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Shōgun 1×08 – Fragilità, lealtà e sacrificio: la Recensione dell’ottavo episodio

Shōgun 1×08
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ATTENZIONE: l’articolo contiene spoiler su Shōgun 1×08!!

Yoshii Toranaga è vestito di nero all’inizio di Shōgun 1×08. Indossa i colori della morte per (quasi) tutta la durata dell’episodio. Lo fa perché è a lutto per la tragica scomparsa di Nagakado. E perché, da uomo poco avvezzo alle spiegazioni prolisse quale è, sceglie di comunicare attraverso i simboli. Il nero è il colore della morte, della fine oltre la quale non c’è nulla. Il Signore del Kanto si è appena arreso a Ishido e al Consiglio dei Reggenti. La lunga marcia verso Osaka testimonia la sua totale ammissione di colpevolezza e l’accettazione della sconfitta. Il nero riflette l’oscurità dei suoi sentimenti, l’impenetrabilità della sua anima. I giapponesi credono che ogni uomo abbia tre cuori, come abbiamo appreso nei primi episodi della serie. Uno da mostrare al mondo, uno da far vedere agli amici e un terzo, quello al quale nessuno arriva, da tenere segreto.

Anche Shōgun 1×08 ha tre cuori. Il primo mostra al mondo le intenzioni di Toranaga: la resa, la sconfitta, la fine del suo clan. Il secondo ci mette difronte alle fragilità di personaggi che ci sembravano incrollabili. E il terzo, quello più celato, ci scaraventa in faccia la verità, sconvolgente e cruda.

Shōgun 1×08
Toranaga

Shōgun 1×08 va assaporato uno strato per volta, senza lasciare indietro nulla. Parla di fragilità, lealtà e sacrificio e combina insieme le tre cose portando la tensione a un picco emotivo altissimo. L’episodio si apre con un lungo corteo funebre. Nel finale della settima puntata – oscura, fosca ed enigmatica –, abbiamo assistito a una prima deviazione importante della serie rispetto al libro di James Clavell. Nagakado è morto scivolando e battendo a terra la testa mentre inseguiva suo zio Saeki per ucciderlo. Toranaga ha perso suo figlio e il suo erede. Secondo le usanze giapponesi, gli spettando 49 giorni di lutto per seppellire il figlio e tributargli gli onori della morte. Un tempo prezioso quando ci si appresta alla resa. Ma un tempo che Toranaga sembra non voler sfruttare.

Per quanto i suoi vassalli tentino di spingerlo a combattere, il Signore del Kanto è ostinato nel perseguire la sua strada. Quel che cerca Toranaga è una morte serena, senza inutili spargimenti di sangue. Perché la sopravvivenza del Giappone è più importante di quella del suo clan. Non vuole sentire ragioni. Rispedisce a Osaka il prete portoghese – venuto a comunicargli che i cattolici non sosterranno le sue posizioni – e invita tutti i suoi uomini a firmare insieme a lui la resa. I vassalli sospettano che vi sia qualcosa, oltre le parole di facciata, che Toranaga non può comunicare. Tutti – noi spettatori compresi – sospettano che il Signore abbia un piano segreto che prima o poi svelerà al suo clan.

Shōgun 1×08
Hiromatsu, Yabushige e Buntaro in una scena di Shōgun 1×08

Ma la scena del confronto decisivo con i suoi uomini cancella ogni barlume di speranza.

O quantomeno, annega le possibilità di una guerra preparata secondo gli schemi tradizionali. La sequenza della riunione tra Toranaga e i suoi vassalli è la più drammatica di Shōgun 1×08. Finora lo show non si era mai spinto così oltre e ha scelto di condensare in una scena tutta la drammaticità del momento. C’è una strana sensazione di precarietà in Shōgun 1×08. Toranaga che arranca malato, tenendosi costantemente il fianco e costretto a chiedere aiuto per spostarsi sulle proprie gambe. Buntaro che prepara il tè a sua moglie e crolla in un pianto quando lei gli dice di non voler morire al suo fianco. La provvisorietà di certi rapporti, a cui basta uno scossone per frantumarsi. Tanti elementi di Shōgun 1×08 contribuiscono a rendere palpabile una certa cagionevolezza, che si estende a tutto l’episodio.

Fino a quando, vicini alla resa dei conti, ogni cosa precipita.

La scena del seppuku di Hiromatsu è la più lenta della puntata. Lo sdegno e le proteste dei vassalli, l’alterco tra Toranaga e il suo più fidato consigliere, la minaccia di Hiromatsu di togliersi la vita, sembrano ritardare il momento più drammatico di Shōgun 1×08. Gli sceneggiatori hanno rallentato l’azione, con l’intento di condensarla tutta nella scena in cui Hiromatsu spinge la lama nel suo ventre, squarciandolo lentamente e dissanguandosi ai piedi del suo signore. Un’immagine scioccante, che destabilizza facilmente noi occidentali, lasciandoci riflettere sul significato della “morte inutile”, così come prima ci aveva fatto riflettere su incomunicabilità e libertà.

Shōgun 1×08
Buntaro e Lady Mariko in una scena di Shōgun 1×08

Possibile che Toranaga abbia smarrito se stesso fino al punto da spingere alla morte il suo unico e più fedele amico? Valeva davvero così poco la vita di un uomo nel Giappone del periodo Edo (più o meno lo stesso in cui è ambientata una serie brutale e magnifica come Blue Eye Samurai)? La reazione di Toranaga alla morte di Hiromatsu lascia trasparire emozioni contrastanti che il Signore del Kanto, per quanto si impegni, non riesce a mascherare del tutto. Qui c’è da sottolineare un’altra grande prova di Hiroyuki Sanada, che riesce a dare a questo personaggio tutto il magnetismo di cui è dotato. Sa essere impassibile, ma allo stesso tempo riesce a comunicare con lo sguardo il punto preciso in cui sta per spezzarsi (il dialogo tra lui e Lady Mariko nel finale di episodio è uno dei momenti più intensi e intimi dello show).

È davvero tutto appeso a un filo, giunti a questo bivio del racconto. Tra la vita e la morte ci può essere anche una sola decisione sbagliata. Toranaga lo sa e cerca di non lasciare nulla al caso.

In Shōgun 1×08 la storia ha preso prepotentemente il sopravvento, lasciando un po’ in ombra gli archi narrativi che, fino a questo momento, erano stati esplorati con maggiore cura. John Blackthorne sente che il Giappone non è casa sua. Liberato dal giuramento di fedeltà dal suo signore, pensa a salvarsi la pelle e a tornare alle sue vecchie ambizioni. Fallito l’approccio con Toranaga, decide di coinvolgere Yabushige nei suoi piani. Il vassallo di Toranaga in un primo momento rifiuta l’offerta, ma poi, quando la situazione precipita con la morte di Hiromatsu, capisce che non vi è null’altro da fare se non assecondare le follie dello straniero.

Toranaga naturalmente aveva previsto tutto. La fuga in avanti dell’Anjin e dí Yabushige faceva parte di uno stratagemma molto più ampio. Un piano nel quale anche Lady Mariko deve compiere la propria parte. In che modo, lo scopriremo solo nel prossimo episodio. La lealtà ha un inizio ma non una fine, altrimenti non sarebbe lealtà. Shōgun 1×08 ha portato allo stremo questo concetto. Fino a che punto è giusto essere leali? C’è un confine oltre il quale finisce la fedeltà alla causa e inizia quella a se stessi? Alla fine dei conti, Shōgun 1×08 ci ha mostrato come sia il sacrificio che il tradimento servano alla causa. Hiromatsu è una pedina del grande gioco così come Blackthorne e Yabushige.

Shōgun 1×08
Toranaga

Dopotutto, ciò che serve a Toranaga è il tempo e ognuno di questi personaggi, compreso il figlio Nagakado, gliene ha fatto dono.

Shōgun, arrivata ormai alle battute finali, si conferma una serie straordinaria da vedere, accurata nella sceneggiatura e curata in tutta la parte scenografica. C’è anche la giusta dose di ironia nella serie, come dimostra ad esempio l’assenso dato da Toranaga al prete portoghese per costruire una Chiesa… accanto a un bordello. Ormai ci avviciniamo alla fine dello show e già il titolo della prossima puntata, Cielo cremisi, suggerisce che il meglio, forse, deve ancora venire.