Attenzione: evitate la lettura se non volete imbattervi in spoiler sulla seconda stagione di Silo.
Cinque. Quattro. Tre. Due. Uno. Ascolta. Il tempo si è come fermato, in questo ultimo episodio di Silo. Abbiamo già appurato che la memoria è un’arma potentissima, uno strumento indispensabile attraverso cui interpretiamo il presente e diamo significato alla nostra esistenza. Proprio per questo motivo è strettamente correlata al concetto di tempo. Nei silo il tempo non è solamente un fenomeno naturale, ma qualcosa che può essere cancellato e riscritto. La censura della storia e della memoria collettiva è un modo per controllare il tempo stesso: se nessuno ricorda il passato, il futuro può essere manipolato a piacimento. Lo sa molto bene Bernard, colui che ha sempre deciso le sorti dell’intera popolazione, scegliendo chi deve sapere cosa e quando. Eppure, in questo ultimo spettacolare episodio, il tempo per lui sembra fermarsi e, in certi momenti, rallentare.
Nel cuore asettico del silo 18, tra gli schermi spenti e il ticchettio incessante delle macchine, Bernard Holland osserva tutto con lo sguardo di un uomo che ha già visto il peggio e ha fatto pace con le sue decisioni. Ogni suo respiro sembra misurato, ogni sua parola calibrata per tenere insieme un fragile castello di segreti e menzogne. Eppure, in questo finale di stagione, persino lui comincia a sentire il peso del tempo che sfugge dalle sue mani. Fino a quel momento, infatti, Bernard aveva sempre avuto il controllo. Era lui che stabiliva chi doveva sapere cosa, era lui a decidere quali verità seppellire e quali far emergere, lui a chiudere le porte dietro cui si celavano i segreti del silo. Come se chiudendo il silo potesse congelare il tempo stesso, fermando il futuro prima che diventi incontrollabile.
Poi succede. Quando Bernard alza lo sguardo e vede il messaggio di Juliette, quelle parole scritte con urgenza sullo schermo – Non sicuro. Non uscite. – qualcosa dentro di lui si incrina. Il tempo rallenta. Il brusio della stanza si dissolve in un’eco lontana. Non è possibile. Non è ammissibile che il dubbio possa insinuarsi nel silo come una crepa in un vetro perfettamente lucido. Eppure è successo. La sua mente, così calcolatrice e attenta, analizza velocemente le possibili conseguenze. Se la gente inizierà a chiedersi cosa significa veramente quel messaggio, tutto il castello di segreti e bugie potrebbe crollare. Per la prima volta, Bernard sembra meno sicuro, meno intoccabile. Un attimo appena percettibile, ma presente. Il destino di tutti loro è già segnato, qualsiasi cosa si decida di fare. Ma tutto ciò che è ancora in suo potere, al momento, è decidere il modo in cui avverrà la sua fine.
Juliette e Bernard si rincontrano in una sorta di limbo tra la vita e la morte. Il futuro e il passato, messi di nuovo a confronto: l’una interessata a preservare e salvare il presente, ossia il silo con tutti i suoi abitanti, l’altro nel cercare di preservare solamente se stesso. Un confronto ancestrale, che ci fa capire ancora una volta quanto il tempo e la memoria siano tra i due temi narrativi portanti nella serie. Il loro incontro ha, però, durata breve: entrambi si ritrovano intrappolati nella camera di sterilizzazione circondati dalle fiamme. Il loro destino al momento è incerto, e un po’ questo ci fa arrabbiare. Futuro, presente e passato si mescolano, il tempo rallenta, poi accelera e infine si ferma. Tutto sembra confuso e fuori controllo, lasciandoci con più domande che risposte in questo ultimo episodio. Ma nonostante ciò, non possiamo che ritenerci, comunque, estremamente soddisfatti.
Il vero finale, però, è ciò che accade subito dopo. In modo totalmente inaspettato e improvviso, lo scenario cambia completamente. Non siamo più nel grigiore e nel buio del silo, ma in un mondo molto simile al nostro. In pochi frame ci viene mostrato come era il mondo prima dell’esistenza dei silo e, probabilmente, l’inizio di ciò che ha portato poi alla loro costruzione. L’esplosione di bombe sporche, probabilmente radioattive, sembrano essere la causa della distruzione del mondo. Probabilmente ciò che ha poi portato alla drastica decisione di costruire i silo e salvare l’umanità da una possibile e prolungata esposizione alle radiazioni.
Quest’ultimo episodio ha definitivamente rotto gli equilibri, sfidando ogni convinzione costruita nel corso della serie, portando Juliette (e noi spettatori) a confrontarsi con una verità ben più grande di quella che si pensava inizialmente. Difatti, questo episodio non si limita a rispondere a tutte le domande accumulate nel corso della stagione, ma apre nuovi scenari ancora più inquietanti. La puntata gioca, come abbiamo detto, con la percezione del tempo, costruendo un’atmosfera quasi sospesa, come se ogni momento fosse intriso di un senso di ineluttabilità . Il colpo di scena finale, inoltre, ribalta completamente le aspettative. Per due stagioni abbiamo vissuto nel microcosmo chiuso del silo, e all’improvviso venivamo catapultati in un mondo che ci è fin troppo familiare.
L’ultima immagine, in cui viene mostrato il distributore di Pez con la paperella gialla, apparentemente insignificante, diventa un simbolo potente: le piccole cose quotidiane sono in realtà il velo che copre la più grande delle menzogne. Nonostante le molte domande lasciate in sospeso, possiamo ritenerci estremamente soddisfatti di questo finale di stagione. Non ci lascia con la sensazione di un’interruzione brusca, ma piuttosto di un capitolo che si chiude per lasciare spazio a qualcosa di ancora più grande. Chi ha costruito i silo e con quale scopo? Quale è la verità ? Oggi è finalmente il giorno in cui potremmo uscire?