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La spiegazione del finale della prima stagione di Silo

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Non sappiamo perché siamo qui. Non sappiamo chi ha costruito il Silo. Non sappiamo perché il mondo fuori dal Silo sia così com’è. Non sappiamo quando sarà di nuovo sicuro andare là fuori. Sappiamo solamente che quel giorno non è oggi.

Con queste parole si apre la serie distopica Silo, uno tra i prodotti di punta del 2023 della piattaforma Apple Tv+. In un futuro indefinito, i (presumibilmente) ultimi abitanti della Terra sono costretti a vivere in un gigantesco silo sotterraneo poiché l’aria all’esterno di esso è tossica per qualsiasi essere vivente. Non è dato sapersi cosa abbia reso l’aria irrespirabile e, per gli abitanti del silo, vigono delle regole ferree necessarie per assicurare l’ordine pubblico in quello spazio circoscritto, tra cui il divieto di fare domande sul passato del mondo e di custodire oggetti (o reliquie) risalenti all’epoca dei fondatori dell’imponente struttura. I trasgressori delle leggi rischiano infatti di essere mandati all’esterno a pulire la lente, l’unico mezzo attraverso il quale è possibile vedere l’arido mondo esterno. A chiunque sia toccata quella sorte è risultato impossibile sopravvivere per più di dieci secondi dopo la pulizia, nonostante le tute e i caschi protettivi. Le prime domande che sorgono spontanee tanto alla comunità del silo quanto ai telespettatori sono dunque relative alla tossicità dell’aria ma anche alle motivazioni che spingono chi esce a pulire la lente: una volta all’esterno del silo decade infatti qualsiasi obbligo esistente all’interno. Perché dunque continuano tutti a eseguire quel rituale e, soprattutto, perché la protagonista Juliette Nichols (Rebecca Ferguson) è l’unica a non averlo fatto e a essere riuscita a sopravvivere all’esterno? Se la maggior parte dei misteri rimarrà irrisolta fino alla prossima e già annunciata seconda stagione, ad alcune domande ha dato risposta il criptico finale di stagione che analizzeremo di seguito.

Silo
Silo 1×10 (640×360)

L’aria è davvero tossica fuori dal silo?

La tossicità dell’aria è stata messa più volte in discussione nell’arco dei dieci episodi che compongono la vicenda, tanto da rimanere un mistero fino al finale di stagione. Sin dal primo episodio il telespettatore è stato messo in guardia sulla veridicità di quanto raccontato dai vertici del silo, soprattutto dopo che l’informatico George Wilkins (Ferdinand Kingsley) è entrato in possesso di un vecchio hard drive, impossibile tuttavia da analizzare in un primo momento.

Solo con l’aiuto di Allison (Rashida Jones) riesce finalmente a decriptare i file dell’hard drive e, la visione di alcuni di essi, spinge la donna a voler uscire dalla struttura. Prima dell’estremo gesto, Allison avverte suo marito e sceriffo Holston (David Oyelowo) che, qualora il mondo esterno fosse stato diverso da come è sempre apparso ai loro occhi dall’interno del silo, avrebbe pulito la lente al meglio che poteva affinché tutti riuscissero a vedere la realtà. Sebbene il gesto di Allison spinga a credere che quella mostrata alla comunità sotterranea sia una verità distorta, la donna perde i sensi solo pochi secondi dopo aver lucidato la lente. Cosa c’era dunque in quell’hard drive e cosa ha convinto la donna a uscire? La ricerca viene proseguita da Holston, aiutato nella missione dall’addetta alla manutenzione Juliette Nichols, nonché amante di Wilkins. Nonostante l’esperienza della moglie e i crescenti dubbi sulla natura del silo, anche Holston sceglie di vedere la realtà con i propri occhi, incontrando però la stessa tragica sorte della consorte. Wilkins intanto è coinvolto in uno strano incidente in cui perde la vita, classificato però dai giudiziari come suicidio su cui non indagare. Rimasta sola e subentrata per volontà di Holston al ruolo di sceriffo, Juliette comincia quindi a mettere insieme i pezzi lasciati da Wilkins e da Holston, venendo di nuovo in possesso di quell’hard drive. A quel punto anche il telespettatore viene messo al corrente del contenuto di uno dei file, che mostra le immagini di un prato verde e rigoglioso con un cielo azzurro percorso da uno stormo di uccelli ben diverso dal paesaggio grigio e deserto trasmesso dalla lente. Quando anche Juliette è costretta dal sindaco a lasciare il silo per il grave pericolo che rappresenta per la stabilità della comunità, si ritrova davanti a uno splendido paesaggio naturale molto simile a quello che aveva visto nell’hard drive, se non identico. La donna nota infatti che il volo compiuto dagli uccelli è uguale a quello osservato in video, e che quindi quella davanti ai suoi occhi è solo una simulazione in realtà aumentata trasmessa dal visore del suo casco, rifiutandosi per questo motivo di pulire.

Se per tutti pulire la lente era un modo per mostrare all’interno del silo il bellissimo paesaggio naturale che appariva ai loro occhi, Juliette si rifiuta di farlo proprio perché ha finalmente capito l’inganno: il mondo all’esterno è davvero arido e tossico come appariva attraverso la lente, eppure la donna a differenza di chi l’ha preceduta riesce a sopravvivere.

Perché Juliette sopravvive fuori dal silo?

perchè juliette sopravvive
Nastro termico (640×360)

La risposta a questa domanda è da ricercare in alcuni dettagli ben precedenti al finale di stagione della serie. Nel suo primo ingresso in scena, Juliette è impegnata nella riparazione del generatore del silo, lamentando la scarsa qualità del materiale dei nuovi nastri isolanti mandati dall’unità rifornimenti. Diventata poi sceriffo, la prima accusa che la donna riceve dal sindaco Bernard (Tim Robbins) è quella di aver rubato dei nastri dai piani alti. Perché specificare quel dettaglio?

Ciò che differenzia Juliette da qualsiasi altra persona mandata all’esterno del silo è proprio il nastro termico usato per sigillare ermeticamente la sua tuta, in grado di impedire all’aria tossica di penetrare all’interno dell’indumento.

Ad assicurare la salvezza a Juliette è la fidatissima amica Martha (Harriet Walter), che commenta il cambio dei nastri con le parole “la cosa non ha senso, a meno che non ce l’ha”, lasciando per la prima volta la sua abitazione dopo decenni apposta per recarsi dall’ex compagna Carla, addetta dell’unità rifornimenti, assicurandosi che i nastri fossero sostituiti con quelli precedentemente rubati. Questo non solo spiega la sopravvivenza di Juliette ma conferma la tossicità dell’aria. Perché allora le tute di tutti gli altri non sono state sigillate nel modo corretto e per quale motivo viene mostrato a chi esce un’ ologramma della realtà?

Il più grande segreto tenuto nascosto alla comunità si palesa agli occhi della protagonista: non sono soli.

silo
Silo – scena finale (640×360)

La chiusura ermetica della tuta consente alla protagonista di avanzare più di chiunque altro abbia mai tentato la fuga all’esterno del silo, trovando davanti a sé un’enorme distesa di numerosi altri silo di cui nessuno era al corrente, meno che il sindaco.

A lasciar intendere l’esistenza di altri silo erano già stati alcuni dettagli mostrati nei precedenti episodi, tra cui il numero 18 scritto sull’hard drive e lo stesso numero riproposto proprio sulle chiavi del sindaco. La particolarità della cosa è nel fatto che tutti gli oggetti presenti nel silo sono catalogati attraverso un numero di serie, tranne quegli specifici oggetti strettamente legati alla natura del silo, che avevano lasciato quindi presupporre l’esistenza di (almeno) altri 17 silo. La conferma definitiva è arrivata tuttavia solo con la scena del finale di stagione, dalla quale è stato possibile scorgere oltre 40 strutture sotterranee. Pur custodendo i più oscuri segreti del luogo – tra cui la presenza di telecamere in ogni angolo della distopica cittadina – il sindaco Bernard è apparso stupito quando Juliette gli ha rivelato l’esistenza di una porta nascosta nell’estrema profondità del silo. Che sia proprio quella porta a collegare tutti i silo? Ci sono ancora tracce di civiltà in quello che sembra lo scheletro di una città in lontananza? Cosa è successo al mondo diventato tossico e per quanto tempo riuscirà a sopravvivere la protagonista prima che l’aria avvelenata riesca a raggiungerla?

Non sappiamo perché siamo qui. Non sappiamo chi ha costruito il Silo. Non sappiamo perché il mondo fuori dal Silo sia così com’è. Non sappiamo quando sarà di nuovo sicuro andare là fuori. Sappiamo solamente che quel giorno non è oggi: sarà necessario attendere l’uscita della seconda stagione.