È ormai generalmente condivisa una certa dose di pregiudizio che aleggia attorno ai titoli originali italiani di genere teen realizzati per il catalogo di Netflix. Dopo diversi esperimenti falliti e serie tv riuscite per metà, sembra che il colosso dello streaming non sia in grado di trovare una giusta chiave per parlare in maniera inedita al pubblico italiano, qualunque esso sia. Eppure, tra i tanti prodotti nostrani sulla libreria digitale c’è Skam Italia che rappresenta una controtendenza importante, stupendoci e confermandosi ciclicamente nel gradino più alto del podio dei teen drama nazionali. Dopo ben cinque stagioni, l’ultima rilasciata da pochissimo con Francesco Centorame protagonista interprete del giovane Elia Santini, è possibile individuare gli elementi che fanno di Skam Italia una serie tv così di successo e meritevole delle tante, giuste, attenzioni. Quello promosso dallo show remake della webserie norvegese di Julie Andem è uno schema che ci conquista con lo stesso magnetismo e realismo che ci avevano già catturati nella produzione originale. L’universo di Skam si compone di storie in cui l’empatia è centrale. Si tratta di racconti senza troppe spettacolarizzazioni che ci calano in un’età in cui tutto sembra difficile, insormontabile, per poi prenderci per mano e accompagnarci in un viaggio di volta in volta differente, unico, semplice ma speciale.
Attraverso Eva Brighi, Martino Rametta, Eleonora Sava, Sana Allagui, ed Elia Santini, Skam Italia porta a galla i problemi, i limiti, le insicurezze di ciascuno. Ma la dolcezza con cui si prende cura di ciascuno dei suoi giovani protagonisti è tale da far sembrare ogni ostacolo superabile con pazienza, solidarietà e coraggio.
La forza di mettersi in discussione, aprirsi agli altri e a se stessi: Skam italia ci ricorda che non siamo soli. Qualunque sia il confine all’interno della quale ci barrichiamo, la serie tv tenta con ciascuna delle sue cinque stagioni di insegnarci quanto il normale sia oggi arbitrario e labile in una società ancora in evoluzione. La serie tv di Netflix ci culla nella bontà di chi accetta il diverso. Nella bolla di un teen drama per adolescenti e non solo, il liceo Kennedy sembra un’isola felice in cui tutto sfocia in un percorso complesso che porta alla rinascita. Ma tale viaggio introspettivo di riscoperta è anche e soprattutto animato, possibile grazie a una cerchia di personaggi sensibili, empatici. Buoni nel modo più puramente genZ e aperto del termine. Perché l’evoluzione di ognuno dei protagonisti è anche e particolarmente possibile proprio attraverso le solide e fidate amicizie di cui si circonda in un contesto scolastico e familiare non sempre amico. In un’Italia attraversata ancora da dibattiti sociali, cultuali e politici di qualsivoglia tipo, lo show di Ludovico Bessegato mette in scena la bontà. Quella più onesta, senza pretese, ma proprio per questo forse artificiosa. L’utopia perseguita da Skam Italia sta proprio nella forza di credere nel bene e in una società migliore, forse futura. Ciò non sta a significare che quanto rappresentato nel teen drama di Netflix sia impossibile o inesistente, piuttosto ancora (purtroppo) non universalmente tangibile nel quotidiano. Neanche la riserva naturale in cui le specie protette di Skam Italia sono difese dalle crudeltà del mondo è illesa da oscurità di diverso tipo, ma il gruppo dei Contrabbandieri e delle Matte (e ora anche delle Rebelde) è stato in grado di costruire un’ecosistema in cui poter essere se stessi, amare e essere amati. È una realtà in cui purtroppo non tutti siamo ancora calati, ma in cui speriamo di poterci rifugiare ben presto.
Ognuno dei protagonisti è al centro di un viaggio personale in cui riconoscersi.
Che sia l’insicurezza emotiva e relazionale di Eva intrappolata in un rapporto disfunzionale e bisognosa di amicizia, l’amore di Martino per un ragazzo del suo stesso sesso, il coraggio di essere fragile di Eleonora che si abbandona al conflittuale amore per l’apparentemente tanto diverso Edoardo, la difficoltà per Sana di coniugare la realtà Italiana e quella mussulmana di cui fa parte, i limiti fisici di Elia che ne opprimono la libertà intra- e inter- personale. Skam Italia parla di noi e lo fa con un tatto mai visto prima d’ora nella televisione nostrana. Ci rende spettatori di spaccati di vita di adolescenti romani che in realtà possono essere chiunque, di qualsiasi età e ubicazione geografica. Il liceo Kennedy di Roma diviene il centro del mondo e un punto di snodo focale da cui tutto ha avvio e a cui tutto fa ritorno in un ambiente fatto di adulti lontani e incapaci di cogliere il tumulto di questa nuova gioventù.
Ed è questo che rende il teen drama di Netflix Italia uno show che ci stringe e conforta in un caldo abbraccio fatto di adolescenti testardi e vibranti di emozioni. Diversi ma simili allo stesso tempo, i giovani di Skam sono quelli italiani cullati da una realtà che speriamo anche solo di sfiorare.
Ciò che è importante in Skam Italia è proprio l’intenzionalità comunicativa della sua storia che non mira soltanto a rifletterci sullo schermo, ma anche a raccontarci una comunità a cui aspirare. C’è un motivo se ci sciogliamo quando le ragazze parlano con Elia Santini e si confidano con lui per aiutarlo a superare le sue insicurezze fisiche. Se ci commuoviamo per il coming out di Martino Rametta con l’amico di sempre Giovanni Garau. Se ci emozioniamo per le più semplici scene di sincera amicizia che attraversano le tante sequenze quotidiane del teen drama. I giovani di Skam sono forti, sono puri e sono umani: sbagliano e imparano, sono imperfetti ed è proprio l’anomalia che rappresentano a renderli comuni e invincibili. Purtroppo, non tutti hanno la fortuna di avere un Luchino, un Filippo, una Viola, un Niccolò, una Federica, persino un Chicco Rodi, ecc. nella propria bolla quotidiana. Ed è per questo che ci manca di quando in quando nella serie tv quell’acida crudeltà che fanno della nostra realtà, appunto, nostra e non sempre pienamente vivida nelle trame dello show.
Skam Italia è un prodotto indispensabile nel nostro Paese. Quello che alle volte ci strania è proprio quell’aura utopica di accettazione e inclusione che regna prevalentemente nei capitoli della serie tv. È bello sognare questa nazione, ma purtroppo non è sempre così. Proprio per questo, il teen drama di Netflix rimane un manifesto di bontà a cui ambire, ma mai sempre troppo aderente alla realtà attuale. Pur affrontando molte delle tematiche ancora oggi più rilevanti nel tessuto sociale nostrano, Skam Italia lo fa con un approccio eccessivamente idealizzato, unico perché privo di doppi fini. È una rappresentazione di dolcezza e speranza che ci sensibilizza con uno sguardo amico, tangibile, e vicino a cui non siamo abituati. Proprio per questo ci accorgiamo di aver bisogno di qualcuno che ci ricordi che c’è bontà nel mondo, di qualcuno che ci stringa in un caldo abbraccio e che ci conforti ricordandoci che “andrà tutto bene”. Lo show si pone perfettamente in linea con questa necessità e non ci abbandona, con il desiderio che continui a riempire il catalogo Netflix con molte altre stagioni che possano parlare di noi e degli altri con l’utopico e confortante linguaggio di chi cerca di capire gli adolescenti e i giovani adulti di oggi, ieri e domani. L’inclusione è possibile e Skam Italia non si dimentica di noi: ci rende protagonisti e ci coccola con una prospettiva che cerca di non lasciare indietro nessuno.