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The Lying Detective è lo specchio di A Study in Pink

Sherlock
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Questo articolo contiene spoiler sulla 4×01 e sulla 4×02 di Sherlock. Se non avete visto le puntate, non proseguite nella lettura.

Sherlock

La prima, fondamentale regola da tenere a mente è la seguente: Steven Moffat si autocita. Forte. È il maestro dell’autocitazione.

Nulla di nuovo sotto il sole; anche Gatiss si diletta nella stessa arte di quando in quando. Ad esempio, nell’episodio The Six Thatchers, scritto da lui, John rimprovera Sherlock quando quest’ultimo finge di non sapere chi sia Margaret Thatcher, e i più attenti si saranno ricordati quando in The Hounds of Baskerville (un’altro episodio della sua penna) Sherlock deduce la password del computer del maggiore Barrymore – Maggie, appunto – scrutando il suo ufficio.

Ma non stiamo parlando di riferimenti inseriti per puro piacere intellettuale, perché sappiamo benissimo che l’intera serie è studiata nel minimo dettaglio, con continui rimandi interni e soprattutto ai racconti di Doyle che stimolano la vena nerd di chiunque sia appassionato dell’immortale figura di Sherlock Holmes.
Con la seconda puntata di questa quarta stagione Steven Moffat si è superato in tal senso; The Lying Detective ci ha completamente spiazzati e non è azzardato affermare che abbia raggiunto uno dei picchi massimi della serie. Se The Six Thatchers ha diviso il pubblico ed in linea di massima ha lasciato tutti piuttosto confusi su determinati aspetti – con il cuore a pezzi, ma pur sempre perplessi -, The Lying Detective ci ha riconfermato la grandiosità di Sherlock e della sua scrittura. Non solo si è trattato di un viaggio emotivo paragonabile ad un giro sulle montagne russe culminato in un colpo di scena degno di Steven Moffat e Mark Gatiss, ma a mio avviso il suo valore risiede nella struttura e nel modo in cui rappresenta una celebrazione della serie stessa e del suo bene più prezioso: Sherlock Holmes e John Watson.

The Lying Detective è lo specchio di A Study in Pink, il primo episodio della serie, e chiude il cerchio per un nuovo inizio.
Se guardando quest’ultima puntata non avete colto appieno il parallelo, nessun problema: è ben camuffato dai drammi e da tutto ciò che è successo dopo il fatidico primo incontro nel laboratorio del Bart’s. I personaggi sono stanchi, provati, e soprattutto evoluti, eppure eccoci di nuovo all’inizio.

Abbiamo raccolto tutte le citazioni ed i rimandi ad A Study in Pink, che ricordiamo essere sempre scritto da Steven Moffat, ma anche ad altri momenti di Sherlock – ed è stato un po’ come improvvisarsi detective, uno spasso!

L’inizio

Né A Study in Pink, né The Lying Detective partono di certo in sordina: la 4×02 inizia con un colpo di pistola, John insonne nel suo letto e subito dopo lo vediamo durante una seduta dalla sua terapista, esattamente come il primo episodio, che si apre con gli spari del suo sogno, in cui viene rievocata la guerra da cui è stato congedato.
Se in A Study in Pink il trauma che doveva affrontare era la guerra (o meglio, l’abbandono del campo di battaglia), questa volta deve venire a patti con la morte di Mary, ritornando ad essere l’uomo ferito e tormentato di prima.

Faith = John

“Sta uscendo di notte senza alcun modo per tornare a casa e una pistola.”

Sherlock deduce che Faith (la finta Faith) si sia isolata e stia meditando di suicidarsi poiché senza una meta ed in possesso di una pistola. Se questo non bastasse a rendere chiaro il fatto che la Faith che Eurus Holmes inscena sia uno specchio di John prima dell’incontro con Sherlock, il bastone e il flashback di John tolgono qualsiasi dubbio e danno finalmente chiarezza allo stato in cui il dottore versava al ritorno dall’Afghanistan, tema discusso nelle varie speculazioni dei fan ma mai affrontato esplicitamente all’interno della serie finora.

                           sherlock Sherlock

La ciliegina sulla torta però ce la offre una battuta nello specifico: quando Sherlock fa una deduzione su Faith, quest’ultima esclama “Amazing!”, riportandoci alla mente la reazione estasiata (e insolita) di John alla deduzione sull’alcolismo di sua sorella durante la corsa in taxi in A Study in Pink – peccato che lei alla fine si riferisse alle patatine fritte!

Big brother is watching you

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Non ho potuto che sorridere durante la scena della “caccia” a Sherlock, soprattutto per il suo simpaticissimo messaggio a Mycroft, e l’espediente delle telecamere a circuito chiuso non può che ricordare il primo contatto tra John e Mycroft in A Study in Pink, quando il maggiore degli Holmes segue il dottore con le telecamere e lo chiama ad una cabina telefonica per invitarlo ad un “colloquio” con lui.

“Hiding in plain sight”

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L’analogia si estende al caso stesso della puntata, con un assunto che accomuna i due serial killer, Jeff Hope in A Study in Pink e Culverton Smith in The Lying Detective: entrambi si nascondono in bella vista.
Il primo è un tassista, il secondo un ricco filantropo e uomo di spettacolo, due individui che si nascondono dietro la propria insospettabilità.
Oltre a ciò condividono un dettaglio fondamentale: dietro al loro operato c’è Moriarty, come conferma Eurus alla fine dell’episodio, quando dice di aver conosciuto Culverton Smith tramite un “amico” in comune. La storia si ripete.

“Not your housekeeper”

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L’iconica frase che Mrs. Hudson rivolge in modo piccato a John Watson in A Study in Pink è un tormentone del fandom, e Moffat ha deciso di graziarci di nuovo con questa perla.
Personalmente trovo il rapporto tra Mrs. Hudson e John alquanto comico: lei nutre un palese istinto materno nei confronti di Sherlock e non ci pensa mai più di una volta a rimbeccare John quando il suo atteggiamento non le è congeniale.

In particolare nel contesto di The Lying Detective questa citazione è il climax di un botta e risposta esilarante con John, incredulo che Mrs. Hudson possa essere la proprietaria dell’Aston Martin rossa fiammante (certo, la signora Hudson in effetti non sembra proprio uscita da un film di Bond).

“Oh, per l’amor del cielo! Sono la vedova di uno spacciatore, possiedo case nel centro di Londra e, per l’ultima volta, John, non sono la sua governante!

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Salva John Watson

Arriviamo al nocciolo della questione: oltre a tutte le citazioni e i parallelismi con A Study in Pink, l’analogia fondamentale risiede in John Watson.
Il viaggio che compie in The Lying Detective è speculare a quello del primo episodio. Come già accennato, lo vediamo all’inizio ancora una volta perso nel suo dolore, solitario e apatico, salvo poi compiere nuovamente il percorso che lo porterà a salvare Sherlock e se stesso.
The Lying Detective ci riporta al principio di tutto, che si riduce alla più elementare delle equazioni: Sherlock Holmes e John Watson.
A Study in Pink ci racconta l’inevitabilità della nascita del duo, come se fossero gravitati l’uno verso l’altro spinti da una forza superiore, e la ragione fondamentale per ciò è che entrambi avevano bisogno dell’altro in quel preciso momento della loro vita. Se salvarsi a vicenda era stato così naturale all’inizio, e John Watson non aveva avuto alcuna remora nell’uccidere Jeff Hope per strappare Sherlock dalla sua stessa superbia, stavolta le cose non sono così semplici. Stavolta Mary ha dovuto orchestrare il loro riavvicinamento, e ricordare a Sherlock che per salvare John è necessario che lui in primo luogo si metta in pericolo.

John Watson non è un uomo semplice, e in The Lying Detective più che mai lo vediamo fronteggiare i propri demoni e le proprie insicurezze: non si sente l’uomo che vorrebbe essere, ha abbandonato il suo migliore amico nel momento di più disperato bisogno e ha raggiunto il punto più basso e doloroso della sua esistenza. Eppure, se A Study in Pink ci ha insegnato qualcosa su John Watson, sappiamo bene che Mary non gli ha insegnato ad essere una persona migliore, gli ha solo ricordato di essere l’uomo che è veramente.

Così, con il confronto nel 221B tutto torna allo status quo in uno dei momenti più toccanti ed onesti di tutta la serie: sia Sherlock che John a questo punto abbracciano la loro umanità, con tutti i difetti che essa comporta ma soprattutto i privilegi della consapevolezza, e il momento di profonda tensione sfuma con un altro occhiolino alla fine di A Study in Pink. Come Sherlock a suo tempo ha invitato John a cenare dopo la risoluzione del caso, stavolta John invita Sherlock a mangiare della torta per il suo compleanno, con lo stesso motivo musicale di sottofondo. Il duo di Baker Street è tornato.

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Altre citazioni di The Lying Detective:

  • Il servizio da tè. Lo so, lo so, è abbastanza inquietante ricordarsi di una tazzina da tè, ma a mia discolpa devo dire che è una tazzina molto bella. Nella scena in cui Sherlock, strafatto e in preda ai deliri, si fa preparare il tè da Mrs. Hudson, la tazzina che cade a rallentatore fa parte del servizio che vediamo in The Reichenbach Fall, quello con dipinta la Gran Bretagna, quando Moriarty fa visita a Sherlock nel 221B.
  • Irene Adler. Quando Sherlock riceve il messaggio dalla Donna, la reazione di John alla suoneria è la stessa che aveva precedentemente avuto in A Scandal in Belgravia: “What’s that noise?” con Sherlock che dissimula il tutto fingendo di non capire a cosa si riferisca (vi ricordo anche che nella 2×01 John aveva contato i messaggi: 57.)
  • Fratelli Holmes. A Study in Pink finisce con la rivelazione che Mycroft è solo il fratello maggiore di Sherlock, non il cattivo che ci eravamo già prefigurati sia noi che John; The Lying Detective alla fine ci rivela che la terapista di John è la sorella Holmes, e anche la cattiva.
  • BONUS: il laboratorio di metanfetamina. No, questo non c’entra nulla con il resto e potrebbe non essere una citazione voluta, ma quando Mycroft paragona la cucina di Sherlock ad un laboratorio di Metanfetamina non ho potuto che pensare al camper di Walter White e paragonare mentalmente Bill Wiggins a Jesse Pinkman. Be’, essere una serie Tv addicted comporta anche questo.

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