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SMILF: quello che le gnocche non dicono

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Avete presente l’operazione che ha compiuto Stranger Things con gli anni ’80? Bene, riprendetela pari pari, trasferitela in una dramedy che trasuda indie da tutti i pori (senza doverlo spiattellare a ogni inquadratura, capito Calcutta?) e dirigetela con l’occhio di una donna incasinata in un mondo ancora più incasinato di lei. Signore e signori, ecco a voi SMILF, prodottino piccino picciò (targato Showtime, una stagione già rinnovata, finora 8 episodi da neanche 30 minuti l’uno) capace comunque di azzannarsi due nomination agli ultimi Golden Globe: migliore comedy e migliore attrice in una comedy (per Frankie Shaw). Ma andiamo con ordine.

SMILF, che è un neologismo – geniale – per Single Milf, è un titolo sincero, perchè racconta ciò che promette.

Ovvero le avventure di una donna single che è anche, incidentalmente, un meraviglioso desiderio sessuale con un figlio a carico. E Bridgette Bird, protagonista della Serie, ha tutto per essere una milf coi fiocchi: il volto e il corpicino di Frankie Shaw…

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… bene, dicevamo, un volto meraviglioso, appetiti generosi (ma difficili da saziare), un carattere diretto ed estroverso, ma al contempo molti, molti problemi. Eh sì perchè il piccolo Larry (già, amanti del basket, si chiama Larry Bird) è figlio di una relazione burrascosa, interrotta ma non del tutto finita. Infatti Rafi, suo padre ed ex (?) compagno di Bernadette, gli fa visita ogni sera, per pochi minuti, per dimostrare di aver superato definitivamente la sua dipendenza dall’alcol e dalle pillole.

Come non bastasse, Bridgette non naviga nell’oro. Vive a Southie, il quartiere popolare di Boston (avete presente la Boston di Rizzoli & Isles? Scordatevela!) e sbarca il lunario in attesa che la sua carriera da attrice o giocatrice di basket sbocci dopo il provino giusto. Bulimia, tendenza a incasinarsi la vita, una discreta irresponsabilità e un rapporto problematico con se stessa prima ancora che con gli altri (soprattutto i suoi genitori), completano il quadro di un personaggio che promette di non lasciarvi indifferenti.

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Ogni puntata di SMILF ha il titolo di un pasto (cibo e bibita) che vediamo nella puntata stessa: se dovessimo utilizzare questo criterio per descrivere la prima stagione, probabilmente la definiremmo un pot-pourri e un delizioso milkshake rosa.

Il pot-pourri (piatto di carne francese ma, in italiano, anche mescolanza) deriva dal fatto che queste otto puntate siano un buon piatto anche se composte da ingredienti mescolati in maniera abbastanza “stramba”. La parola d’ordine della serie sembra essere “disomogeneità” mescolata, appunto, con la completa assenza di un filo logico. La telecamera segue Bridgette mostrandoci la sua vita, senza l’intenzione di progettare un percorso che vada oltre la fine di una puntata. In questo, e nella scelta di alcune inquadrature, sembra di avere a che fare più con un mockumentary che all’improvviso, però, si riempie di inserti fantasy. Non sempre azzeccati, va detto, ma quando riescono ridi davvero di gusto.

Il milkshake rosa, invece, non solo tende a omaggiare la leggera dipendenza della protagonista per il cibo spazzatura e i prodotti da forno (tra i titoli delle puntate troviamo pizza, ciambelle, cupcake, budini…) ma anche a evidenziare un carattere a cui la Serie sembra tenere particolarmente. SMILF è una Serie Tv scritta, creata, prodotta, diretta e interpretata da una donna. E questa donna è Frankie Shaw.

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Se ci fermassimo al lato seriale, basterebbe ricordare che lei è Shayla Nico di Mr. Robot. Ma poichè non ci fermiamo, ricordiamo che è anche sceneggiatrice, regista e produttrice.

E che decide, in SMILF, di concedersi completa libertà di scrittura e nessun filtro.

A partire da dialoghi e situazioni, che sbeffeggiano causticamente una miriade di generi diversi, alla scelta dei contenuti. Basta pensare che nel pilot troviamo: un nudo femminile e un nudo maschile senza censure; due rapporti sessuali iniziati e interrotti; un vibratore (piccolo perchè si preferisce l’ampiezza delle vibrazioni alla grandezza delle dimensioni – che finezze, eh?); opinioni chiare e non certo convenzionali su vaccini e battesimo e così via.

Da questo punto di vista, SMILF si inserisce in due tendenze nella serialità odierna. La prima è quella di dare più peso alle donne in tutto il percorso che porta alla creazione di una nuova Serie. E Frankie Shaw questo peso se lo prende tutto, producendo una Serie Tv donna che più donna non si può. Basti pensare che gli uomini ne escono quasi sempre malissimo, mentre i personaggi femminili (tra cui un’ottima Samara Weaving, nel ruolo della nuova fiamma di Rafi), risultano adorabili pur con tutti i loro difetti.

La seconda tendenza è quella di vedere sempre più l’amore e i sentimenti da parte delle donne. Insomma, sempre più Serie Tv al femminile, con come ultimo tassello del genere, Kiss Me First della corazzata Netflix. Questo ovviamente influenza anche il sesso. Cosa pensa SMILF del sesso? Lasciamo rispondere, anacronisticamente, il Nanni Moretti di Ecce Bombo:

E corposa, aggiunge la Serie, decisamente corposa!

In poche parole la creatura di Frankie Show merita una possibilità per più di un motivo. Resta una Serie Tv orgogliosamente senza mezze misure, per palati anticonvenzionali e annoiati dai soliti clichè. Better ThingsGirls, o le produzioni indipendenti americane (notare la fotografia ipersaturata e spesso compiaciuta) sono i prodotti che più le si avvicinano. Ma soprattutto, se amate la vision di Showtime, diventa quasi imperdibile.

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