Noi fan di Sherlock lo stiamo iniziando a capire: una quinta stagione non arriverà mai. La storia di Sherlock Holmes e John Watson sembrerebbe essere arrivata a una fine e, senza neanche il tempo di accorgercene, ci siamo ritrovati a salutarli. Ma non siamo ancora pronti a lasciarli andare. Se una quinta stagione sembra impossibile per evidenze logiche e per problemi legati all’evitare una trama “annacquata” e non all’altezza, l’unica soluzione che pacificherebbe ogni animo è un film.
La storia di Sherlock in qualche modo sembra essere giunta al capolinea. L‘ultimo episodio è stato un crescendo emotivo, ha quasi del tutto abbandonato le deduzioni per lasciarsi andare ad atmosfere cupe a cavallo tra il thriller psicologico e il dramma familiare. L’intera quarta stagione ci ha in un certo senso preparati a un escalation di sentimenti distruttivi, cominciando dalla morte di Mary – nonostante avrei preferito un momento più toccate per la sua dipartita e che consentisse di connettersi maggiormente al personaggio negli ultimi istanti – e proseguendo con il feroce litigio tra Sherlock e Watson. Quest’ultimo stanco e provato, allo stremo delle sue forze, finisce per riversare la sua rabbia cieca e la sua frustrazione sull’amico, attribuendo a lui la colpa di ogni sua disgrazia. L’ultima puntata raccoglie questi momenti di tensione e li esaspera, mostrandoci quello che non avremmo mai pensato di vedere in un modo tanto palese e trasparente: il dolore, la paura di Sherlock Holmes.
Forse è proprio per questo che l’ultimo episodio ha deluso parte dei fan: quello che abbiamo visto rappresentato non era lo Sherlock che abbiamo incontrato nel lontano 2010 e quello che in tutti questi anni abbiamo imparato a conoscere. Dov’è la genialità? Dove le deduzioni? Dove l’essere sempre un passo avanti all’avversario? Siamo stati sommersi, siamo sbandati: anche Sherlock Holmes è fallace. Ha una mente che può essere manipolata. Anche lui ha dei segreti e dei traumi. Quello che abbiamo salutato, nel 2017, non era più Sherlock. Ma forse, proprio questo dovrebbe essere una spia, un indizio utile a capire che la serie tv Sherlock è finita, ha dato tutto ciò che avrebbe potuto dare e mostrare.
La verità è che sperare in una nuova stagione sarebbe inutile.
E d’altra parte, siamo sicuri di averne bisogno? Tutti i casi sono stati sciolti, compreso il grande enigma della famiglia Holmes e, a modo suo, lo stesso Sherlock ha trovato una soluzione. Lui, il caso sempre aperto, irrisolto sociopatico iperattivo, trova la sua spiegazione nel passato e nel complesso e morboso rapporto con la sorella Euros.
L’unico problema è che, per quanto scritto magistralmente, l’ultimo episodio ci lascia sospesi. Cosa accadrà adesso? Il finale è stato frettoloso, o meglio è stato un perfetto finale di stagione, ma non un finale di una serie così articolata, ricca di parallelismi, richiami e imprevedibili ritorni come Sherlock.
L’unico modo per concludere degnamente la storia sarebbe un film: l’ultimo caso dello studio di Baker Street, l’ultimo vero caso di Sherlock e Watson. Quello che permetta a tutti loro di avere una conclusione in quel continuo di storie e misteri che si avvicendano nei libri di Arthur Conan Doyle. Un nemico finale, un caso intricato che permetta però di lasciar spazio alle questioni secondarie dei protagonisti. Un’intera stagione potrebbe incappare nel rischio di essere ripetitiva, forse addirittura ridondate. Ma un film avrebbe la durata perfetta per permetterci di salutare questi personaggi e lasciare che tutti i pezzi del puzzle vadano a posto.
Il nuovo mistero potrebbe prevedere il ritorno di una vecchia fiamma. Senza contare una cosa: a chi è indirizzato il messaggio che il protagonista – in una delle ultime scene – scrive e invia?
“You know where to find me. -SH”
La risposata più immediata sarebbe: a Irene Adler, la donna. L’abbiamo lasciata probabilmente in punto di morte, salvata in calcio d’angolo da quello che abbiamo sempre supposto fosse Sherlock, ma che fine ha fatto realmente? La questione resta aperta.
O ancora, il rapporto con Euros può essere ricostruito così facilmente? La mente di Sherlock è stata con grande sorpresa plasmata dal fratello Mycroft e il trauma per la perdita del suo migliore amico ha plasmato la sua personalità. Ho trovato troppo sbrigativo la conclusione, una rivelazione così scioccante ha bisogno di tempo per essere elaborata e ancor di più per perdonare e perdonarsi. Un film potrebbe permetterci di capire chi è diventata Euros e come la famiglia Holmes ha intenzione di comportarsi da ora in avanti. E poi continua ad assillarmi un dubbio: perché a Euros importava di Culverton Smith? Nel secondo episodio è lei che – travestita da figlia di Smith – chiede aiuto a Sherlock e gli assegna il caso. Che cosa aveva a che vedere questo con lei? Quel era il suo scopo, semplicemente mettere alla prova il fratello?
E, infine, il rapporto tra Shelock e Watson. Dopo tutto quello che hanno sofferto, la loro amicizia mi ricorda sempre di più un vaso rotto impreziosito dall’antica arte del kintsugi, cioè riparati con l’oro. Le loro divergenze hanno reso il loro rapporto travagliato, ma estremamente toccante. Unico. Abbiamo bisogno di rivederli insieme, di vederli alle prese con i loro sentimenti inconfessati, con la loro amicizia complessa, ma autentica e viscerale.