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Skins: il coraggio di essere James Cook

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Skins si è presentata al mondo nel 2007 ed è andata in onda fino al 2013. La serie, composta da 7 stagioni suddivise in “generazioni”, segue eccezione con l’ultima, che racconta le storie dei tre protagonisti più emblematici della serie: Cassie, Effy e Cook. Ed è proprio a Cook che sono dedicati gli ultimi due episodi intitolati “Rise”, che possiamo tradurre come “ascesa”, “crescita”.

Conosciamo James Cook (Jack O’Connell) nella terza stagione di Skins, in quella che è definita “seconda generazione”, ed è indubbio il fatto che, nonostante si presenti come il tipico bulletto, sconsiderato e scapestrato, ci abbia da subito rubato il cuore. Cook, a differenza degli altri personaggi, non lo capiamo subito: la sua personalità esternata in modo così estremo, quella tanto vivace ed eccentrica, non ci convince del tutto. Intuiamo che tutto quello che fa, tutto quello che dice, è estremizzato per un motivo ben preciso. Solo che lui non ce lo dice mai, non ce lo mostra mai. Cook è un personaggio estremamente ermetico, introspettivo, impulsivo: per questo ogni volta che si trova da solo con i suoi pensieri, con le sue emozioni, fa qualcosa di estremo pur di non doverci fare i conti. James Cook è sempre stato considerato da tutti una persona a cui frega poco e niente delle cose che gli capitano, delle cose che fa o che dice, e lui ha sempre assecondato questi pensieri: Cook non ha mai voluto giustificare le sue azioni, non ne ha mai avuto bisogno. Non ha mai lontanamente considerato che ci fosse la possibilità che qualcuno potesse capirlo, che volesse amarlo.

“You don’t give a f**k about anything, do you?”

Ma poi è arrivata Effy. L’unica persona che poteva amarlo, capirlo. Ma non ha voluto farlo.

Skins (640×360)

Per lui è stato un fulmine a ciel sereno: incontrare qualcuno che è esattamente come te, che ha la tua stessa anima, la tua stessa voglia e necessità di ricevere disperatamente dell’amore. Ma la differenza sostanziale tra Effy e Cook è data dal modo in cui ricercano e richiedono amore: Effy non ha mai amato se stessa, Cook ha accettato e accolto la sua natura più viscerale pensando, erroneamente, di poterla condividere con una persona uguale a lui. Cook non ha mai pensato che qualcuno potesse comprenderlo, che avesse voglia di farlo: i suoi due amici più fidati (JJ e Freddie) nutrono per lui un affetto profondo, ma nessuno dei due è mai riuscito veramente ad accettare tutte le sue sfaccettature, complice il fatto che lui per primo non ha mai voluto veramente mostrargliele. L’unica e sola persona a cui ha voluto rivelare tutte le sue fragilità è sempre stata Effy, ma lei si è resa conto, al contrario suo, che insieme potevano solo continuare a farsi e fare del male: due anime troppo simili, troppo incomplete, rotte, spezzate, non possono far altro che rompersi in pezzi ancora più piccoli.

You’re always gonna get your heart ripped out somewhere, aren’t you?

Cook lo sapeva, ne era consapevole: ma quando ti trovi davanti una persona che potrebbe veramente conoscerti, come fai a lasciarla andare? In Skins, Effy ha sempre ammirato il coraggio di Cook. E avere coraggio significa avere paura di qualcosa, ma trovare la forza di affrontarla ugualmente. Lo vediamo benissimo quando Effy sceglie Freddie al posto di Cook: lui ha avuto il coraggio di affrontare la sua decisione sapendo benissimo che lei non aveva bisogno di distrazione, sballo, una vita al limite. Aveva bisogno di stabilità, equilibrio, sicurezza, tutto ciò che invece Freddie sarebbe stato in grado di garantirle. Cook non ha mai ricercato stabilità, perché pensava di non meritarsela, e pensava di non essere capace di mantenerla. Lo vediamo anche negli ultimi due episodi della settima stagione a lui dedicati, in cui lo troviamo a spacciare droga, legato a una relazione con una ragazza che non sa minimamente niente di lui. Non avrebbe senso raccontarle chi è, chi è stato, il suo passato: lei non può capirlo, nessuno può più farlo. Nemmeno Charlie, la ragazza del suo capo a cui inevitabilmente si lega, vuole veramente comprenderlo. Gli chiede di raccontargli del suo passato, vede che in lui c’è un’oscurità che non ha ancora superato (l’uccisione di John Foster), ma solo perché è attratta dall’orbita di eccitazione e pericolo che lui emana inconsapevolmente.

In Skins, Cook è un personaggio di una profondità spiazzante, intrappolato come tutti in un vortice fatto di abbandono, droghe, alcool e ricerca di amore.

La differenza sta nell’avere coraggio: coraggio a non doversi giustificare, spiegare, scagionarsi. Cook è questo, vittima e carnefice della spirale che divide e unisce l’odio dall’amore. Dalla mancanza di amore può nascere odio, dall’odio può scaturire l’amore. E Cook per quanto ha sempre cercato di nasconderlo, ha sempre dimostrato amore a chiunque, intorno a lui, a qualsiasi persona ne ha avuto bisogno. In Skins lo ha dimostrato a Naomi prendendosi la colpa al posto suo, lo ha dimostrato al fratello minore finendo in prigione, lo ha dimostrato ad Effy e Freddie appoggiando il loro amore.

E in ultima lo ha dimostrato, finalmente, a se stesso. Ha avuto, anche questa volta, coraggio: quello di affrontare il suo passato, i ricordi strazianti, le emozioni scaturite da un episodio che inevitabilmente, più di tutto, lo ha traumatizzato. Scegliendo per una volta per sé e non per qualcun altro. Ha avuto finalmente il coraggio di riscattarsi, di non farsi ancora del male gettandosi in un baratro fatto di incertezze e bisogno d’attenzione: ha avuto il coraggio di essere Cook, esattamente il Cook che sapeva che, prima o poi, sarebbe riuscito a riscattarsi dalla persona più temibile per sé: lui stesso.