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Dai prequel di Romanzo Criminale e Gomorra a M. Il figlio del secolo, intervista a Nils Hartmann

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Qualche giorno fa abbiamo avuto la possibilità e il piacere di intervistare Nils Hartmann, Executive Vice President di Sky Studios per l’Italia e la Germania; l’intervista con Nils è stata una piacevole chiacchierata con una delle menti più innovative della televisione italiana, che da più di vent’anni cura le produzioni originali Sky, concentrandosi dalla nascita di Sky Studios – nel 2019 – sulla serialità, partendo da quella bomba di Romanzo Criminale, passando per Gomorra e anni di sperimentazioni, fino ad arrivare ai giorni nostri, nella hall dell’ingresso di una delle stagioni più ricche e promettenti di Sky. Con Nils abbiamo discusso del passato, del presente e del futuro della produzione seriale Sky, tra aneddoti, obiettivi e conclusioni di anni di prodotti innovativi, che avvalorano il ruolo della rete nel panorama italiano a vera e propria avanguardia della serialità.

Il passato che ritorna è un argomento fresco per Sky. A ottobre, l’emittente ha annunciato l’inizio del cantiere che porterà a due inaspettati e attesissimi prequel: quello di Romanzo Criminale e quello di Gomorra. Siamo più pronti di allora?

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Romanzo Criminale (640×360)

Secondo me il pubblico era già prontissimo per Romanzo Criminale ai tempi, infatti la serie è stata un vero e proprio bivio per noi, e fortunatamente ha funzionato. Proprio recentemente ho avuto un confronto con Edoardo Pesce (minimo comune denominatore tra Romanzo Criminale e Christian) che mi ha raccontato alcuni retroscena sul casting della serie: gli artisti erano totalmente sconosciuti, venivano dal centro sperimentale di recitazione, in un’era in cui i social erano tutt’altra cosa, e da un giorno all’altro si ritrovarono a essere chiamati per fare le ospitate in discoteca, erano famosi. Questa cosa mi ha riportato alla memoria quanto Romanzo Criminale sia stato dirompente.Un vero e proprio fenomeno culturale ante litteram, verrebbe da dire; e ciò attesta la fiducia che Sky ripone nei propri mezzi, con tutti i rischi del caso, rischi che preoccupano in primis proprio quella generazione che visse Romanzo Criminale in primissima persona. “Oggi il prequel rappresenta un rischio, questo è inevitabile quando si chiama in causa un mostro sacro, ne siamo pienamente consapevoli. Ciò che dovremo fare è restare su quella stessa dimensione, perché è un prodotto intoccabile e non possiamo inventarci cose che lo snaturino o tradiscano, ma al di là di questo sul concept siamo già su un’ottima strada, e anche sulla scrittura.  La vera sfida sarà l’effetto visivo: sarà importante trovare il modo di rendere il mood di Romanzo Criminale, che fu girato in Super 16 e fu caratterizzato al dettaglio in questo senso, a partire per esempio dalla sigla, per cui venne fatto uno studio sulla matrice delle banconote, mentre oggi bisogna trovare una nuova chiave che renda lo stile della serie allo stesso modo.”

La stessa cosa vale per Gomorra, anch’essa coinvolta nel giro di prequel:

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Gomorra (640×360)

Paradossalmente, può essere più semplice costruire lidentità del prequel di Gomorra, e vi spiego perché: la figura individuata (Don Pietro) è la vera chiave del concept, infatti il prequel partirà ventanni prima rispetto alla serie principale e ambientazione e feels saranno completamente diversi; Gomorra era molto hip hop, molto street, qui si parla di una Napoli diversa, con Pino Daniele, Maradona ecc.

Restando su Gomorra, abbiamo chiesto a Nils un commento sulle polemiche che hanno investito la serie lungo praticamente tutta la sua durata, in merito all’assenza di una figura che rappresentasse il bene, o quanto meno lo Stato.

Il tema è complesso, ma il nostro intento narrativo è sempre stato ben chiaro: volevamo mostrare il male in tutte le sue sfaccettature, non era una storia di redenzione, ma una storia da cui nessuno esce vivo, in Gomorra non c’è consolazione per nessuno. Il male è stato raccontato attraverso varie forme d’arte da sempre, da Shakespeare in poi la linea è stata tracciata in modo netto. Inoltre, come abbiamo avuto modo di raccontare a più riprese come spesso hanno detto anche gli stessi Marco D’Amore e Salvatore Esposito che in quelle zone sono cresciuti, Gomorra ha creato un indotto di grandissima portata generando molti posti di lavoro e nuove professionalità sul territorio, ha dato un boost senza precedenti al sistema dell’audiovisivo sia dal punto di vista creativo, scoprendo tantissimi nuovi talenti, che produttivo, che ha trasformato Napoli in uno tra i set più ambiti, non solo per le produzioni italiane”.

Lintervista prosegue con un interessante quesito che, partendo da un esempio specifico, apre un interrogativo sul perché determinati prodotti funzionino allestero ma facciano più fatica da noi. E lesempio in questione è Blocco 181, serie tv erroneamente accostata a volte ai teen drama che in realtà indaga il fenomeno delle baby gang milanesi e lo spaccio di droga:

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Blocco 181 (640×360)

Rispetto a quanto fatto per quella generazione ben specifica, su Milano, Blocco 181 è un ottimo prodotto. Declina il genere più vicino a Sky, il crime, quello delle nostre origini, ma spostandolo al nord, a Milano, rappresentata come mai prima e raccontata nei suoi contrasti, affrontando temi di stretta contemporaneità: lintegrazione su tutti. Come per ogni tentativo di rinnovamento, contiene elementi che hanno funzionato di più e altri forse di meno, ma ciò che più ha attirato la mia attenzione, in merito ai risultati ottenuti fino ad ora da Blocco, riguarda le motivazioni che stanno dietro a tali risultati: perché, per esempio, una serie come Top Boy, che parla di strada e lo fa con interpreti conosciuti e provenienti dal mondo dellhip hop, funziona in Inghilterra, mentre Blocco 181, che prende direttamente dallo stesso panorama musicale, non ha ancora sfondato come meriterebbe?”.

Per chi ha seguito e conosce entrambe le serie, il paragone nasce più da un discorso di identità: come i protagonisti di Top Boy sono due rapper famosi, Asher D e Kano, così Salmo occupa un ruolo centrale all’interno della trama di Blocco 181, e nella prima stagione è stato accompagnato da diversi rapper italiani noti al pubblico; è vero che Top Boy si presenta subito come la storia di una gang, dalla sua nascita alla sua ascesa, mentre Blocco 181 parte comunque dalla dimensione teen, eppure si riaggancia presto al contesto della criminalità organizzata. 

Fra il coinvolgimento di Salmo (il cui pubblico ai concerti è comunque molto trasversale) e il fatto che nella seconda stagione – ve lo posso anticipare – il fenomeno delle baby gang avrà un ruolo centrale allinterno della trama, speriamo davvero di coinvolgere i giovani e i giovanissimi sempre di più”.

Siamo passati poi a Christian, che è stata una delle sorprese più intriganti della produzione recente di Sky. Puntare su una cosa così insolita, però, è stato praticamente automatico:

Christian (640×360)

Christian è già un cult. L’idea di fondere generi così diversi come il fantasy e il gangster è nata da Lo chiamavano Jeeg Robot, che poi effettivamente è quello scenario lì: quando abbiamo letto i copioni, che ci sono arrivati già in ottime condizioni, ce la siamo immaginata subito, riallacciandoci alla dimensione di Jeeg Robot, perché quegli elementi avevano già funzionato e così abbiamo voluto portarli avanti innestandoli su un nuovo racconto.”

Romanzo Criminale, Gomorra, Christian: ragionando su scala internazionale, è vero che è molto più semplice arrivare all’estero partendo da una dimensione local, puntando tutto sull’identità?

“Noi ci abbiamo provato in entrambi i casi, per esempio con Diavoli non è stata una forzatura, era una storia vera, poi lasciamo perdere che a Borghi ho detto di far sentire l’accento italiano ma lui è un perfezionista e ha preferito usare un inglese impeccabile (ride), una scelta che ha comunque funzionato, però è un’eccezione. Per il resto noi vogliamo e dobbiamo continuare a realizzare su scala local e puntare a posizionare su global. Di recente ho visto alcuni dati di ascolto di Sky UK, dati che noi misuriamo su 28 giorni ma che per serie come Romanzo Criminale e Gomorra misuriamo su 6 mesi, perché sono serie che cumulano tantissima audience anche nei passaggi successivi, a distanza di mesi: Gomorra, lì, è poco dietro a Chernobyl. Su Gomorra è stato interessante vedere quale sarebbe stata la reazione del pubblico americano a una serie in napoletano, un esperimento assoluto. E i risultati sono stati pazzeschi.”

C’è nostalgia dei grandi successi del passato, ma il tema della nostalgia è centrale anche per altri prodotti di Sky, come Un’estate fa, che ci ha colpito proprio per la semplicità e la credibilità con cui mette in scena l’elemento nostalgic.

Un’estate fa (640×360)

Due cose dovevano necessariamente amalgamarsi bene in quella serie: i due elementi portanti, il who has done it e l’elemento nostalgia rappresentato dall’estate del 1990, con il ricordo collettivo del mondiale e l’ambientazione del campeggio. Due elementi non potevano non essere collegati, e ciò che li connette sono le “visioni” di Elio, il protagonista, un continuo muoversi tra passato e presente che funziona benissimo. Grazie alla qualità della scrittura e della resa visiva siamo riusciti a realizzare un prodotto molto riuscito ed innovativo, che ha funzionato benissimo. Con i prequel non stiamo cercando la stessa cosa, ma è inevitabile che le nostre radici e il nostro percorso impattino sulla realizzazione dei nostri prodotti attuali.” Un’estate fa ha poi un altro merito, ed è il grande lavoro di casting che è stato fatto, che è stato praticamente perfetto: “I ragazzi e gli adulti si somigliano tantissimo, e nonostante nelle scene in effetti questi non si incontrino mai, fra loro si è creato un rapporto davvero speciale.”

Con Nils Hartman abbiamo parlato di tanti prodotti Sky che hanno contribuito a rendere la produzione della pay italiana un vero e proprio mosaico, descrivibile con una parola chiave fondamentale: diversificazione. La stessa che contraddistingue Sky da vent’anni, tra colpi da 90, esperimenti ed errori, ma comunque sempre puntando a offrire un prodotto fresco e al passo con i tempi.

Lo scenario oggi è cambiato ed è molto diversificato: per fare un esempio, gli inglesi mi dicono che I Delitti del BarLume, che dura novanta minuti a puntata, ha un formato troppo old school, ma secondo me non è così; se uno fa le cose a modo suo e hanno un senso il prodotto funzionerà, e infatti BarLume è una delle serie più rappresentative della nostra scuderia, oltre a essere una delle più longeve. Abbiamo al nostro attivo tantissimi prodotti e generi diversi, da Il miracolo di Ammaniti a Petra, da The Young Pope fino a Call My Agent, e dobbiamo continuare su questo filone perché in questo settore, e se siamo qui oggi con questa nostra storia lo dobbiamo al coraggio che abbiamo avuto di battere strade nuove. Anche su Un’estate fa, per esempio, c’erano dei dubbi inizialmente, perché si andava a lavorare su un genere molto riconoscibile e andava posizionato il giusto elemento inaspettato per diversificare il prodotto; con coraggio abbiamo trovato la chiave giusta. Sono convinto che per continuare a migliorare dobbiamo sempre tentare di sorprendere per primi noi stessi.

Per concludere, abbiamo chiesto a Nils Hartmann quali siano state le sue impressioni su M. Il figlio del secolo, il period drama che promette di essere il vero cavallo vincente della scuderia di Sky della prossima stagione.

M. Il figlio del secolo (640×360)

La serie è un period esplosivo, è qualcosa senza precedenti, un progetto molto rock and roll, con Marinelli che è un fenomeno. C’è un episodio in particolare che mi ha realmente fatto venire la pelle d’oca, ho addirittura scritto agli autori e a Joe Wright, il regista, perché ero davvero colpito ed emozionato.” M. Il figlio del secolo, è una serie tv basata sull’omonima opera di Antonio Scurati, ed è considerato il primo romanzo su Mussolini. “Per la serie abbiamo attinto direttamente dal libro, è tutta storia, tutta realtà; racconterà l’ascesa al potere di Mussolini e ciò che questo ha comportato per l’Italia. Le critiche sono state preventivate, ma penso che l’Italia sia un paese sano e soprattutto pronto a confrontarsi con un prodotto così”.