“Non dovresti mai guardare indietro”
In Skins nessuno dovrebbe. È un’esistenza che non ti permette di farlo. Continuamente sull’orlo del baratro, una battaglia per la sopravvivenza. E tu, Cook, questo lo sai bene. Sei cosciente, più di chiunque altro, che per rimanere in piedi è necessario diventare parte del marciume che circonda il tuo mondo. Un mondo spietato, crudele, indifferente e apatico. Un ecosistema in cui tu e i tuoi amici siete anime perse e dannate. L’unico modo per andare avanti, giorno dopo giorno, è costruirsi un futuro migliore, e non voltarsi mai indietro.
Questo è un piccolo tributo a te, all’uomo che più di tutti ha tentato, ma ha fallito. Il più controverso dei tre moschettieri della seconda generazione di Skins, che porta dentro di sé odio e amore in egual misura. Rappresenti un grido di aiuto per tutte quelle persone costrette a indossare una maschera, deluse dalla loro famiglia e dalle persone a loro più care. Deluse dalla vita.
Sei nato nella lontana e decadente periferia di Bristol, tra droghe, assenteismo di una madre alcolizzata e un padre buono a nulla, fuggito alla tua nascita. I tuoi migliori amici Freddie e JJ, rappresentano la tua spalla, la tua luce di speranza nell’angosciante corridoio della tua infanzia. Un trio per sempre unito, inseparabile di fronte a tutto.
Ma fin dove può arrivare il concetto di “tutto”? Probabilmente al confine con il sentimento più forte che esista al mondo: l’amore.
Ti sei preso l’unica fottuta ragazza che io avessi mai amato
L’amore in Skins è un fiume pericoloso che serpeggia tra gli animi e le emozioni di fragili adolescenti. Irrompe con tale forza nel cuore di ognuno di loro che diviene inarrestabile, una forza della natura, il più delle volte addirittura nociva. Per te Cook, non fa eccezione. Da sempre un ragazzino in cerca di una sua identità. Un nome, il tuo, che lascia il segno. Giorno dopo giorno vivi la tua vita al massimo, non curandoti di tutto ciò che ti accade intorno. Distratto attore decadente, sei l’incarnazione di un antieroe invisibile: schiavo, come la tua amata Effy, e il tuo migliore amico Freddie, dell’amore. Schiavo come tutti noi. Per questa condanna, il trio indivisibile è destinato a dividersi, almeno in apparenza.
Un’apparenza che brutalmente accompagna noi spettatori per una stagione intera. Per te, Cook, è tutto un gioco. Una sfida da superare, una lista di numerosi ingredienti che ti rendono, diciamocelo tra noi, una persona orribile. Un amico da evitare come la peste, un figlio ingrato, uno studente fuori controllo e un criminale. Un disadattato che passa le sue giornate a bere, fare sesso, cacciarsi nei guai e distruggere tutto ciò che lo sfiora.
Credi di sapere cos’è la vita, stai sull’orlo delle cose e la lasci scorrere, ma non la vivi. Credi anche di sapere cos’è la vita, te ne stai lì ad osservare il mondo ma senza viverlo, non pienamente almeno. Sei solo un turista, un fantasma
Eppure nella profondità del tuo cuore, sai cosa cerchi. Ti poni delle domande, osservi il mondo, speri che qualcosa possa cambiare.
Una parte di te lo vuole, una parte di te lotta per ottenere quel cambio di rotta e, talvolta, per far sì che accada, è necessario fare la parte del cattivo. La tua psicopatia, corredata da un acceso menefreghismo e arroganza, è solo un muro. Ma non esistono muri infrangibili, solo pareti molto spesse. Il tuo è stato ben costruito Cook, eppure insieme ai tuoi occhi, con il passare degli episodi, anche i nostri si sono aperti.
Si schiudono lentamente, attraverso un dialogo imprevisto, una frase apparentemente priva di significato, uno sguardo o addirittura un gesto. Dettagli che galleggiano trasparenti, per un occhio distratto, nel grande mare di catrame in cui nuoti Cook, e in cui noi nuotiamo insieme a te. Un mare quello di Skins, in cui tutti i protagonisti nuotano. Dalla quarta stagione tuttavia, i dettagli si fanno più marcati e nitidi. Diventano rocce in quel grande e immenso mare e si scontrano, abbattendo con forza, coraggio e determinazione, la nave dell’apparenza.
E pensavo, perché tutti possono trattarmi di merda? Tutti mi trattano di merda, sempre
Ed è proprio il coraggio Cook, la tua più grande dote. Ciò che ha rapito Effy, un coraggio indomabile che solo tu possiedi e con il quale puoi salvare tutti, anche se a modo tuo.
Un coraggio e un grande cuore con cui affronti le avversità della vita e dell’amore. Un amore vissuto al massimo, sia nei confronti dei tuoi amici che dell’unica donna che amerai in tutta la vita e che mai ti ricambierà. Però questo loro non devono saperlo, nessuno di loro. Tu sei il dannato, l’emarginato, il guastafeste, il mostro che si prende gioco dei sentimenti di tutti.
Ma i mostri, quelli reali, come talvolta accade, si nascondono dietro un bel vestito e un falso sorriso. In Skins i mostri sono gli adulti, genitori e insegnanti inetti che abbandonano i loro figli, il più delle volte, al loro destino. I tuoi genitori Cook, ne sono l’esempio più concreto. Per questo motivo cerchi rivalsa nella vita, e per lo stesso motivo nessuno ti tratta come davvero vorresti.
La spontaneità del tuo cuore può esprimersi solo nei riguardi di chi, ancora, un muro non ce l’ha. Un’anima pura, fanciullesca, un bambino. Un fratellino minore che può ancora avere speranze e la vita che tanto avresti desiderato tu. Sarà sempre vostra madre a dividervi e a dipingere, da brava artista fallita quale è, te come un mostro. Una pestilenza da debellare.
Sono solo uno spreco di spazio, uno stupido ragazzino, non sono nulla. Per ciò, per favore, ti prego, ficcati in quella testa marcia che ti ritrovi che hai ucciso il mio amico e… io sono Cook! Io sono Cooook!!
In questo caso, in quanto nullità e male da estirpare, il tuo nome assume un altro significato.
Scavalla il banale e semplicistico concetto anagrafico per assumere il ruolo di un messaggio, una vendetta mascherata che non si ferma di fronte a nulla. James Cook è molto più di un nome, è un grido di rabbia e amore che si frantuma nel vortice della morte. Un’arma per ricordare a tutti che con te non si scherza, che sei pronto a difendere ogni persona che ami.
Con questo urlo, identifichi il tuo personaggio per due stagioni intere. Sempre con il tuo nome, ti scagli con un sorriso beffardo e perso, concreta espressione di chi non ha più nulla da perdere, contro l’assassino del tuo amico Freddie, chiudendo così il sipario della seconda generazione di Skins.
Il mio tributo va a te Cook, un uomo e un nome che rappresentano la più bella e affascinante tra le contraddizioni. È rivolto a te, mentre guidi una macchina tra le vie di Manchester, in compagnia di Charlie, e finalmente riesci a confidare a qualcuno, dopo tanti anni, che hai ucciso una persona.
Una morte che ti cambierà per sempre e con cui dovrai fare i conti ogni secondo della tua vita, fuggendo dai demoni del passato. Ma ricordati sempre: “non dovresti mai guardare indietro”… tu sei Cook!