Effy Stonem è uno dei personaggi più affascinanti e problematici di Skins (una serie tremendamente ancora attuale, ecco perché). L’abbiamo conosciuta nella prima stagione, quando ancora era solo la sorellina di Tony. Ma fin dalla prima scena, in cui rientra di nascosto dopo aver passato la notte fuori, i suoi magnetici occhi azzurri ci rapiscono completamente. Immediatamente capiamo quanto sia un personaggio complesso, enigmatico. Pian piano impariamo a conoscerla. Scopriamo la sua storia, quanto ha sofferto e quanto sia difficile per lei rapportarsi con gli altri.
Effy si presenta subito come un’adolescente taciturna e schiva, ma dietro i silenzi e gli occhi profondi c’è qualcosa di più. E con questi lei comunica, non con le parole. Le parole per lei sono superflue. In realtà gli occhi di Effy nascondono tanti problemi e l’incapacità di entrare in contatto con le proprie emozioni. Nel corso delle stagioni, notiamo che, al contrario di quello che appare, la piccola Stonem ha un carattere ribelle, amante del rischio e degli eccessi. Quella che potrebbe apparire come una semplice fase adolescenziale cela profondi e gravi disturbi mentali.
Potrebbe essere definita una sensation seeker, ovvero una persona morbosamente alla ricerca di sensazioni forti.
Come se non riuscisse a percepire quelle emozioni più lievi che caratterizzano la vita quotidiana.
Per cercare quel brivido è disposta a tutto, anche calpestare i sentimenti delle persone intorno o mettere a rischio la propria e l’altrui incolumità. O ancora, è proprio in queste sensazioni estreme che trova un rifugio dalla monotonia o, semplicemente, dalla realtà aberrante. È esattamente quello che fa e prova Effy. Si lascia condurre dall’istinto e si getta a capofitto nelle situazioni più pericolose per poter trovare conforto e per sentirsi finalmente viva. Come dimenticare, ad esempio, l’episodio in cui finisce in ospedale per essersi prestata a farsi iniettare un allucinogeno puro? Una delle scene più strazianti della serie, insieme a queste.
Come tutti i protagonisti di Skins, anche lei si fa portavoce di un disagio e di una difficoltà. La difficoltà di accettare la propria malattia e di comprendersi lei stessa, prima ancora di farsi comprendere dagli altri. Effy mostra una totale sfiducia nel prossimo e nell’interesse che qualcuno possa riservarle. Sicura che a nessuno possa interessare di lei, dei suoi sentimenti, delle sue paure o pensieri, finisce per chiudere queste cose in un piccolo angolo della sua mente. E arriva quasi a perdere la capacità di comprenderle. Effy sfiora in questo modo l’alessitimia: l’incapacità di distinguere le proprie e le altrui emozioni e di dar loro un nome per poter condividere ciò che sta provando.
Aveva passato così tanti anni della sua vita a zittire i suoi sentimenti che, alla fine, aveva completamente perso la capacità di esprimersi.
E così Effy inizia a esprimersi attraverso gli sguardi, aprendo bocca solo in rare occasioni per dare sfogo al suo sarcasmo. Le parole non sono necessarie, le è sempre bastato uno sguardo per intimidire o per attirare l’attenzione. I suoi occhi sembrano trapassare chiunque osservino e perfino lo spettatore rimane incantato dalla loro profondità, arrivando ad auspicarsi di essere il prossimo a cui Effy presterà attenzione. La protagonista di Skins scruta e studia chi le sta intorno, ma il suo sguardo glaciale è impenetrabile. Persino per la madre era impossibile comprendere cosa provasse o pensasse Elizabeth Stonem.
Hai presente quel suo sorriso? Quello che significa:
“Tu non mi conosci per niente e non mi conoscerai mai”.
Lei è così brava a tenere le cose per sé, a nascondersi.
Convinta che nessuno possa apprezzarla per chi è realmente, crea una maschera così perfetta che anche lei finisce per perdersi. E diviene la persona che mostra al mondo: la ragazza ribelle, incurante delle regole e degli altri, taciturna e misteriosa. Ma quando la maschera inizia a sgretolarsi emergono tutti i sentimenti e le paure silenti e represse. E così finisce in un ospedale psichiatrico. Si era trasformata in un labirinto intricato e perverso e, alla fine, non è stata in grado di trovare una via d’uscita da se stessa.
Effy Stonem è un personaggio in chiaroscuro, affascinante e morboso. Eppure la sua grandezza è proprio quella di racchiudere in sé le paure e gli eccessi degli adolescenti, e non solo. Gli spettatori seguono il suo percorso psicologico, amandola e perfino detestandola a volte. Si perdono nella sua testa e non riescono a raccapezzarsi. Così contorta e complessa sembra incomprensibile, ma è proprio questo che la rende così reale. Alla fine, l’unico modo per capire Effy è scavare dentro se stessi.