Mettiti comodo: è il 2006.
Sei di ritorno da scuola e hai liquidato la domanda “come è andata oggi?” con una scrollata di spalle e un “come al solito”. Accendi la tv e metti Italia 1.
Una volta pranzato guardando i cartoni, ti accomodi sul divano vicino allo zaino che hai abbandonato lì, entrando. L’ennesima pubblicità lascia spazio, finalmente, a una puntata di Smallville. La tua giornata, ora, non potrebbe andare meglio.
Sono passati 11 anni dalla fine dello show che ha accompagnato molti di noi dall’infanzia all’adolescenza, eppure ci basta sentire Save Me dei Remy Zero per riassaporare la spensieratezza di quel periodo. E nel mio caso, ve lo dico senza mezzi termini, si riaccende subito la cotta decennale avuta per Tom Welling, il nostro Clark Kent.
Gran bei tempi quelli in cui il problema più grande dopo i compiti era capire perché Lana Lang non cadesse ai suoi piedi, così ho deciso di ripercorrerli e portarvi con me.
Non possiamo salire sul Tardis e tornare ai primi anni 2000, ma con una serie TV d’altri tempi come questa non servono tecnologie avanzate, basta andare su Prime Video ed è fatta: ecco servite 10 stagioni con un totale di 217 episodi da 42 minuti ciascuno!
Benché così tante ore di visione possano spaventare chi è abituato a un approccio alle serie un po’ da fast-food, Smallville è un must per i supereroi delle maratone seriali come la sottoscritta.
Perché un tuffo nostalgico tra Smallville ed Avril Lavigne ogni tanto ci vuole, diciamolo!
Se una piattaforma streaming volesse riproporre uno show sulla più famosa città immaginaria del Kansas, probabilmente se la sbrigherebbe in nemmeno tre stagioni formate dagli ormai canonici 10 episodi.
Non prendiamoci in giro, Smallville non è bella perché priva di inutili ridondanze.
Smallville è bella perché è una delle prime serie che ci presenta la genesi di un villain, Lex Luthor (Michael Rosenbaum).
E la mela, si sa, non cade mai lontana dall’albero
Nella vita, la via verso l’oscurità non è un lampo, ma un lungo viaggio
Lex Luthor
Nati dopo l’epoca in cui l’indimenticabile Cristopher Reeve ha vestito la calzamaglia del più iconico Superman della storia, sapevamo in partenza che l’amicizia tra Clark Kent e Lex Luthor non era destinata a durare. Ma cosa avrebbe fatto sì che Lex divenisse la nemesi storica di Kal-El? Dietro a ciò che è diventato, in realtà non poteva che esserci un chi, Lionel Luthor (John Glover).
E cavolo, quante domande ci siamo fatti su di lui.
Innanzitutto, perché Jonathan Kent lo odia così tanto?
Nel primo episodio di Smallville, Lex perde il controllo della sua auto sportiva lungo un ponte investendo in pieno Clark che, chiaramente incolume, gli salva la vita tirandolo fuori dall’acqua poco dopo. Jonathan Kent raggiunge il figlio sul posto, si accerta che il suo segreto sia al sicuro e, quando Lex esprime gratitudine e la volontà di ricompensare il gesto di Clark, il padre rifiuta categoricamente di ricevere alcunché dalla famiglia Luthor. Al di là del fatto che non si salva la vita a qualcuno per avere qualcosa in cambio, Jonathan lascia intendere che quei soldi non sono puliti.
Allora la domanda sorge spontanea….
Come ha fatto Lionel a diventare tanto ricco?
“Per fare soldi ci vogliono soldi” così dicono. Sembrerebbe vero, con i ricavati della LuthorCorp, Lionel ha finanziato altre società assicurandosi ingenti guadagni nei più disparati settori. Tuttavia il suo successo non è dovuto al suo fiuto per gli affari quanto alla sua abilità di comprendere le debolezze di chi ha di fronte e sfruttarle a suo vantaggio. Come quando Duncan, un compagno di scuola di Lex, viene investito da un’auto e generosamente propone una terapia sperimentale alla famiglia del giovane per salvargli la vita, così da poterlo usare come cavia umana.
Lionel è un manipolatore esperto dai tratti sociopatici, capisce i sentimenti e come usarli benché non dimostri la capacità di provarne, addirittura verso suo figlio.
Perché non vuole bene a Lex?
Lionel è un imprenditore, ma parla di sé come di un moderno Filippo II di Macedonia, padre di Alessandro Magno. Nonostante sia disposto a tutto per costringere Alexander a percorrere quel cammino di grandezza pianificato per lui, non mostra mai un briciolo di affetto verso il figlio e non esita a essere crudele con il giovane. L’atteggiamento manipolativo di Lionel si traduce costantemente in un’ambivalenza imperscrutabile quando si tratta del suo rapporto con Lex, passando dal desiderare il meglio per lui a fare del suo peggio contro di lui pur di controllarlo.
Questo perverso gioco sembra trovare finalmente una ragion d’essere quando dei ricordi rimossi di Alexander riaffiorano.
Lionel era un padre amorevole, seppure assente, finché un giorno ha trovato Lex accanto alla culla del fratellino, Julian. Il piccolo era stato appena soffocato nel sonno dalla madre, Lilian, deceduta poco tempo dopo. Il padre ha imputato al primogenito la colpa di entrambe quelle perdite credendolo responsabile dell’infanticidio e quindi della malattia di sua moglie.
Quando Lex gli rivela di aver ricordato di essersi preso la colpa per proteggere sua mamma la reazione di Lionel ci costringe a leggere il suo comportamento sotto una nuova luce.
Dietro alla totale rinuncia all’emotività c’è la sofferenza di un uomo che perso tutto, giusto?
SBAGLIATO.
“Per fare i soldi ci vogliono i soldi” sì, l’ho già detto. Quello che non ho detto però è come Lionel si è procurato il capitale iniziale. Molto tempo prima che la morte del piccolo Julian potesse influenzare il suo comportamento, Luthor ha rinunciato alla sua umanità in nome della sua ambizione. Lex scopre, infatti, che suo padre ha ucciso i suoi stessi genitori per incassare la polizza assicurativa e finanziare così la sua prima azienda.
Ma se è tanto spietato come mai non ha ucciso suo figlio quando lo credeva colpevole?
Ambizioso, intelligente, influente e manipolatore sono parole che descrivono solo in parte l’essenza di Lionel che è prima di tutto un narcisista.
E come ogni genitore narcisista che si rispetti vede Lex come un’estensione di se stesso e della sua grandezza. Non gli vuole bene in alcun modo, semplicemente non ne è capace e risulta evidente quando finisce in carcere e cerca di entrare nel corpo del figlio cosicché sia Lex a morire di cancro al suo posto passando addirittura quei suoi ultimi mesi rinchiuso.
Fortunatamente Clark riesce a impedire a Lionel di farlo e a seguito di un Quel pazzo venerdì in cui si scambiano le menti, il corpo dell’uomo guarisce miracolosamente e l’imprenditore senza scrupoli sembra davvero pronto alla redenzione.
Ma Lionel Luthor può cambiare?
Ci avevamo già sperato prima e crederlo di nuovo è difficile per noi quanto per Lex.
Siamo stati manipolati anche noi per troppe stagioni, inclini a cercare una giustificazione per il male commesso da Lionel e sperando di vederlo essere un padre migliore.
Solo quando il suo arco narrativo volge al termine crediamo nella riscatto , perché sì, Lionel è quel che è e questo non può cambiare, ma grazie anche a Jor-El finisce con l’essere una figura paterna migliore anche se per Clark e non per Lex, ormai perduto nell’oscurità.
John Glover ci parla di Lionel nel podcast di Tom Welling e Michael Rosenbaum, Talk Ville
Già, non avete letto male.
Clark Kent e Lex Luthor hanno creato un podcast in cui analizzano insieme Smallville e in occasione dell’ultimo episodio della prima stagione di Talkville hanno invitato John Glover, l’attore che ha dato il volto a Lionel Luthor. Vi avviso che non mi assumo alcuna responsabilità nel caso in cui molliate i vostri impegni per lanciarvi in un rewatch frenetico dell’intera serie. Comunque, anche se dopo la condanna Allison Mack non vedrete più Chloe con gli stessi occhi, magari penserete anche voi queste 29 cose riguardondo Smallville!