Attenzione: evita la lettura se non vuoi imbatterti in spoiler di Sherlock Holmes e la sua nemesi Moriarty, Sherlock e di Elementary
“Quell’uomo è il Napoleone del crimine, Watson. È l’organizzatore di metà del male e di quasi tutto ciò che rimane impunito in questa grande città.”
Così Sherlock Holmes, il detective più famoso della letteratura nato dalla penna di Sir Arthur Conan Doyle, definisce il suo più grande nemico, la sua nemesi: il Professor Moriarty. Il nome non è importante. Moriarty non è solo una persona, Moriarty è un’identità, un’entità. Che sia Jim, ometto dallo sguardo furbo e intrigante, che sia Jamie, donna imponente e ammaliante o che sia semplicemente il Professor Moriarty, uomo longilineo e austero, machiavellico e amante dell’arte. Moriarty è un genio del crimine esattamente come Napoleone era considerato un genio della strategia. Holmes, il quale ha una grande passione per il suo nemico e gli dedica ogni sua energia, lo descrive come un ragno “al centro di una tela dai molteplici fili che si diramano in centinaia di biforcazioni dove il suo nome scorre come un flebile sussurro fino a scomparire”. Impossibile non notare un cenno di ammirazione per una belva così elegante e intrigante come quella descritta da Sherlock Holmes. Moriarty è l’unico all’altezza del grande detective ed è l’unico che riesce a tenergli testa. E infatti è l’unico che riesce davvero, in tutto e per tutto, ad attirare la sua attenzione, fino ad arrivare a confonderlo, o quasi. Il genio di Moriarty è un genio dettato da un estro creativo, dalla fama di potere, dall’esercito di cui si fa forte, dalla bramosia e dalla passione. Insomma, un novello Napoleone: mire arrivistiche, genio e sregolatezza ma anche e soprattutto un grande distaccamento dalla realtà.
La descrizione di Conan Doyle del professor Moriarty è una descrizione piuttosto austera di un uomo cupo, genio della matematica e appassionato d’arte. Un uomo solo ma anche leader di moltissime persone che gli sono leali fino alla morte. Per bocca di Sherlock Holmes, Conan Doyle lo descrive come un appassionato del crimine spesso compiuto senza uno scopo preciso, spesso solo per passione o per noia. Ovviamente Moriarty non si sporca mai le mani e, mentre lui rimane a distanza, il suo esercito lavora per lui, senza battere ciglio. Il personaggio di Moriarty, didascalicamente, nasce nel romanzo L’ultima avventura, in cui avrebbe dovuto lottare mortalmente con Holmes e perdere la vita insieme a lui. Conan Doyle fu costretto a continuare la saga di Sherlock Holmes per i lettori infuriati e la faida andò avanti dando vita a tantissime rivisitazioni e riletture. Il fascino del genio del crimine sta soprattutto nella sua astuzia, una dote che si trasforma in un attimo in crudeltà e che, altrettanto facilmente, lo eleva in intelligenza, portandolo al pari della sua nemesi Sherlock Holmes. Moriarty viene considerato il più grande criminale della sua epoca e Napoleone fu più volte definito il più grande condottiero della sua epoca storica. La leadership dei due sembra precedere la loro reputazione ma ciò che li accomuna è anche il fallimento. Fallimento che contribuisce ad umanizzarli e che non impedisce loro di passare alla storia. Moriarty è infatti noto al grande pubblico esattamente quanto Sherlock Holmes e, per alcuni, anche molto più interessante.
Tra le varie riletture dei romanzi di Arthur Conan Doyle, una di quelle che più ha convinto e che più è stata fedele è sicuramente la serie tv Sherlock, interpretata da Benedict Cumberbatch, Martin Freeman e uno strepitoso Andrew Scott nei panni di Jim Moriarty. In questo caso la descrizione fisica non corrisponde a pieno ma centra perfettamente un certo stile napoleonico: statura minuta, sguardo folle, completamente distaccato dalla realtà. Andrew Scott interpreta un Moriarty fuori dal mondo, un genio sregolato, completamente indifferente a qualsiasi tipo di sentimento, totalmente focalizzato sul suo obiettivo. Insomma, un Moriarty spietato. La serie Sherlock è una di quelle che meglio ha reso omaggio ai romanzi da cui è tratta, soprattutto in merito al rapporto tra i due geni. Holmes e Moriarty, infatti, si affrontano in una bellissima e mastodontica cascata, esattamente come accade del romanzo L’ultima avventura e, esattamente come nel giallo di Conan Doyle, entrambi sembrano morire per poi tornare con un espediente narrativo. Il Moriarty di Andrew Scott è un Moriarty innovativo, nello stile della serie, ed è un Moriarty vendicativo. Ma più di tutto è un Moriarty che, nonostante il tentativo di umanizzazione attraverso il nome Jim, non ha regole e non si preoccupa di alcun principio morale, tentando di portare il nemico sulla sua stessa lunghezza d’onda. Quello che distinguerà i due, infatti, sarà proprio il principio morale, che diverrà spesso anche un tallone d’Achille per Sherlock. Il Moriarty di Andrew Scott punta ai gioielli della corona ed è disposto a fare di tutto pur di ottenerli.
Un altro esempio interessante è la serie Elementary, tratta anch’essa dalla serie di romanzi gialli di Conan Doyle. La serie è nota anche per la sua rilettura rivoluzionaria dei romanzi: sia Watson che Moriarty sono donne e, a dispetto dei molti commenti negativi in merito che sono usciti, funzionano. In questo caso parliamo quindi di Jamie Moriarty, affascinante nemesi di Sherlock Holmes. L’interessante rilettura in chiave femminile, interpretata da Natalie Dormer, si sofferma soprattutto sul tema della seduzione intellettuale che, in questo caso, viene incarnata e tramutata in seduzione anche fisica. Jamie Moriarty ha infatti dalla sua parte un’arma in più, può travestirsi da Irene Adler e sedurre Holmes senza che lui sospetti minimamente chi sia davvero. Jamie Moriarty sfrutta più di tutti gli altri la componente umana e passionale del detective e, forse più degli altri, riesce a trarlo in inganno, rendendolo vulnerabile. La Moriarty di Natalie Dormer ha una forza inaudita che, in sole tre apparizioni nella serie, riesce a venir fuori e a confondere a tal punto il suo nemico da renderlo completamente inibito. La genialità di Jamie Moriarty e del suo travestimento da Irene Adler sta infatti proprio nella sovrapposizione di amore e odio, che porta Holmes allo smarrimento. Natalie Dormer fa un lavoro sulla parte femminile di Moriarty strabiliante, che neanche per un secondo ci fa dubitare della scelta stilistica della serie.
Insomma, Moriarty è il genio del crimine per eccellenza, genio e sregolatezza, mente folle al di sopra di ogni sospetto, pura crudeltà e pura passione. Il suo amore per l’arte, esattamente come per Napoleone, denota sicuramente un genio artistico e creativo che solo le grandi menti possono sviluppare e che di sicuro può essere molto utile quando si parla di strategia. Il grande condottiero francese non mancava certo in capacità di leadership ed esattamente come lui, Moriarty sa come tenere a bada il proprio esercito, tenendo sotto controllo ogni minimo dettaglio di ogni singola missione. Lo sviluppo di una nemesi come continuo allenamento intellettuale è qualcosa che ritroviamo in entrambi i personaggi e, seppur uno realmente esistito e uno totalmente di fantasia, i due sembrano condividere una certa propensione all’inganno verso gli altri e verso se stessi, come semplice sforzo mentale. Il professor Moriarty passa alla storia come la nemesi perfetta, e non solo per Holmes. Moriarty rappresenta il nemico giusto per chiunque lo affronti, compresi Watson e i lettori dei romanzi. Per gli appassionati Moriarty non è solo l’antagonista di Sherlock Holmes, anzi rimane tale per un tempo brevissimo; da subito viene delineato un personaggio talmente complesso e talmente interessante da risultare più di un villain, il villain per eccellenza. Quello da cui siamo attratti, quello che ci appassiona più del protagonista buono, quello di cui vogliamo sempre sapere di più, quello più umano di tutti.