attendono al di fuori di Chicago, sembra ci sia speranza di redenzione e riscatto anche per i tormentati Gallagher. Allo stesso modo, anche Shameless si libera, si libera di una figura su cui si è poggiato per anni, con la necessità di reinventarsi e continuare a ogni modo a proporre lo struggente ed esagerato racconto della scapestrata famiglia. Si è conclusa la stagione di Fiona e sembra cominciare quella in cui la responsabilità ricade sul secondogenito, Lip. Ma il passaggio di testimone segna comunque un età nuova per la storia e per i personaggi stessi, ormai non più vincolati dalla necessità d’esser accuditi, ma pronti e formati già all’aspra realtà del South Side.
E quando la protagonista indiscussa esce di scena come si fa? The show must go on, e prova ad andare avanti barcollando ma mollando al netto di ben due stagioni in cui la storia ha mostrato la capacità di sapersi reinventare e adattare alla grande assenza che pesa soprattutto sullo schema delle prime tiepide puntate.
Ebbene, nonostante l’importante uscita di scena, Shameless è riuscita a sopravvivere per altre due stagioni che si sono sorrette soprattutto con un maggior ruolo attribuito alle storyline dei Gallagher più giovani, ormai in grado di cavarsela da soli. Partendo proprio dal più piccolo Liam, finalmente grande abbastanza da tuffarsi in una delle tipiche folli vicende in cui la famiglia è solita cacciarsi. Coi Gallavich di nuovo in carreggiata e alle prese con la vita di coppia, e con Lip che fronteggia la nuova realtà paterna, la decima e undicesima produzione si sono difese a sufficienza grazie anche al solido pubblico conquistato col tempo nonostante una cifra narrativa mutata. Già in passato, Shameless aveva rivisitato la propria chiave comunicativa e identitaria, passando da uno stile incensurato, violento e crudamente ironico a un tono più velato e moderato, senza rinunciare comunque a situazioni esagerate e all’umorismo stravagante e fuori controllo. Con la dipartita di uno dei personaggi cardine, lo show ha ricercato una nuova prospettiva e configurazione che l’ha condotto fino all’episodio finale Father Frank, Full of Grace (11×12).
Noi spettatori non siamo gli unici a sentire pesantemente la mancanza di Fiona nel corso delle stagioni, ma anche Frank sembra finalmente patire lo stesso, sia internamente che esternamente. In un episodio toccante e commuovente, se ne percepisce l’assenza come non mai: l’inquieto padre di famiglia è sopravvissuto per l’ennesima volta, si tratta di overdose intenzionalmente indotta in questo caso. Scosso dal virus che lo affligge e da una ripresa tutt’altro che florida, Frank scappa e vaga per le strade di Chicago alla ricerca proprio di Fiona, passando per alcuni dei luoghi che più hanno marchiato la storia della protagonista: la chiesa in cui il suo matrimonio andò a rotoli, la tavola calda Patsy’s Pies in cui investì tutta sé stessa, per poi arrivare barcollando in ospedale. Lì, spaesato e dallo sguardo rassegnato, finisce per scambiare un’infermiera con la primogenita. Una sequenza struggente in cui Frank è vulnerabile e umanamente privo di difese. Nel tentativo di conversare col fantasma della figlia, sembra ammettere il senso di abbandono e di colpa che in lui si scontrano al pensiero della giovane donna che non vede da ormai diverso tempo. In una scena toccante come solo Shameless sa essere a suo modo, il capofamiglia ricorda i figli che ha sempre sopportato con la sregolatezza e saccenza che lo contraddistinguono. Lip, Ian, Debbie, Carl, Liam, e, infine, l’amata Monica: con la mente alle figure che più ne hanno segnato l’altalenante esistenza, Frank Gallagher ci lascia.
Effettivamente Shameless non sarebbe tale senza l’iconicamente imperfetto Frank: se Fiona è importante per lo show, Frank è indispensabile. Per questo non c’è modo migliore per omaggiare il cerchio di un personaggio che ha dato tanto al mondo seriale che ucciderlo e liberarlo da un ambiente che non potrebbe esistere così come è senza di lui. In una sequenza finale direttamente ricondotta a quella con cui la serie si era per la prima volta presentata nel 2011, i Gallagher rimasti cantano e brindano davanti a una macchina in fiamme. Con un monologo egoreferenziale quanto basta, Frank menziona e onora tutti i figli a eccezione di Fiona stessa, che non ritorna in scena nemmeno per la conclusione del decennale show. Ancora una volta, la figura della primogenita è trattata in modo ambiguo, probabilmente intenzionale. Ciò nonostante, un ulteriore omaggio al personaggio che più si è speso per la disastrata famiglia avrebbe sicuramente coronato una conclusione già di suo coinvolgente e emozionale. Inutile negare che sul ritorno anche fugace di Fiona ci abbiamo sperato un po’ tutti: neanche una chiamata, una frase, o una speciale menzione sul finale, solo un fantasma che perseguita la coscienza del moribondo padre che non le concede neanche un addio nelle ultime parole che enuncia sullo schermo mentre guarda nostalgico e orgoglioso i figli e il suo pubblico.
Un finale dolceamaro e in pieno stile Gallagher, ma non perfetto. Tra i piccoli difetti da lavorare, nella conclusione del grande dramma familiare spicca preponderante l’assenza della travagliata figlia maggiore.
Nel frattempo, gli altri Gallagher proseguono indisturbati la propria esistenza, ignari ancora della definitiva scomparsa di Frank si godono l’ennesima scorribanda di fronte allo storico Alibi che Kevin e V hanno deciso di vendere per trasferirsi e cambiare anch’essi vita. L’uomo è l’unico con un arco narrativo chiuso definitivamente, mentre gli altri personaggi rimangono sospesi nel vuoto, magari congelati in caso di un possibile futuro ritorno? Nonostante qualche chiarimento e punto conclusivo in più avrebbero reso il finale più completo, non c’era da aspettarsi nulla di differente. I Gallagher sono proprio così: senza regole e sicuramente senza fine. Sono appena diventati adulti, la loro vita comincia ora e, come nella realtà, tutto è continuamente mutevole e indefinito. Non ci sono sempre e soltanto netti epiloghi e nuovi inizi, soprattutto per una famiglia così fuori dal comune. Ebbene, almeno per il momento non sapremo se Lip riuscirà a realizzarsi e riscattarsi, se Mickey e Ian diventeranno genitori, se Carl comprerà il bar, o se Debbie tornerà sulla retta via, e nemmeno sapremo quali saranno le sorti del disorientato Liam. Non abbiamo neanche mai saputo come sono andate le cose a Fiona, se ha trovato un equilibrio o se è ricaduta nell’ennesimo strampalato dramma alla Gallagher. Di lei sappiamo solo che ha tentato di partecipare a un dating show tramite il tributo che a lei viene dedicato in Hall Of Shame: speciale incentrato su ciascun personaggio principale mandato in onda settimanalmente in concomitanza con la trasmissione dell’ultima stagione. Nel episodio a essa rivolto, i fratelli la omaggiano con ricordi che la ritraggono più per i suoi materni e tossici difetti e le sue umane imperfezioni, piuttosto che per il grande impegno che ha rivolto alla cura dei cari pur non trionfando in ogni occasione. Ma del resto, si tratta pur sempre dello spietato Shameless, fatto di ferite che non sempre il tempo cura facilmente.
Quella di Shameless è una produzione che con gli anni ha subito drastici cali di tensione e attenzione, un epilogo era inevitabile e citofonato da tempo, ma se fosse arrivato con qualche anticipo avrebbe probabilmente ultimato lo show con qualche acclamazione in più.
È la fine di un viaggio cominciato nel 2011, un viaggio non perfetto, ma coinvolgente, irriverente e toccante. Un percorso che non si è caratterizzato per costanza, tuttavia capace di intrattenere con una rosa di personaggi esplosivi, dinamici e differenziati. Quella di Shameless è una storia abrasiva e sensoriale che ha dovuto rinunciare per due stagioni alla sua vera essenza. Nonostante le discrete capacità adattive, la presenza di Fiona si è rivelata centrale e risulta l’effettivo unico elemento importante mancante in una conclusione buona, ma non eccezionale. Quella di Shameless è una storia di redenzione in un mondo ostile e senza speranza, in cui nemmeno il più puro degli individui è in grado di ascendere eppure, grazie alla tossica tenacia di quella testa dura di Fiona, assistiamo al primo Gallagher capace di riscattarsi dal South Side in nome di una realtà almeno all’apparenza migliore. Forse quello della 09×14 sarebbe stato un finale più centrato al netto di quanto avvenuto successivamente. Tormentata, dedita, testarda, caotica e ribelle, Fiona è l’essenza dello show; seppur imperfetti, i cinque fratelli che ha cresciuto con le sue giovani mani sono pronti a prendersi la propria rivincita contro una realtà impari. A discapito di tutto, la serie tv di Showtime resta comunque un prodotto di qualità che ha certamente dato tutto il suo massimo in ben undici anni di storia televisiva, grazie anche e soprattutto alla non ancora sufficientemente riconosciuta Fiona Gallagher.