Finchè in Baker Street si sentirà un violino suonare, Londra avrà Sherlock Holmes dalla sua parte.
Non so se lo avete notato, ma sono molti gli oggetti che da soli basterebbero a descrivere il nostro detective preferito: il tipico berretto inglese con la visiera e il fiocchetto sulla nuca, per esempio (anche se nella serie tv lui ha affermato di trovarlo ridicolo), il cappotto lungo e l’elegante sciarpa che indossa sempre, la poltrona dove ama sedere a riflettere… E il suo violino.
Essendo un tipo dall’emotività piuttosto fragile, infatti, Sherlock detesta i cambiamenti e tende ad affezionarsi alle cose che lo circondano, le cose di cui sa di potersi fidare, al punto di farle diventare delle vere e proprie icone di se stesso; c’è una certa tenerezza in tutto ciò, perchè in tal modo dei semplici oggetti acquistano parte del suo carattere e parlano di lui anche se lui non è presente: non è un caso che Watson abbia abbandonato il 221B subito dopo la morte dell’amico e si sia guardato bene dal tornarvi per due anni, e soltanto dopo aver scoperto che Sherlock era in realtà vivo abbia accettato di rimettervi piede.
Comunque, il violino riveste un significato ancora più speciale per il suo possessore; egli ama suonarlo per aiutare la propria mente a pensare o magari a prendersi una pausa dai frenetici ragionamenti cui è abituata (avere un cervello che non smette mai di lavorare, osservare e formulare deduzioni deve essere abbastanza stancante), però secondo noi lo fa anche per esternare qualcosa che con le parole e i gesti non saprebbe mostrare.
Infatti chi ama la musica, chi non si limita a un ascolto distratto ma la conosce al punto di riprodurla e crearla con le proprie mani rispettandone le innumerevoli regole, non può avere un cuore freddo. Perciò la passione di Sherlock smentisce clamorosamente l’immagine glaciale con cui lui cerca di imbrogliare il mondo: quando imbraccia lo strumento e fa scorrere l’archetto sulle corde il cinico insensibile lascia posto al musicista malinconico, e l’agitazione di una vita non sempre felice si acquieta nella calma di una stanza invasa dalla melodia.
D’altronde, è una massima famosa: “Là dove senti cantare, fermati. Gli uomini malvagi non hanno canzoni” (Lèopold S. Senghor).
Inoltre, l’abilità nel maneggiare il violino rappresenta un ulteriore indizio della grande intelligenza del nostro investigatore; perchè imparare a suonarlo bene non è affatto semplice e richiede vari anni di studio e di pratica… Quindi Sherlock deve aver dedicato molte attenzioni all’apprendimento di quest’arte complicata, il che testimonia sia la sua capacità di eccellere in campi diversi dalla scienza sia il profondo amore che lo lega alla musica: uno impaziente come lui, che non degna di uno sguardo le persone e le situazioni che lo annoiano, non avrebbe perso tempo con un insignificante oggettino di legno se non avesse apprezzato le magie che da tale aggeggio possono essere sprigionate.
Però Sherlock non si limita a suonare i pezzi scritti da altri: al contrario si diletta anche nella composizione di opere originali (lo fa almeno in un’occasione, della quale tratteremo tra breve), un’attività in cui non tutti i musicisti osano cimentarsi; ciò chiude la questione sulla sua presunta incapacità di riconoscere la bellezza, perchè se uno è abbastanza sensibile da saper accostare le note in modo da formare armonie e contrasti non potrà mai avere un animo arido.
Insomma, non sarà forse Joshua Bell ma di certo la musica incarna una parte della sua personalità cui non vuole rinunciare, sebbene essa sia un po’ in antitesi con la figura di genio iper razionale che tiene tanto a divulgare: il violino lo descrive, è uno strumento dal suono elegante e raffinato, sottile eppure riconoscibilissimo, capace di grande dolcezza e di stoccate terribili. Il violino assomiglia a Sherlock Holmes e ci dice che in lui troveremo sempre, anche se in modo magari attenuato, lo spirito dell’artista… Quello che sentiamo in un violinista della Scala, in uno studente del conservatorio, o nell’uomo che si esibisce per ricevere l’elemosina sulla metropolitana.
Prima di analizzare un esempio della musica di Sherlock vorrei aggiungere un’ultima osservazione, stavolta di carattere puramente personale. Nel telefilm, una caratteristica piuttosto importante del nostro detective è la sensualità: sensualità che in lui sembra essere latente, poichè l’abbiamo già annoverato tra i personaggi apparentemente asessuati, ma che noi spettatori vediamo senza problemi; basti pensare ai vestiti eleganti che avvolgono il suo corpo per metterne in risalto le belle linee, ai vari accenni alla sua verginità che stuzzicano il nostro interesse, alla sottile attrazione che pare legarlo a tratti a Watson e che ci permette di fantasticare sui possibili sviluppi della loro amicizia.
Bene, anche il violino come strumento e la capacità di adoperarlo sono in effetti molto sensuali, e per accorgersene sarebbe sufficiente aprire un qualsiasi manuale che insegni a suonarlo: vocaboli come “toccare“, “stimolare“, “premere“, “pizzicare” ritornano assai spesso nelle istruzioni, accompagnati da avverbi che invogliano alla delicatezza oppure alla decisione.
Insomma, l’arte è sexy e il talento di musicista conferisce a Sherlock un supplemento di fascino che di sicuro non guasta!
Waltz for John and Mary Watson
Quella che avete ascoltato nel file audio sopra riportato è la melodia scritta da Sherlock come dono di nozze per John e Mary; il giovane l’ha composta in onore degli sposi e l’ha suonata proprio la sera del matrimonio, davanti agli invitati riuniti.
Si chiama “Valzer per John e Mary Watson” e sembra proprio parlare d’amore: l’amore tra due persone che hanno deciso di trascorrere insieme la vita, certamente, ma forse anche un altro tipo di amore meno felice e destinato alla solitudine… Perchè la canzone è bellissima, però trasmette un senso di malinconia che poco dovrebbe avere a che fare con un giorno di festa.
E per questo ci chiediamo se nel comporla Sherlock non abbia pensato un po’ a se stesso: per lui il matrimonio di John è difficile da accettare, significa un allontanamento necessario dall‘assidua convivenza con l’amico, significa mettere in conto che lui avrà una famiglia propria e altre persone cui dedicarsi, e che inevitabilmente le cose non saranno più come prima. Il mondo di John si espanderà, quello di Sherlock si restringerà…
Nel medesimo tempo però egli è anche contento dell’affetto che lega Mary e Watson e in fondo considera la compagna scelta dall’ex socio una brava persona. Quindi la melodia che scrive racchiude tutto questo: un amore coronato, la prospettiva di un futuro felice per una coppia che lo merita, e la tristezza di chi rimanendo solo ripensa a ciò che sta per cambiare con nostalgia e paura, eppure riesce comunque a osservare da lontano la gioia di un amico con un sorriso.
Ecco il grande miracolo dell’arte… Esprimere le contraddizioni che un discorso razionale non potrà mai spiegare.
Il violino di Baker Street
Per sottolineare l’enorme importanza che l’elemento del violino ha non solo nella serie tv ma in tutto il materiale letterario e cinematografico riguardante Sherlock Holmes, vorrei concludere con una breve analisi della colonna sonora del film Disney dedicato al geniale detective, ovvero il celebre “Basil l’Investigatopo“.
Oltre a essere un lungometraggio d’animazione di indubbia qualità, esso presenta anche una delle colonne sonore più particolari e piacevoli dei Classici di questa casa di produzione: quasi tutte le melodie che fanno da sfondo alla vicenda sono state realizzate dal compositore Henry Mancini (1924 – 1994), autore tra l’altro di brani come Moon River.
Le musiche che egli ha creato per Basil l’Investigatopo hanno un sapore inglese, raffinato ed entusiasmante insieme. Basti pensare alla sottile ironia di “Goodbye so soon”, la canzone che Rattigan fa risuonare mentre imprigiona Basil e Topson in una trappola che li ucciderà in più modi, tutti terribili: parla di un sentimento finito e dell’ultimo addio sussurrato dall’interprete alla sua donna con voce addolorata e nello stesso tempo serena, come a dire che la sofferenza è uno dei rischi dell’amore e che le separazioni fanno parte del gioco. Questo brano, inserito proprio nel momento in cui i due protagonisti stanno per morire, ha il chiaro scopo di accompagnarli verso l’ultimo, definitivo addio alla vita; tuttavia la leggerezza del canto lascia intendere che non tutto è perduto, e infatti il detective ragiona febbrilmente sulle note della musica e prima che essa giunga al termine trova una via per eludere la trappola di Rattigan. Lui e Topson si salvano, l’addio lacrimevole è rimandato.
Ma la melodia a mio parere più affascinante è Wrap Up (file audio qui sotto), sempre firmata da Mancini. La riascoltiamo in vari punti del film, infatti presenta un suono caratteristico e intrigante assai adatto a condurre lo spettatore alla scoperta dei personaggi, degli eventi e degli ambienti della storia.
Dura complessivamente tre minuti e dodici secondi, però dal minuto 2:40 al minuto 2:55 troviamo un assolo di violino indimenticabile, soprattutto per la posizione che gli viene conferita in relazione alle immagini del cartone animato: è infatti riproposto ogni volta che viene inquadrata dall’esterno la casa di Basil in Baker Street. Si tratta sempre di una visione notturna e se il topo vive a piano terra, il piano superiore è abitato da un essere umano, la sagoma del quale compare di fronte alla finestra illuminata… Egli suona il violino (perciò è l’alter ego di Basil, a propria volta amante di questo strumento, ed entrambi sono l’alter ego del “vero” Sherlock Holmes che, lo ricorderete, viene descritto come un musicista appassionato), e la sensazione che lo spettatore prova nell’avvicinarsi o allontanarsi con lo sguardo dalla casa è che quel suonatore sia lì per conferire alla scena mistero, bellezza e in qualche modo pace.
La sequenza viene presentata la prima volta quando Topson e Olivia raggiungono Baker Street per incontrare l’investigatore: allora il suono del violino e il musicista di cui si scorge soltanto l’ombra hanno il compito di suggerire che il detective ricercato dai due topi è elegante, di classe come la melodia che echeggia per la strada, dotato di un carattere unico e in un certo senso rassicurante, poiché si poggia sempre sulla logica, sulla razionalità, su leggi scientifiche che non possono essere confutate.
La stessa scena torna al termine del film, dopo che Basil e Topson sono diventati soci: qui la musica sembra dirci che tutto è finito, e continuerà, bene. Che entrambi i protagonisti hanno trovato un amico, un compagno, e un lavoro che permetterà loro di vivere mille incredibili avventure; il fatto che l’immagine del violinista alla finestra sia sempre uguale significa che il clima di confortevole pace instauratosi a Baker Street non muterà mai, almeno finchè la casa sarà abitata dal suo sorprendente e geniale inquilino.
Questi quindici secondi scarsi di melodia sono in grado di dipingere l’intera atmosfera della vita di Basil e di orientare lo spirito del film verso una luce positiva, non priva di momenti bui ma comunque destinata a una felice conclusione.
Perchè finchè in Baker Street si sentirà suonare un violino, ci sarà sempre Sherlock Holmes ad aspettarci.