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Silo – Una serie che è un diamante

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Disponibile da febbraio di quest’anno sulla piattaforma streaming Apple TV+, la serie fantascientifica Silo arriva sul piccolo schermo con oltre dieci anni di ritardo rispetto alla Trilogia del Silo del 2011 di Hugh Howey da cui è tratta. Se quest’aspetto ha (in parte) penalizzato l’originalità del prodotto, Silo è riuscita comunque a imporsi tra le migliori produzioni del 2023 finora, risultando totalmente convincente nella sua rappresentazione del futuro distopico del mondo, in cui entrano in gioco enigmi morali del pensiero filosofico classico.

Tra questi, il concetto di libertà e l’illusione del libero arbitrio, in grado di rendere la serie tv creata da Graham Yost semplicemente senza tempo.

In un futuro indefinito, gli abitanti della Terra sono costretti a vivere in un gigantesco silo sotterraneo composto da 144 livelli poiché l’aria all’esterno di esso è irrimediabilmente tossica per qualsiasi essere vivente. Non è dato sapere cosa abbia reso l’aria irrespirabile e, per gli abitanti del silo, vigono delle regole ferree necessarie per assicurare l’ordine pubblico e la salvaguardia comune, tra cui il divieto di fare domande sul passato del mondo e su tutto ciò che riguarda la vita all’esterno dell’imponente struttura. Nessuno all’interno del silo è a conoscenza delle reali motivazioni per cui l’umanità si trovi in quella situazione, né tanto meno se sarà mai possibile uscirvi; l’unica realtà di cui la comunità è a conoscenza è quella proiettata all’interno del silo da una lente posta all’esterno di esso, che mostra un arido e deserto paesaggio inospitale.

La presenza di un’unica lente a fare da tramite con il mondo esterno (o meglio, con una facciata del mondo esterno circoscritta a quel limitato campo visivo), delinea fin da subito l’allegoria della caverna platonica rappresentata dal silo, i cui abitanti possono scegliere se continuare a osservare una proiezione dell’ignoto mondo esterno o di liberarsi dalle catene imposte dagli autorevoli leader della comunità trasgredendo le loro leggi, inseguendo finalmente la libertà al di fuori del silo. Ma esiste davvero la libertà?

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Rebecca Ferguson e Ferdinand Kingsley (640×360)

Prima di arrivare a porsi questa domanda, gli abitanti del silo devono trovare risposte a un interrogativo ancor più spinoso: qual è la realtà?

Sin dal primo episodio della serie, la verità raccontata dai vertici del silo viene infatti messa in discussione da Allison (Rashida Jones), moglie dello sceriffo Holston (David Oyelowo), e dall’informatico George Wilkins (Ferdinand Kingsley), dopo che questi entrano in possesso di un vecchio hard drive i cui file dimostrerebbero che, quella della tossicità dell’aria, è solo una delle tante menzogne che li tiene imprigionati nell’imponente struttura sotterranea. Tale convinzione spinge la donna a voler lasciare il silo anche a costo di rischiare la propria vita, annunciando quindi la propria volontà a voce alta: nonostante la dichiarata natura letale del mondo esterno, nulla vieta infatti agli abitanti del silo di lasciare l’edificio qualora lo chiedessero esplicitamente.

Questa è solo la prima delle numerosissime contraddizioni che contribuiscono a delineare l’illusione della libertà in quel mondo sotterraneo, in cui – di fatto – tutti sono controllati e sottoposti a una rigida videosorveglianza e persino la procreazione è regolamentata dai vertici al governo, che stabiliscono a quale coppia concedere la possibilità di avere un figlio imponendogli tuttavia il limite temporale di un anno entro cui provarci, oltre il quale risulta impossibile il concepimento per le coppie prescelte.

Alla dinamicità del complottismo iniziale segue poi un calo del ritmo nel blocco centrale della serie

Nonostante ciò, questo è fondamentale per delineare il profilo della protagonista della serie Juliette Nichols (Rebecca Ferguson) e la natura stessa del silo, la cui suddivisione su livelli si scopre essere gerarchica più che strutturale e i cui misteri sembrano essere ben noti ai vertici della comunità più di quanto abbiano lasciato credere fino a quel momento. Tra i dettagli che emergono gradualmente e che sottolineano la volontà di tener lontana la popolazione dai piani alti, è d’obbligo citare l’apparentemente inspiegabile assenza di un’ascensore che semplifichi gli spostamenti da un piano all’altro, che richiedono talvolta persino intere giornate per chi necessita visitare i piani inferiori o superiori.

Il controllo imposto dall’alto sulla velocità degli spostamenti, sulle gesta di ciascun individuo della comunità e su qualsiasi oggetto non schedato con il quale chiunque entri in contatto, denota ancora una volta l’illusione del libero arbitrio che vige all’interno del silo.

Tutto ciò apre la strada a un altro fondamentale interrogativo morale centrale nella vicenda: la privazione della libertà individuale è necessaria per il bene della collettività o cela altre ragioni più profonde?

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Struttura del silo (640×360)

A queste domande cerca risposte Juliette proseguendo nella sua esplorazione dell’edificio cilindrico, spingendosi fin nelle profondità dei suoi abissi e scoprendo l’esistenza di una porta senza però riuscire a raggiungerla, prendendo tuttavia possesso di alcune importanti reliquie tenute nascoste dai Guardiafiamma. La visione da parte della donna dei video presenti nell’hard drive unita alle numerose altre scoperte riguardanti i segreti del silo, rendono Juliette un soggetto estremamente pericoloso per la stabilità della comunità, tanto che per il sindaco Bernard (Tim Robbins) non può esistere altra scelta che mandare fuori la ribelle protagonista sventando così l’eventuale possibilità di una rivolta popolare.

Il sacrificio del singolo per la salvezza di molti: l’uscita all’esterno di Juliette preserva la comunità del silo dalla ribellione o assicura alla donna la tanto agognata libertà?

La triste risposta è che non avviene nessuna delle due cose. La scoperta della verità è infatti il durissimo colpo di scena che ci riserva il finale della prima stagione (che vi abbiamo spiegato qui) della serie targata Apple TV: la verità che è sempre stata visibile agli occhi di tutti è che ciò che resta all’esterno è solo l’ombra grigia di un mondo che non esiste più. La ribellione di Juliette l’ha spinta verso l’arido mondo esterno diventato ormai una trappola mortale nonostante la potenzialità dell’infinito spazio in contrapposizione al ristretto universo del silo; ecco che la libertà torna a essere un’illusione poiché, in un mondo privo di qualsiasi cosa, il libero arbitrio è superfluo.

Inoltre la protagonista scorge davanti a sé una distesa infinita di numerosi altri silo di cui nessuno all’interno aveva mai fatto menzione, facendo spazio a nuovi interrogativi che troveranno risposta nella prossima e già annunciata seconda stagione. Esiste, ad esempio, un governo centrale che controlla i singoli silo?

Da quanto emerso dalla sua prima stagione, le tematiche centrali di cui si fa portavoce la serie sono nascoste sotto alla superficie come il silo stesso, riservando un universo di possibilità tutte da scoprire. La libertà, in fondo, sta tutta nella possibilità di ricercare la propria verità. E se cerchi altre perle del catalogo Apple TV+, te le abbiamo raccolte tutte qui.