A Hollywood, come nella vita, si vive di certezze. Robin Williams, ad esempio, resterà per sempre il faro della nostra infanzia. Bruce Willis avrà sempre un mondo da salvare. Meg Ryan resterà nell’immaginario collettivo la fidanzatina d’America. E Giovanni Ribisi la nota d’inquietudine che sta bene ovunque. Sarà lo sguardo sempre fisso nel vuoto. Saranno le occhiaie secolari. O il ghigno da pazzo del villaggio. Ma Ribisi, nel ruolo di quello “un po’ svitato”, ci finisce puntualmente a pie’ pari. O almeno così credevo dopo averlo visto in Friends e X-Files. Eppure il protagonista di Sneaky Pete non è solo ghigni e risatine ma un attore che ha saputo creare uno stile recitativo tutto suo da applicare ai ruoli più disparati.
Molti attori hanno dimostrato la loro versatilità attraverso il trasformismo fisico. Giovanni Ribisi invece ha saputo mettere in luce la propria passando dalla comicità al dramma con originalità. E mai con un filo di trucco.
Un talento frutto dell’ormai trentennale esperienza dell’attore, ma anche un dono innato. D’altronde Ribisi fu ai suoi tempi un bambino prodigio, con i primi ruoli interpretati sul piccolo schermo già a undici anni. E nella stessa Friends l’attore ha saputo ritagliarsi un ruolo diventato iconico nonostante vi apparisse in soli nove episodi. D’altronde per nessun attore secondario della sit-com è stato facile emergere accanto ai sei protagonisti, ma lui – come altri – ha saputo difendersi (come vi abbiamo raccontato qui).
Ribisi è riuscito a dare corpo e spessore a quello che poteva essere un personaggio facilmente dimenticabile. Non c’è da stupirsi che sia passato da padre della “tripletta” di Friends a protagonista di Sneaky Pete attraverso una sfavillante carriera. Prima di approdare al ruolo in questa serie infatti l’attore ha recitato in molti altri show televisivi di successo. Tra questi Walker Texas Ranger e My name Is Earl.
Ma è stato forse al cinema che Giovanni Ribisi ha dimostrato maggiormente il suo valore.
L’attore californiano infatti ha lavorato nel corso degli ultimi vent’anni con registi d’altissimo livello interpretando spesso ruoli tutt’altro che semplici. L’abbiamo visto in film sui generis come Strade Perdute, del visionario David Lynch. In molti film drammatici come Salvate il Soldato Ryan e Ritorno a Cold Mountain. In colossal come Avatar. In commedie semplici, film d’azione e thriller. La sua espressività è tale che a volte lo abbiamo anche “solo sentito” o “solo visto” recitare.
Come nel film di Sofia Coppola Il Giardino delle Vergini Suicide (1999) di cui è voce narrante. O nel video musicale del singolo del 2009 dei Keane, Crystal Ball, in cui riesce a farci venire le lacrime agli occhi in meno di quattro minuti. E sul cui significato in molti avrebbero ancora da discutere ardentemente. Lo abbiamo visto nei panni del malinconico pazzo – ma eroe – in un thriller drammatico come The Gift, accanto a Cate Blachett. E al contrario in quelli del pazzo simpatico – ma dai fini sinistri – in un film comico come Ted. Il pezzo del film in cui balla I Think We’re Alone Now è uno di quei video da ripescare su You Tube nei momenti di tristezza. Svolta ottimistica dell’umore garantita!
Insomma ne ha fatta di strada il ragazzo di Friends ora protagonista di Sneaky Pete.
Negli anni ’90 i suoi ruoli si limitavano a piccole apparizioni in show televisivi di successo. Ma fu chiaro da subito a innumerevoli registi e produttori quanto valido fosse il talento che si celava dietro il ragazzo d’allora. Un talento prima di tutto poliedrico. Una caratteristica che non si desume tanto dalla varietà di generi cui si è prestato in trent’anni di carriera, ma dall’impronta che è riuscito a dare a ogni ruolo interpretato.
C’è sempre una venatura vagamente ingenua e/o malinconica nelle sue interpretazioni. Eppure il suo talento risulta – comparando diversi lavori – camaleontico nonostante uno stile riconoscibile. Riconoscibile quanto unico. Il suo modo di parlare un po’ trascinato, dal tono pieno di alti e bassi che seguono sentimenti che vanno dall’euforia alla malinconia, è assolutamente unico. E in tal senso immutato dai tempi in cui vestì i panni di Frank Jr. Buffay in Friends fino a quelli dell’odierno Marius Josipovic di Sneaky Pete. Una caratteristica rara, l’eclettismo che non disdegna però di mantenere pressoché immutati i capisaldi del proprio stile.
Impossibile non apprezzare poi l’eccelsa espressività. Una dote che abbraccia la mimica facciale, i movimenti del corpo e la citata inconfondibile cadenza vocale.
Un’espressività che in ogni film è stata in grado di suscitare in noi ogni sorta di sentimento. Dall’ilarità alla malinconia. Dall’inquietudine alla rabbia. Impossibile non entrare in empatia con i personaggi da lui interpretati. Non sarà un sex symbol per gli standard di Hollywood, ma di certo è quel tipico personaggio di cui i registi conservano sempre il numero di telefono. Non si sa mai, magari per coprire quel ruolo antipatico che nessun attore vuole ma che lui invece porta a casa – e al cinema – con onore.