Se nella prima stagione di Skam Italia abbiamo vissuto con Eva la difficoltà di trovare il proprio posto nel mondo e incontrare le persone giuste con cui condividerlo e nella seconda, attraverso Martino, abbiamo capito quanto sia importante non nascondersi dietro alle etichette e superare la paura di non essere accettati per quel che si è o per chi si ama, nella terza stagione il personaggio di Eleonora Sava sceglie di scoprire il suo lato più intimo, lasciandoci conoscere le sue fragilità più nascoste e facendosi voce di battaglie che l’attualità, fin troppo spesso, ha condannato e continua a condannare al silenzio e alla dimenticanza.
Ferma sulle sue posizioni, fedele alle idee in cui crede e per cui, giorno per giorno, combatte piccole crociate personali, anche attraverso le storie e le disavventure delle sue amiche, Eleonora si presenta, sin dalle prime scene, come il buon marinaio nella tempesta. Agli occhi di chi le vuole bene non ha nulla da invidiare alle supereroine della Marvel: indossa un vestito di forza e determinazione che la rende quasi indifferente alle turbe con cui le adolescenti come lei si trovano a fare i conti, e sembra quasi che nulla possa piegarla o intimidirla. Mette a posto chi accusa Eva di essere una ragazza facile e prova ad aiutare Silvia a ridimensionare la cotta per Edoardo Incanti, il tenebroso e affascinante Adone del Liceo Kennedy. Lo stesso ragazzo a cui non si farà problemi a dare una lezione, redarguendolo senza pietà nel giardino della scuola per le sue apparenti velleità da playboy incallito e senza scrupoli.
Ponderata nel suo pensare, prudente nel suo riflettere, misurata nel dare consigli alle persone a cui tiene.
L’Eleonora delle prime due stagioni di Skam Italia non perde un colpo e sembra avere sempre la risposta a qualsiasi domanda. Quasi come se avesse vissuto sulla sua pelle tutto quello per cui si dimostra perfettamente in grado di trovare una soluzione. Ma nella terza stagione, quando a dipingerla non sono più gli occhi di Eva o di Martino ma il suo personalissimo pennello, tutto cambia ed Eleonora schiude al mondo anche quei lati che il tempo, le circostanze, le persone di cui si è circondata o la convinzione di non potersi mai permettere il lusso di cedere, l’hanno portata a nascondere.
A mettere in discussione il suo universo, fatto di certezze apparentemente incrollabili e ideali apparentemente inamovibili, è l’amore, in una declinazione che molto poco ha a che fare con la prima cotta e tanto condivide invece con il desiderio maturo di trovare nell’altra persona un porto sicuro a cui affidare anche la versione più scomoda di sé.
Un amore che ha le sembianze di Edoardo Incanti.
Un sentimento delicato che, ben presto, la mette in crisi, portandola a dividersi costantemente tra la paura di perdere la sicurezza dell’amicizia per la volatilità dell’amore e il desiderio di lasciarsi andare a una leggerezza che, fino a quel momento, non si era mai potuta permettere, a una felicità che, in cuor suo, sente finalmente di meritare. Ed è proprio Edoardo ad aiutare Eleonora a svelare la parte di sé più fragile. È con lui che non sente più di avere bisogno di indossare quella maschera da Wonder Woman a cui tutti la accostano.
È con lui che scopre la bellezza di potersi appoggiare agli altri, di raccontare il dolore o di urlare forte la gioia senza aver paura di essere giudicati, di poter crollare, senza essere costretta a stringere i denti anche quando le lacrime bruciano e di tenere duro non se ne hanno proprio più le forze. È con lui che comprende quanto mettere in discussione le proprie idee per comprendere il punto di vista dell’altro non significhi buttarle via o deprezzarsi, ma aprirsi alla possibilità di un’alternativa. È con lui che scopre anche quanto, nonostante il dolore e la sofferenza, non si debba mai rinunciare al coraggio di custodire se stesse e la propria dignità.
Attraverso la narrazione potente e cruda tipica di Skam Italia, il regista Ludovico Di Martino usa la storia di Eleonora Sava per richiamare l’attenzione sulla dinamica della violenza sessuale e sul reato di revenge porn.
Prima ferita da un ragazzo che l’aveva sedotta e abbandonata, portandola a cambiare vita e scuola per sfuggire alle voci che la condannavano senza conoscerla, poi ricattata dal fratello di Edoardo che, approfittando di un suo momento di debolezza e di confusione, la fotografa completamente nuda nel suo letto, facendole credere di essere stata violata senza aver accordato alcun tipo di consenso, Eleonora dà voce e coraggio alle migliaia di ragazze che l’omertà della politica condanna a sentirsi colpevoli di aver esagerato con l’alcool o di aver indossato una gonna corta. Legittimando chi, invece, ritiene che una birra in più o qualche centimetro di stoffa in meno possano giustificare quello che, senza troppi giri di parole, non è altro che un crimine.
Superando qualsiasi riserva, chiedendo aiuto a chi ne ha saputo rispettare i silenzi, senza invaderli, e a chi ne ha visto il dolore, maneggiandolo con delicatezza, ritrova in se stessa la forza di non tacere e di denunciare chi, quella sua fragilità, l’aveva accartocciata senza alcuno scrupolo.
C’è stato chi, il viaggio di Eleonora, non lo ha capito, criticandola duramente per essersi mostrata, forse, troppo umana.
Tanti l’hanno accusata di aver quasi sconsacrato l’aura tutta femminismo e orgoglio della Noora della versione norvegese (in realtà, molto meno badass di quanto tutti vogliano dipingerla). E chi invece (come me) ha scoperto in lei la potenza di quei personaggi che di silenzi e insicurezze riescono a fare il loro punto di forza, che a scoprire il cuore ci mettono un po’ ma che, quando lo fanno, non hanno paura di mostrarlo, e che, tra le pieghe della loro riservatezza, dietro al velo della loro timidezza, nascondono sfumature in cui è facile (e bello) riconoscere e accettare la parte di sé di cui si ha più paura.