Things change for me and nobody knows any different. Questo è il senso e la linea guida da seguire per non perdersi nell’intricato percorso di Shining Girls, la miniserie thriller distribuita da AppleTv, prodotta e diretta da Elizabeth Moss. 8 episodi ad alta complessità e in lento divenire dove la dislocazione spazio temporale è l’unica certezza narrativa. Shining Girls, sul sentiero noto della ricerca del serial killer, innesta un mix di generi e mette al centro temi cari al lavoro di Moss come l’empowerment femminile e la capacità delle donne di risollevarsi da traumi e violenze, riappropriandosi di se stesse e della propria vita.
Non è un racconto retorico ma certamente ambizioso (qui la nostra recensione) e Moss stessa, nella divertente conversazione con Wagner Moura – che interpreta il giornalista Dan Velasquez – afferma come sia stato complesso interpretare momenti in cui la protagonista Kirby Mazrachi doveva provare a spiegare i cambiamenti improvvisi, nella sua mente, di tutte le cose intorno, dalle più piccole alle più grandi, invisibili al resto del mondo. A fronte di una tale discontinuità e dei continui salti del plot, permane una costante: il disorientamento. La prima puntata, “Didascalia” , è didascalica nella misura in cui chiarisce subito che sarà difficile comprendere le cose per buona parte del racconto. Per noi, un susseguirsi di WTF!
In una serie così imprevedibile e scompaginante come Shining Girls selezionare le scene più WTF è una sfida!
Sorvolando sulla già spiazzante scena iniziale, in cui Kirby appunta sul suo diario le notazioni più basiche della vita quotidiana, il nome del gatto, il proprio indirizzo, con chi vive, dove lavora, ne abbiamo scelte cinque. Vediamole.
1. Niente è come sembra, tra il mattino e la sera.
13 aprile 1992. Il primo episodio di Shining Girls basterebbe da solo a completare la lista. Al mattino Kirby appunta sul diario alcune attribuzioni fondamentali che facciano da punto di riferimento esistenziale e logistico per la giornata: ha un gatto che si chiama Grendel, vive in un appartamento – interno 2B – con la madre Rachel e, per riconoscere la sua scrivania, negli uffici del giornale Chicago Sun-Times, sa che ci sono delle forbici blu e una tazza di Godzilla. Fin qui, riusciamo a seguire.
Di sera, rientrando dal lavoro, tutto cambia: nell’appartamento 2B abita un uomo sconosciuto e, solo osservando la patente, Kirby legge che il suo interno è il 3B, un piano più sopra. Arrivata in quella che sembra essere la casa giusta, non trova più la madre ma il collega, fotografo, Marcus con cui convive e che scopriamo essere il marito. WTF?!
2. Il medico legale. Iris o Howard?
L’indagine sul brutale omicidio di Julia Madrigal è cominciata e Kirby sta collaborando con il giornalista Dan Velasquez al quale ha confidato il suo trauma: 6 anni prima è stata vittima di un tentato omicidio molto simile a quello appena avvenuto ad opera di un serial killer che, come nel nuovo caso, aveva lasciato dentro il suo corpo un inquietante cimelio, una scatola di fiammiferi. Dan la conduce dunque nella sala settoria dell’ospedale dove opera un medico legale di sua conoscenza perché possa visitarla e confrontare le sue cicatrici con quelle della vittima. Sdraiata sul tavolo d’acciaio, come in un’autopsia vivente, racconta la sua storia mentre viene analizzata da Iris, una dottoressa comprensiva e affidabile. Passano pochi istanti e un’inquadratura dalla fotografia fredda perché le mani del medico cambino e improvvisamente non c’è più Iris ma Howard. È lui il patologo forense amico di Dan.
3. Lavanderia o Bee Happy Bar? L’incontro con il killer.
Ep. 4 “Attribuzioni”: stiamo appena comprendendo la dimensione metafisica e il time travel, immedesimandoci con il tormento di Kirby, quando un nuovo colpo di scena scompagina la visione. Cambiano i luoghi nella mente di Kirby e anche nella nostra: dove c’è un bar “L’ape felice” che tutti conoscono, adesso c’è una lavanderia. Qui avviene l’incontro notturno con Harper, il serial killer che aveva adescato Kirby quando era bambina. Lei è cresciuta, lui è rimasto uguale. Lui crede di averla uccisa ma lei è sopravvissuta. Si scontrano, lei riesce a difendersi e lo ferisce. Sembra che la trama stia prendendo un risvolto razionale, ma non è così. Scappata dalla lavanderia, si volta, ed ecco che appare l’insegna del Bee Happy Bar. È accaduto oppure no? Deve forse ancora avvenire? WTF!
4. Dan Velasquez è morto?
Incredibile quanto accade al filo narrativo del giornalista, dai trascorsi complessi, tra collassi lavorativi e problemi di alcol, Dan Velasquez (il nostro Pablo Escobar di Narcos). Presente dalla prima puntata, perno di consequenzialità logica, elemento di realismo ben saldo della storia. Boom! Improvvisamente, sul finire di stagione, durante una riunione del giornale che Kirby sente estranea a se stessa e in cui non si ritrova, ne viene annunciata la morte, in circostanze misteriose. Uno shock, considerato che lo abbiamo visto interagire con Kirby nelle sequenze precedenti e lo immaginiamo ancora in azione: inoltre è stato lui a guidare tutta l’inchiesta. Com’è possibile che nessuno ne sia a conoscenza? In che tempo siamo?
5. Il serial killer non è una persona ma una casa?
L’uomo che ha ucciso così tante donne nel corso delle epoche esiste? E non semplici donne ma Shining Girls, donne il cui carattere risplende. Donne dotate di intelligenza, forza, anticonformiste e coraggiose, fuori dal comune. Kirby Mazrachi, nell’interpretazione intensa di Elizabeth Moss, è la donna che non si arrende. Vuole liberarsi dalle trappole mentali che le rendono impossibile vivere. Vuole la verità. Nella tenace ricerca condotta con Dan Velasquez, scopre la Casa, inizio e fine di tutto.
La Casa con cui Harper Curtis ha stretto un legame simbiotico, dagli anni ’20 quando, soldato reduce dalla Prima Guerra Mondiale, vi si imbatte in circostanze inusuali. Qui scopre una cassetta in cui i dollari sono diversi da quelli del presente, c’è un orologio che viene dal futuro e nella Casa vive un uomo che gli chiede “Da quale guerra stai tornando? La prima o la seconda?”. Harper, scioccato risponde, “perché, c’è una seconda?” WTF!
La Casa lo attrae a sé e diventa il suo rifugio e lui ne diventa strumento.
Shining Girls costruisce un’ Entità fisica e metafisica, capace di aprire porte sulle epoche e di richiedere vittime sacrificali, protraendo se stessa nel tempo.
Tra queste assurde mura domestiche, Kirby riesce finalmente a smascherare e piegare Harper, non più spaventoso omicida, ma pavido strumento pilotato dalla Casa, incarnazione simbolica del Male e delle ossessioni dell’uomo. Un percorso di senso da… WTF!
Shining Girls è talmente borderline che riassumerne la trama comporta un rischio di eccessiva semplificazione o di eccesso di dettagli. Conviene vederla, districandosi nei misteri, nelle incertezze, nelle discese improvvise dei suoi significati a strapiombo. Accettando l’improbabile, esprimendo lo sgomento.