Mai sottovalutare la forza di un fandom. Soprattutto se si parla di quello di Skam Italia. Non sarà stato solo questo a salvare il remake italiano della pluricelebrata webserie norvegese dalla cancellazione (come in questi casi), ma è certo che i tweet e le tendenze che da agosto fino a qualche mese fa hanno monopolizzato i social abbiano contribuito (e nemmeno poco) a convincere una piattaforma come Netflix a prenderlo sotto la sua ala e a produrne la quarta stagione.
Prima di addentrarci nel meraviglioso mondo delle supposizioni e delle aspettative su quello che accadrà o che vorremmo accadesse, forse, è bene premere il tasto rewind e raccogliere, almeno per sommi capi, le fila della trama.
La terza stagione che, attraverso il suo personaggio di punta, aveva esplorato dinamiche delicate come la necessità di aprirsi all’amore senza mai barattare se stessi e i propri valori e la trascurata quanto urgente questione del revenge porn e dello slut shaming, si era chiusa con un’inquadratura stretta sul volto di Sana, uno stratagemma che, già utilizzato in precedenza, apriva la strada a un passaggio di testimone da un capitolo all’altro. Dopo Eva, Martino ed Eleonora (di cui abbiamo parlato qualche mese fa proprio qui), dunque, tocca proprio alla mamma chioccia delle Matte prendersi il centro della scena e mostrare tutti quei colori che, fino ad ora, aveva tenuto gelosamente nascosti sotto il suo hijab e dietro a quegli occhi scuri, rasserenatori ma impenetrabili.
Per il momento, a parte qualche foto rubata dal set e gli ipotetici scenari immaginati dai fan, non è trapelato assolutamente nulla. Nessuno spoiler, neanche un minimo accenno a come il regista Ludovico Bessegato, ritornato al timone della nave, abbia intenzione di sviluppare la storia principale e tutte le dinamiche che le si muoveranno in parallelo. Se l’originale rimarrà la strada maestra da seguire e da cui non allontanarsi esageratamente, il plot è talmente fluido e malleabile da prestarsi perfettamente a un riadattamento che, pur ispirandosi alla stessa matrice, sarà in grado di raccontarne una versione tutta sua e con un mordente diverso rispetto a quello degli altri remake. Ma non tanto per una migliore qualità della scrittura o della fotografia (elementi che, al di là delle valutazioni oggettive, dipendono molto dalla visione personale dello spettatore), quanto per il forte legame che le istanze di cui la protagonista si fa portavoce hanno con l’attualità con cui veniamo quotidianamente bombardati e quella becera propaganda politica che tenta di abituarci a guardare il diverso come un virus mortale da debellare a qualsiasi costo.
Sarà interessante poter guardare il mondo attraverso la lente della giovane musulmana, una personalità che, con delicatezza e discrezione, ha sempre lasciato intravedere una complessità affascinante, che rassicura senza mai imporsi, che intimidisce senza mai ferire. Il suo racconto ha tutte le carte in regola per avvalorare, ancora una volta, quel quid che ha reso Skam e i suoi remake un teen drama trasversale, che ha saputo centrare le esigenze della Generazione Z e convincere millenial e over 30 che parlare di adolescenza senza sfociare nel mocciano psicodramma non sia una missione così impossibile.
La cura e l’attenzione che il team di autori ha sempre dimostrato di avere nei confronti della serie saranno, senz’altro, la chiave ideale per sdoganare argomenti delicati e avvicinare alla riflessione anche chi, forse per disinformazione, forse per un’immaturità naturale dettata dall’età più che dagli interessi, ha sempre temuto di interfacciarsi con parole ostiche e opinioni complicate da difendere. Quello sulla religione e le riserve che, spesso, può creare nella vita di una 17enne, divisa tra la voce dell’istinto e quella delle regole, non è un argomento semplice da declinare senza il terrore di accartocciarsi su se stessi in una spirale di banalizzazione e pregiudizi. Anche e soprattutto perché porta con sé uno strascico infinito di spunti accattivanti ma altrettanto spinosi che, si spera, vengano trattati con tutta la verità e la crudezza necessari. Uno tra tutti, quello che intreccia le vite degli italiani di seconda generazione e della loro lotta per il riconoscimento di un diritto legittimo e indiscutibile che non dovrebbe essere messo in dubbio da nessuno.
Ma, com’è ovvio, gli aficionados di Skam Italia non si accontentano mica solo della prospettiva di Sana. E chiedono a gran voce che fine faranno Edoardo, Niccolò, Giovanni, Silvia, Luchino e il resto dell’allegra combriccola. Non è ancora stata annunciata nessuna data di uscita e già minacciano rivolte che farebbero impallidire Robespierre se, come nella versione firmata da Julie Andem, Eleonora si insinuerà nella relazione di Sana e quello che sarà il suo Yousef (una svolta che, in effetti, per la costruzione data ai personaggi e alla relazione con Edoardo, snaturerebbe il personaggio e non aggiungerebbe nulla in più alla trama) oppure se a Silvia e Luchino non verrà dato lo spazio che meritano e se gli amatissimi Martino e Niccolò si limiteranno a fare ancora da spalla dopo essere stati teste di serie di una stagione, la seconda, che ha fatto incetta di premi e riconoscimenti.
Tra tanta positività e così tante aspettative, però, non mancano i detrattori.
Che, dopo aver criticato la scelta di un’attrice di fede non musulmana per il ruolo (come se fosse questo ad avvalorare o meno la performance piuttosto che la grande fortuna di offrire una rappresentazione veritiera di una minoranza senza cadere nei luoghi comuni e partendo da mesi e mesi di studio per la costruzione del copione) si sono detti più volte poco convinti della decisione di inserire il serial nel catalogo Netflix. Se da un lato infatti la grande piattaforma garantirà a un prodotto come questo (che, in passato, è stato un po’ bistrattato in termini di sponsorizzazione e distribuzione) una campagna marketing e un trattamento commisurati alla sua qualità, dall’altro i meccanismi dello streaming potrebbero cozzare con quello che è sempre stato il valore aggiunto di Skam Italia.
Teoricamente, dunque, verrebbero meno la suddivisione degli episodi in clip, l’uscita sincronizzata in base a giorni e ore che seguono con naturalezza lo scorrere della giornata della protagonista, e l’indispensabile combinazione con i social network, link a quei retroscena necessari a comprendere il perché di certe parole, di certi gesti, di certi incontri e fanno sentire lo spettatore parte attiva dell’episodio, rompendo la quarta parete. Probabilmente, l’unica soluzione a questi dubbi amletici è aspettare il lancio della quarta stagione e capire come quello che sembra configurarsi come un tandem tra Netflix e TIMvision troverà il modo di funzionare. Fasciarsi la testa prima di rompersela è inutile, e pontificare su qualcosa che, ancora, si muove nell’infinita galassia dell’ipotetico assolutamente insensato.
Insomma, tra l’hype dell’attesa e la paura del risultato finale, Skam Italia si preannuncia essere uno degli show più attesi della stagione primaverile. Pronto a ribadire, ancora una volta, che le nuove generazioni sono molto più che un mucchio di pregiudizi e una collezione stantia di fastidiosi cliché.