Un milione di spettatori, nella tv di oggi, non sono pochi. E talvolta, possono essere tantissimi. Questione di obiettivi, di posizionamento e di target: un milione di spettatori, se contestualizzati in un certo modo, possono rappresentare un vero e proprio miracolo televisivo. Un risultato straordinario, se portati a casa come sta facendo sistematicamente il Gialappashow.
La trasmissione, ideata dalla Gialappa’s, ha appena chiuso la quarta edizione con numeri da record, confermati anche dall’ultima puntata. Se si sommano i risultati ottenuti in chiaro su Tv8 e quelli su Sky, GialappaShow supera per l’ennesima volta la barriera del milione di spettatori, toccando il 5,7% di share e confermandosi sul podio dei programmi più visti in una serata densa di eventi importanti. Per intenderci, GialappaShow, in onda il lunedì per otto settimane, ha affrontato (tra gli altri) il sempreverde Grande Fratello e gli episodi conclusivi di una delle migliori serie tv italiane di tutti i tempi: L’Amica Geniale. Ancora più notevoli i risultati sui social: se si tengono in considerazione i dati raccolti nell’arco dell’intera settimana, è la trasmissione televisiva col numero maggiore di interazioni.
Insomma, un successo totale. Oltretutto in ascesa, visto che la quarta stagione di GialappaShow ha segnato numeri in crescita rispetto alle pur ottime stagioni precedenti.
La Gialappa’s, dopo alcuni anni non semplici sul piano professionale, ha ricordato alla tv italiana perché abbia scritto alcune tra le pagine più importanti dell’universo generalista negli ultimi trent’anni, ed è tornata alla ribalta con una trasmissione che era partita con ambizioni molto diverse. L’obiettivo di Tv8, emittente che ospita la trasmissione, era il 3 di share: GialappaShow è arrivata al 5. Al cinque, sull’8.
Un elemento da non sottovalutare: come ben testimoniano le difficoltà che sta affrontando Amadeus da quando è sbarcato sulla “vicina di casa” Nove, non è mai semplice fare grandi numeri sulle emittenti un tempo considerate “secondarie”. Questione di abitudini radicate, e di una fruizione del mezzo televisivo che risponde ancora a logiche vecchissime. Qui, allora, si arriva a uno degli elementi chiave del successo di GialappaShow: piace a tutti, anche a chi non è più solito guardare la tv. E scusate se è poco.
Ma cosa è successo? Come si è arrivati a risultati del genere?
C’è un fattore su tutti che risponde in parte al quesito: il primato tra le interazioni social. GialappaShow è, banalmente, un programma virale. Molti ne parlano, molti la commentano in live, molti altri la riprendono nei giorni successivi e postano sulle varie piattaforme le clip con gli sketch più apprezzati. Sono numerosi, e tutti d’alto livello: giusto qualche giorno fa, per esempio, avevamo dedicato un articolo al Maicol Pirozzi di Edoardo Ferrario, protagonista di una parabola che ha ormai innescato le dinamiche di una vera e propria serie tv, ma non è certo l’unico.
Dalla Annalisa di Brenda Lodigiani all’immortale Sensualità a Corte, passando per le imitazioni di Max Giusti e di Ubaldo Pantani, le trovate di Stefano Rapone e il vasto microcosmo di maschere, parodie e personaggi che trovano spazio nella trasmissione, sono numerose le opportunità per trovare qualcosa che risponda perfettamente ai gusti personali. Quasi fosse una lunga sequenza di reel che si susseguono l’uno dopo l’altro, impaginati attraverso i pattern più canonici della tv tradizionale.
Lo schema, oltretutto, è sintomo di un costante dinamismo del format. Come hanno avuto modo di testimoniare gli stessi autori della trasmissione, GialappaShow è un programma che punta tantissimo sul ritmo. Due ore a puntata sono tante, ma non sono troppe. Abbastanza per intrattenere a sufficienza, ma insufficienti per stancare il pubblico.
A questo, si aggiunge un altro fattore chiave: la conduzione di GialappaShow.
Il Mago Forest è un artista navigato con una lunga esperienza alle spalle, sa essere il perfetto direttore d’orchestra della situazione, dà i tempi con mestiere e valorizza attraverso la sua verve il talento dei vari co-conduttori che si avvicendano di settimana in settimana. Ecco allora il pattern canonico del quale si parlava in precedenza: quasi fosse una trasmissione da social con le chiavi d’accesso della tv generalista, GialappaShow ha trovato l’alchimia ideale tra le esigenze rassicuranti del vecchio pubblico e quelle mutate del nuovo pubblico. Un equilibrio perfetto, ricercato e individuato con grande abilità.
Il risultato è quello che abbiamo evocato in apertura: GialappaShow conquista una platea trasversale. Riporta a casa lo zoccolo duro del fandom, mai slegatosi dall’ormai duo, e lo appaga con format tipici che non mostrano segni d’esaurimento. Amplia, allo stesso tempo, il raggio d’azione con una nuova platea che necessitava di un programma del genere in questo momento. Un programma storico, ma nuovo e innovativo. Social nello spirito, ma televisivo nella sua essenza primaria.
I Gialappi, d’altronde, conoscono la tv quanto pochi altri: la fanno da una vita, e in gran parte dei casi con ottimi risultati. La fanno da sempre con un approccio riconoscibile, ma con continue variazioni sul tema.
I riferimenti ci sono e non cadono mai (meno male), eppure è evidente che il successo di GialappaShow sia figlio di una lunga ricerca: mette insieme l’esperienza di due veterani con la capacità di cogliere con costanza le evoluzioni vorticose del mezzo. Da un lato fanno la tv di trent’anni fa, mentre dall’altra fanno una trasmissione del tutto inedita nel panorama televisivo contemporaneo.
Vecchio e nuovo, si diceva: Marco Santin e Giorgio Gherarducci non si struggono nei ricordi, non perseguono mai la stanca via dell’operazione nostalgia e guardano avanti in ogni momento, stando sul pezzo con notevole lucidità. Lo fanno oggi, anche se in fondo è quello che fanno fin dall’inizio. Non hanno mai portato alla saturazione i personaggi e gli artisti, né sono stati spremuti fino al momento della rottura. Il ricambio è sempre stato costante, anche quando i successi più fragorosi avrebbero giustificato la sopravvivenza di un tormentone oltre i tempi stabiliti. Era così ai tempi di Mai Dire Gol, ed è così anche con GialappaShow.
In definitiva, è evidente: il successo della trasmissione non è certo arrivato per caso. Affatto.
È figlio dello studio e dell’evoluzione. Di un rinnovamento che non snatura l’identità artistica e creativa del duo, scommettendo sulla forza di una nuova generazione di comici e sulle certezze di una vecchia leva che non si rifugia mai negli storici riferimenti. Solo così è possibile fare una tv di qualità, oggi: il pubblico necessita di impulsi continui, di dinamismo e perché no, di un po’ di leggerezza. Peccato che a un certo punto finisca, ma alla fine dei conti anche questa è una chiave del successo. Otto puntate a stagione sembrano essere poche per chi è ancora abituato ai vecchi modelli televisivi, ma garantiscono certi standard di qualità: l’esigenza non è riempire, ma offrire il meglio.
Oro che cola, nella televisione attuale: in un panorama globale che tende a riproporsi di anno in anno con poche modifiche effettive, c’è chi ha capito che possa esserci un filo conduttore tra i nuovi e i vecchi network, tra un pubblico allergico alla tv lineare e un altro che la sera ha ancora un vecchio telecomando tra le mani. La costante è la Gialappa’s, ieri come oggi. Chi cambia canale, non sa cosa si perde.
Antonio Casu