“Sarà una lunga, fredda guerra”. Le parole con cui Layton fa calare il sipario riassumono le premesse gettate dal primo episodio della seconda stagione di Snowpiercer, serie ispirata all’omonimo film del regista premio Oscar Bong Joon-ho, che ha a sua volta attinto dalle graphic novel pubblicate dai francesi Jacques Lob e Jean-Marc Rochette nel 1982.
La storia riparte dalle questioni irrisolte con cui aveva lasciato gli spettatori. Una su tutte: l’arrivo a sorpresa del signor Wilford, che segna l’ingresso nel cast di niente po’ po’ di meno che Sean Bean. Se fino a questo momento Wilford era stato nient’altro che un mito alimentato da Melanie per disciplinare i passeggeri, adesso diventa una presenza in carne, ossa e propositi di rivalsa. La rivendicazione che porta con sé a bordo della Big Alice – una locomotiva con 40 carrozze al seguito – è ferma e perentoria: lo Snowpiercer è una sua creatura e ha tutto il diritto di riappropriarsene.
Per conto di Wilford viene recapitata agli abitanti del treno una lista comprendente vari tipi di vettovaglie da consegnare. L’obiettivo è quello di appurare in che condizioni sia lo Snowpiercer e di quali risorse disponga. Wilford concede venti minuti per eseguire il compito: se verrà portato a termine entro quel lasso di tempo il treno sarà aiutato a ripartire, altrimenti si ritroverà in balia del gelo polare. Le reazioni che l’atteggiamento di Wilford suscita sono disparate: Ruth, attuale capo dell’accoglienza, si mostra fiduciosa rispetto alla possibilità di una collaborazione, mentre Miss Audrey vede in quelle prime pretese le radici di un dispotismo che mira a sottomettere i passeggeri e a privarli della loro libertà.
È una libertà ottenuta con il sangue versato durante la rivolta e Layton, che l’ha capeggiata, non ha alcuna intenzione di perderla. Anche dopo la ripartenza dello Snowpiercer è però costretto a tener conto della minaccia che Wilford rappresenta. Per affrontarla al meglio decide di estendere la legge marziale e rimandare quindi la svolta democratica che era il fine ultimo della rivoluzione. La decisione fa serpeggiare malcontento nei vagoni, dove i passeggeri attendono impazientemente di indire le prime elezioni della storia dello Snowpiercer e di scrivere le pagine di una nuova costituzione.
Sulla Big Alice si verifica l’incontro tra Wilford e Melanie, intercettata mentre risaliva sul treno dopo una manovra esterna e portata al cospetto di quello che è stato il suo mentore. Wilford le rivela di essere sopravvissuto portando Alice al minimo e quando viene interrogato sul percorso seguito per agganciare lo Snowpiercer replica che svelerà ulteriori dettagli solamente in cambio delle chiavi del treno. È a questo punto che Melanie parla della rivoluzione con cui è stata spodestata e che ha posto Andre Layton al comando.
La Big Alice è teatro di un altro atteso ricongiungimento: quello tra Melanie e Alex, quella figlia che la ex voce del treno credeva morta e che ritrova invece al servizio di Wilford. Alex è convinta di esser stata abbandonata dalla madre il giorno della partenza dello Snowpiercer, convinzione che Wilford ha fomentato per portarla dalla sua parte. Melanie prova a discolparsi raccontando di aver inviato degli uomini a prelevare lei e i suoi nonni perché fossero condotti sul treno, ma per la ragazza la spiegazione sembra non essere abbastanza.
Layton non ha intenzione di restare a guardare mentre Wilford si autoproclama padrone dello Snowpiercer. Così, inscenando uno scambio attraverso il passaggio che fa da anello di congiunzione tra i due treni, invade la carrozza di collegamento con decine di uomini al seguito. I seguaci di Wilford respingono l’attacco, ma uno di loro – Kevin – viene preso in ostaggio.
Furioso per l’accaduto, il creatore del treno ordina ad Alex di liberarsi dei vagoni dello Snowpiercer. Malgrado i tentativi di dissuasione in cui si prodiga Melanie, il comando viene eseguito, ma inutilmente. Melania ha manomesso il meccanismo di aggancio, rendendone impossibile l’azionamento; i due treni sono indissolubilmente legati.
L’episodio ha lo scopo di aprire le danze e definire gli equilibri in gioco. L’assetto post rivoluzionario è un’impalcatura precaria che rischia di crollare sotto i colpi inferti da Wilford e Layton, tra nemici esterni a cui tener testa e malumori interni da domare, ha il difficile compito di provare a tenerla in piedi. È probabile che il favoreggiamento di cui Zarah ha goduto, unito alle decisioni impopolari che è stato costretto a prendere, sfoci nella messa in discussione della sua leadership.
Per quanto concerne la trama, l’impressione è che liquidando un filone crime debole e zoppicante come quello portato avanti nella prima stagione sia stato guadagnato lo spazio necessario a sviluppare il potenziale insito nella storia. Se sarà sfruttato a pieno è presto per dirlo, ma è sicuro che l’introduzione ha messo sul piatto elementi interessanti. Wilford ha l’aria dell’antagonista carismatico che serviva affinché la rosa dei protagonisti acquistasse peso e le dinamiche che la sua venuta ha innescato sembrano in grado di ravvivare le vicende. A destare curiosità ci pensa la domanda che ha segnato l’incursione di Melanie nel mondo esterno: come fa a nevicare a certe temperature? Che la glaciazione per cui lo Snowpiercer è stato costruito sia in dirittura d’arrivo?
Il treno ha ufficialmente ripreso la sua corsa: non resta che mettersi comodi e scoprire dove condurrà il viaggio.