Abbiamo avuto il piacere e l’onore di vedere in anteprima tutti gli episodi di Sharp Objects (tranne l’ultimo), concessici in Anteprima da Sky Atlantic. Ve li raccontiamo!
Sharp Objects è la nuova Serie Tv thriller estiva di HBO.
La trama ci accompagna in un crescendo doloroso attraverso il percorso a ritroso della protagonista, che si intreccia inevitabilmente con un presente soffocante e immutato.
La serie è tratta dall’omonimo libro di Gillian Flynn (autrice anche di Gone Girl, divenuto poi film nel 2014 sotto il titolo di “L’amore bugiardo”), qui anche sceneggiatrice e produttrice esecutiva, insieme a Marti Noxon (Buffy l’ammazzavampiri), che ne ha sviluppato la creazione per il piccolo schermo. Inoltre, alla produzione troviamo la Blumhouse Productions, che tradizionalmente si occupa di film horror, molti tra i quali sperimentali come Get Out e La notte del giudizio.
Quindi dietro Sharp Objects abbiamo qualità ed esperienza sul campo!
Aggiungendo poi un cast straordinariamente capace e la regia ipnotica di Jean-Marc Vallée, si viene a creare un prodotto esplosivo. Un thriller che striscia serpentino tra un mix di storie familiari e un dramma originario adrenalinico, che cresce episodio dopo episodio fino a esplodere saziando la voglia di conoscenza che ha stuzzicato nello spettatore con mani sapienti.
Ma parliamo della trama di Sharp Objects.
La protagonista è Camille Preaker, interpretata da una brillante Amy Adams che si scrolla definitivamente di dosso l’immagine da ragazza di commedia. Camille è una reporter che vive a St. Louis, ha potenzialità inespresse e un gran bisogno di affrontare i suoi demoni a viso aperto, secondo il suo editor, che la costringe così a seguire un caso nella sua città d’origine, Wind Gap, nel Missouri.
Il caso riguarda l’atroce omicidio di un’adolescente e la sparizione di un’altra ragazza nel giro di un anno.
Questi eventi sembrano toccare nel profondo la psiche della reporter, che affronta i suoi demoni con il perenne abuso di alcol e non solo. Tornare nel covo degli spettri del suo passato significa tornare in quella casa dove ha vissuto sin dall’infanzia e affrontare la madre, Adorna. Quest’ultima ricopre un ruolo enorme nella serie, ma anche nella stessa cittadina e nel percorso evolutivo della protagonista.
Adorna, interpretata da Patricia Clarkson, è un’orgogliosa southern belle che si preoccupa – con spirito leggiadro – della comunità e della bella apparenza. Oltre ovviamente ad avere un attaccamento psicotico all’ultima figlia, Amma, interpretata da Eliza Scanlen. Una madre mai presente per Camille, si scoprirà durante gli episodi. Fredda, distaccata, sempre pronta a sgridarla, anche ora che è cresciuta. Anzi soprattutto ora che gira per il paese a fare il suo lavoro da reporter. Adorna infatti non apprezza affatto che la figlia ficchi il naso nelle vite degli altri. Il tutto causerà diversi litigi in casa.
Inoltre, vi è il machismo ferito dello sceriffo e del detective, impotenti di fronte al caso di cui si stanno occupando. Il primo, Bill Vickery (Matt Craven), non vede di buon occhio la reporter, tanto da seguirla spesso nei suoi spostamenti. Mentre il secondo, Richard Willis (Chris Messina), dapprima scontroso e distaccato, riconoscerà forse in Camille un aiuto valido per risolvere il caso.
A tutto ciò si aggiunge la società di una cittadina del sud degli Stati Uniti, che affronta passivamente e ignara il disagio e le disfunzioni di una terra abbandonata a se stessa, le cui tradizioni restano ancorate alla sconfitta dei Confederati.
Una cittadina ideologicamente rimasta alla fine dell’Ottocento, con una crisi dei valori fondanti della comunità. Wind Gap non sa rapportarsi ai cambiamenti dell’attuale panorama, creando così paradossi nel perseguire la propria sopravvivenza e ignorando i numerosi cambiamenti della società. Per esempio il femminismo viene additato come una sciocchezza che allontana le donne dal loro ruoli di madri e procreatrici dedite alla cura della casa.
Questo background retrogrado vive in una bolla di bella apparenza, case grandi e perfette, famiglie numerose. Ma soprattutto addita crimini mostruosi come quelli appena accaduti a qualcuno di esterno, “a uno di passaggio“, pur di non affrontare la realtà.
Lo scontro tra la personalità forte, indipendente e problematica di Camille e la società cittadina di Wind Gap, crea un turbine di ricordi sul passato della protagonista che affiora con allucinazioni e sensazioni a limite del reale, un mix tra flashback e presente che riesce a rendere quasi tattile allo spettatore lo stato d’animo della reporter. Il tutto concretizzato in quegli oggetti taglienti che vibrano sulla pelle di Camille, lasciando segni tangibili di ciò che la sua psiche affronta. Attraverso le parole conosciamo le sue sensazioni, il suo passato, le sue frustrazioni.
Il centro di Sharp Objects è Camille Preaker, problematica, ricca di sfumature, con la sua figura nascosta sotto abiti pesanti a schermarla dalla vista di altri, a proteggere i suoi segreti che scopriamo labirinticamente in un intreccio di passato e presente in cui entrambi i tempi risultano sconvolgenti, a tratti simbolici e a volte poco chiari.
A chiudere il cerchio, una regia volta a disorientare lo spettatore, ubriacato di immagini oniriche e reali dal confine labile e mai certo. Tale strategia riesce a creare una costante sensazione di angoscia, disperazione soffocata, smarrimento e disagio.
Tutto radicato nel profondo dell’introspezione del personaggio, che assorbe la violenza subita e quella che ha intorno, negli eventi grotteschi che la città cerca di evitare di vedere. L’orrore è il principio fondante di questa serie, non tanto negli episodi di effettiva violenza, quanto nel giudizio su di essi da parte delle persone presenti nella comunità.
Perennemente in cerca di un lenzuolo abbastanza grande da stendere sopra tali fatalità, per non renderle visibili.
L’evanescenza dei ricordi si scontra con la solidità della carne, la stessa che Camille deturpa e nasconde, lasciando se stessa in questo infinito serpente che si morde la coda e che apparentemente non trova fine ai propri supplizi.