In principio fu Romanzo Criminale. Andata in onda tra il 2008 e il 2010, non fu “solo” una serie tv come tante altre: fu una vera e propria rivoluzione. Insieme a Boris, in onda nello stesso periodo, dimostrò per la prima volta che le serie tv italiane potessero essere altro. Su un piano tematico sì, ma soprattutto sul piano narrativo ed espressivo. Più innovative, più coraggiose, destinate a target differenti rispetto alle “solite” fiction. Perché no, destinate a un pubblico più internazionale. Con un gusto differente, nel solco di una golden age televisiva che stava vivendo negli Stati Uniti alcuni tra i momenti più significativi. Oltreoceano nasceva Breaking Bad, qui Romanzo Criminale. Sì, una rivoluzione. Una rivoluzione e uno spartiacque. L’artefice? Sky.
Da lì in poi, il percorso affrontato da Sky sembra aver sempre tenuto in forte considerazione le lezioni televisive di una serie che ha scritto la storia.
In principio fu Romanzo Criminale, e poi venne tutto il resto. Sono passati sedici anni dalla prima messa in onda della serie tv sulla Banda della Magliana: un’era geologica, in termini televisivi. Tutto è cambiato, da allora: lo streaming è entrato a far parte delle nostre vite, la tv lineare si è reinventata e la serialità ha vissuto fasi di radicali evoluzioni. Sky, il tempo, lo cavalca guardando sempre avanti. Romanzo Criminale è ancora il faro nella sua idea di poter essere altro e il network, di conseguenza, si è sempre distinto rispetto ai vari player attivi nel nostro Paese. Essere altro significa sperimentare, osare, dare al mercato quello che vuole prima che il mercato ne prenda atto. Significa offrire al pubblico un intrattenimento di qualità, innovando senza perdere di vista le solide certezze acquisite.
Lo fa da tre lustri, e tutti hanno da guadagnarci. Come dimostra, per molti versi, l’anno straordinario che si è appena chiuso per la serialità del nostro Paese.
La nuova golden age delle serie tv italiane deve tantissimo al coraggio di Sky
Il 2024 della serialità nazionale, d’altronde, ha certificato la centralità di Sky come causa e conseguenza della crescita di un intero movimento. Una crescita che ha superato i suoi stessi confini, da ogni punto di vista. Come abbiamo avuto modo di testimoniare alcune settimane fa attraverso un articolo di analisi delle serie tv prodotte da Groenlandia, le serie tv italiane hanno dato l’idea di aver cambiato marcia definitivamente. Sono uscite dall’isolazionismo senza abbandonarsi a una stucchevole esterofilia, proponendo una serie di prodotti che hanno dato lustro al nostro Paese e si sono imposte all’attenzione internazionale con grande credibilità.
Si parla delle serie tv Sky e di quelle che Groenlandia ha realizzato in collaborazione con vari altri network, ma anche di Prime Video con la meravigliosa seconda stagione di The Bad Guy e persino della monolitica Rai. Il trionfo mondiale de L’Amica Geniale, inserita dal New York Times tra le migliori serie tv del 2024 e candidata ai prossimi Critics’ Choice Awards, rappresenta la punta dell’iceberg di un percorso che si spera possa generare una solida eredità e non essere circoscritta a un successo episodico.
I successi delle serie tv italiane nel 2024 attraversano un punto di non ritorno dal quale non si tornerà più indietro. Siamo entrati nella nuova generazione televisiva come movimento, senza esser più confinati a casi isolati.
Il contributo di Sky è stato decisivo, in tal senso. Al di là della notevole influenza nelle classifiche delle migliori serie tv italiane dell’anno, l’idea è che la spinta innovatrice espressa da Romanzo Criminale in poi abbia in qualche modo dettato una linea. La tv stava cambiando e il network è stato il primo a cogliere l’essenza della rivoluzione nel nostro Paese. Sky, in sostanza, è stata un’apripista. Mentre la serialità italiana era ancora ferma sulle sue ataviche sicurezze, Sky correva verso il futuro con svariati anni di anticipo rispetto ai principali competitor, scoprendo tutte le potenzialità da offrire a un pubblico in cambiamento.
Ma non è tutto. Il ruolo da apripista, seppure importante, sarebbe limitante e circoscritto a orizzonti passati. Sky, al contrario, non ha mai smesso di apportare elementi di novità nel suo percorso, come certificato dal 2024 in chiusura.
Il trionfo di Hanno ucciso l’Uomo Ragno e il caso Dostoevskij
Il caso più noto è ovviamente Hanno ucciso l’Uomo Ragno. La serie, ideata da Sydney Sibilia, è un evento che ha portato con sé una globalità a cui non eravamo più abituati. Non si è limitata a raccontare con eclettismo la storia della nascita degli 883, ma ha riscritto i canoni dei biopic italiani, creando un sentimento condiviso che ha dato vita a un vero e proprio appuntamento collettivo. Un tempo, le serie tv erano sempre questo: raccoglievano in un focolare una comunità variegata, mentre oggi il pubblico è distribuito su un’infinità di titoli diversi che hanno disperso quel potenziale e smorzato, per molti versi, il potenziale dei titoli dal valore maggiore.
Hanno ucciso l’Uomo Ragno, invece, è stata per settimane quello che in epoche ormai lontane erano stati gli sceneggiati televisivi della Rai. Dopo la messa in onda, tutti hanno avuto voglia di parlarne col prossimo, con una differenza fondamentale: un tempo non c’erano alternative ed era l’unica visione possibile. Un merito gigantesco, ai nostri giorni.
Hanno ucciso l’Uomo Ragno è la punta dell’iceberg, ma la serialità Sky del 2024 ha offerto tanti altri titoli italiani d’alto livello, spaziando tra i generi con una tendenza all’innovazione sempre marcata.
Il Re, per esempio, è un prison drama all’italiana che ha aperto un orizzonte inedito nel nostro Paese, immergendoci in una realtà che necessitava di una narrazione più cruda e onesta rispetto al passato. E ancora: Call My Agent Italia ha dato un nuovo respiro alle comedy italiane, anch’esse sofferenti da anni e distanti dai gusti rinnovati del nuovo pubblico. Dostoevskij, invece, ha portato sul piccolo schermo l’autorialità dei fratelli D’Innocenzo, dando vita a un crime suggestivo e affascinante che rievoca i fasti della primissima True Detective con un approccio personale e raffinato. I crime non erano mai stati questo in Italia, ma Sky ha dato un’opportunità a un prodotto destinato a target che avevano un gran bisogno di un prodotto del genere.
L’ultimo caso, Piedone – Uno sbirro a Napoli, è invece il credibilissimo sequel contemporaneo dello storico ciclo di film con protagonista Bud Spencer. Pochi avrebbero creduto nell’ottima riuscita del progetto, all’inizio: quando un prodotto è realizzato con cura e con una visione chiara che va oltre il basico assecondamento dell’effetto nostalgia, tuttavia, il pubblico è sempre pronto a seguirti.
Tra la tradizione e l’innovazione
Insomma, il breve excursus ha reso l’idea: la proiezione avanguardistica di Sky, inaugurata da Romanzo Criminale e poi portata avanti negli ultimi quindici anni con numerose produzioni che hanno scommesso tutto su una qualità di narrazione differente e inedita, non si è ancora esaurita. Il percorso, passato attraverso titoli del calibro di Gomorra (una serie tv che ha riscritto a sua volta numerosi parametri del genere di riferimento) ha rinnovato le ambizioni globali del movimento con un’identità sempre chiara.
Citiamo le più note, ma Sky è stata altro con decine di titoli. Giusto per fare alcuni altri esempi, si pensi alla linea “religiosa” portata avanti con minicult come Christian e Il Miracolo, capaci di approcciarsi al complesso tema della fede con un piglio coraggioso e vincente. Ma anche all’incursione sui generis nella distopia col dramma post-apocalittico di Anna, al riuscitissimo adattamento italiano di In Treatment o alla monumentale The Young Pope di Sorrentino, anch’essa inserita nel filone religioso con chiavi personali che accolgono un forte impulso al rinnovamento. E poi Romulus, Petra, Django o Diavoli, senza chiudere manco così un elenco completo. Ogni volta che Sky esplora – e riesplora – un genere, viene fuori qualcosa che merita la nostra attenzione.
È così da oltre un decennio, e sarà così anche in futuro. Il 2025 che si profila all’orizzonte sarà foriera di numerosi altri titoli che aggiorneranno l’elenco attraverso modalità intriganti. Modalità slegate dalle logiche generaliste, con chiavi mai fini a sé.
Sky evoca in questo modo lo spirito del nostro tempo secondo la prospettiva di chi si affaccia al futuro con un occhio alla tradizione. Un progressismo espressivo che valorizza alcuni tra i migliori talenti cinematografici e televisivi del nostro Paese, al punto da farne una forza motrice per l’intero panorama italiano.
In principio fu Romanzo Criminale, poi arrivò tutto il resto. Sky ha sempre le idee chiare, ed è un bene per tutti.
Antonio Casu