“Ma sai che dovresti proprio frequentare…? Guarda che avete delle cose in comune“.
Vi è mai capitato di sentire frasi del genere, dette da un amico/a che voleva perorare la causa anche solo per una frequentazione amicale? E quante volte l’amico/a con l’animo un po’ da sensale ha ottenuto l’effetto contrario? Ecco perché vi dirò perché “non” dovreste vedere Slow Horses, per i personaggi che riconosciamo come già presenti in altri film di genere.
Jackson Lamb interpretato da Gary Oldman con la partecipazione dei suoi completi sgualciti ed intuitavamente non lavati di fresco, rappresenta la crema delle spie reiette, noncuranti, sciatte, cadute in disgrazia e contente di restarci. Ha un rapporto simbiotico coi suoi peti e l’alcool che lo accompagna H24. Talmente sgradevole che ci chiediamo se effettivamente ci sia dell’acume sotto le incrostazioni accumulate negli anni passati nel “Pantano” (Slough House), la sede che raggruppa lui in veste di capo e tutti i “ronzini” (Slow Horses) che MI5 ha voluto parcheggiare lì. Più ce lo chiediamo e più l’agnello sacrificale Lamb scardina il nostro interesse grazie alla prova di attore di Gary Oldman, senza dimenticare i suoi peti.
Gary Oldman non è certo l’unico motivo per (non) guardare Slow Horses
Diana Taverner, interpretata da Kristin Scott Thomas con la partecipazione della sua aurea glaciale e i completi tutti uguali, perfettamente indossati con un misto di eleganza e professionalità. È il capo del vero MI5 e quindi anche di Jackson Lamb e della sua dépendance. Il rapporto tra i due è di vecchia data ed è stato testimone della discesa negli inferi di Lamb che, a sua volta, è stato testimone di quanto e cosa nascondano i completi e i cappotti firmati di Diana Taverner. Una merce di scambio tra spie che lavorano, o almeno dovrebbero lavorare, per la stessa parte che non è sempre e solo l’Union Jack.
River Catrwright interpretato da Jack Lowden con la partecipazione dei suoi morbidi capelli biondi e il fisico del ruolo del bello ma temporaneamente sfigato del gruppo. Ha spesso incontri ravvicinati con la spazzatura da raccolta indifferenziata per cercare, se non prove, suggerimenti, piste da seguire. Caduto in disgrazia in un’esercitazione a causa di un’incorretta informazione ricevuta, si sente – probabilmente a ragione – vittima sacrificale di un meccanismo più grande di lui. Ma di agnello basta Lamb che conserva solo il nome di una pacificazione mai avvenuta.
David Cartwright interpretato da Jonathan Pryce con la partecipazione della sua figura ieratica, da gran saggio nonché nonno di River Cartwright ed ex funzionario del MI5. Consigliere del nipote che lo interroga su come raddrizzare la sua vacillante carriera, ma molto probabilmente anche “consigliori” per altre persone in situazioni non limpide del suo passato.
Catherine Standish, ex alcolista assistente di Lamb. Sid Baker, la persona che non ti aspetti di trovare in un tale ambiente. Min Harper, borghesuccio con velleità rivoluzionarie. Louisa Gui, indurita dalla carriera persa. Struan Loy, il classico collega che vuole piacere a tutti. Roddy Ho, il Nerd che non poteva mancare.
Tutti personaggi già visti, così come tutte le storie sono già state raccontate. Non appena si inizia a vedere Slow Horses che utilizza sapientemente il filtro della più pura ironia inglese, viene voglia di conoscere più intimamente i vari personaggi che addirittura prevalgono sulla storia stessa. Sono loro a fare la differenza, con le loro scelte legate agli errori passati, la voglia di riscatto o, più semplicemente, perché non c’era altro da fare. La seconda stagione è già pronta ma non ancora programmata. Anche questo è un buon motivo per vederne la prima, raggiungere facilmente i “ronzini” ed i loro primi 6 episodi con la canzone dei titoli di testa cantata e composta, come coautore con il compositore Daniel Pemberton, da Mick Jagger. I cavalli aumentano l’andatura, non perdeteli di vista!