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Sherlock, il costruttore di palazzi

dracula
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Chiudete gli occhi e fingete di avere tra le mani una tazza di buon tè inglese, sentite il rumore lontano delle macchine e il confuso blaterare britannico. Ovviamente ci troviamo a Londra, provate a carpirne il fascino e assorbitene la pacatezza. Ora fatene tesoro perché ci introdurremo in un appartamento in cui troverete tutto tranne che il tranquillo sorseggiare di tè pomeridiano. Avete capito bene, stiamo per bussare al 221B di Baker Street, alla porta di Sherlock Holmes.

Il detective più famoso del mondo nasce dalla penna di Sir Arthur Conan Doyle e, nel corso del tempo, lo abbiamo visto in tutte le salse: film, serie tv, fumetti, eppure non sembra mai perdere il fascino dalle sfumature britanniche e il giusto pizzico di mistero.

In particolare, l’adattamento televisivo del personaggio a cura di Moffat e Gatiss è uno dei prodotti che hanno reso onore nel modo migliore al buon Conan Doyle, nonostante la diversa collocazione temporale.

Lo Sherlock figlio della BBC conserva le caratteristiche peculiari del modello originario, riuscendo a dipingere con meticolosità quel personaggio lunatico, capriccioso e straordinariamente intelligente che ci ha fatto innamorare.

Sherlock rappresenta l’esaltazione dell’anormale immerso nel piattume della società.

sherlock

Sente la necessità di modellare a suo piacimento la realtà, rifugiandosi in un mondo fatto su misura per lui, in cui sentirsi a suo agio accompagnato dalle fedeli corde di un violino e dal loro suono. Sherlock corre veloce, nessuno riesce a tenergli il passo e questa velocità solitaria lo porta a un costante stato di noia narcotizzata.

Guardi fuori Signora Hudson. Quiete. Calma. Tranquillità. Non è snervante?

Tutto ciò fin quando non irrompe il dott. Moriarty, dando il via a una partita a scacchi di pura adrenalina. In Jim riesce a scorgere una parvenza di similitudine e l’eccitazione di avere una nemesi capace di correre veloce quanto lui (qui abbiamo provato a immaginare una possibile lettera scritta da Sherlock a Moriarty).

Ma qual è l’arma segreta del nostro Sherlock?

The Irregulars

Prescindendo dalla fedele compagnia di John, che tende a bilanciarlo e tranquillizzarlo quando perde le staffe, il vero quid pluris del nostro detective è la memoria.

L’alienazione dalla società lo induce a trovare conforto nella schematizzazione e nella classificazione mentale di tutti gli elementi esteriori. Formula così, mattone dopo mattone, un’impalcatura di associazioni e collegamenti che gli permettono di addentrarsi ed esplorare le vite di tanti sconosciuti, aggirandosi nei meandri del suo palazzo mentale.

Una tecnica mnemonica, una sorta di mappa mentale: lui si disegna una mappa nella mente, non è per forza un luogo reale, e lì deposita i suoi ricordi. Così, tecnicamente, non si dimentica più niente, non deve far altro che andar lì e cercare.

In realtà, la tecnica che ha contribuito a rendere Sherlock così famoso non è del tutto fittizia.

È conosciuta, infatti, come la tecnica dei loci e trova le sue radici nella cultura degli antichi greci. Si tratta di un metodo fondato sulla visualizzazione e organizzazione degli elementi. In poche parole, si associano gli elementi che si vuole ricordare a specifici luoghi fisici. Per poter usufruire di questa tecnica è necessario che questi luoghi siano conosciuti e familiari, come la diversa successione di stanze nella propria casa.

Purtroppo per noi, per quanto questa tecnica possa essere efficace non ci permette di diventare tanti piccoli Sherlock Holmes, o almeno non è scientificamente testato questo risultato.

D’altronde il fascino immortale di Sherlock deriva proprio dal suo essere così carismaticamente inimitabile.

sherlock

Non ci stancheremo mai del suo temperamento labile e della sua cinica spontaneità, che costituiscono la ricetta perfetta per alternare momenti di puro umorismo a picchi di drammaticità poetica.

Sherlock rappresenta la superiorità intellettiva e la fragilità d’animo. Anche quando stenta ad ammetterlo è in costante lotta con se stesso e con la sua incapacità di dimostrare l’affetto in maniera semplice e normale. È per questo che si aggrappa con le unghie e con i denti alle poche persone che riescono a comprendere questa sua fragilità portandolo per mano nel difficile labirinto della società. In compenso Sherlock porta con sé questi compagni di viaggio, agganciandoli indissolubilmente alla sua scia di immortalità ed eterno fascino.

I’m not a psychopath, I’m a high-functioning sociopath

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Un saluto agli amici di Sherlock (BBC) Italia